Expo-Mose, il “filo rosso” Paris-Baita: Paolo Colonnello su La Stampa

Expo-Mose, il "filo rosso" Paris-Baita: Paolo Colonnello su La StampaROMA – C’è un “filo rosso” tra Milano e Venezia, tra Expo e Mose, tra tangenti e tangenti. Angelo Paris, l’ex numero due di Expo, tra il novembre 2013 e il gennaio 2014, ha avuto ben 271 contatti telefonici con Piergiorgio Baita, il presidente della Società veneziana Mantovani principale motore delle tangenti del Mose.

Ne parla Paolo Colonnello su La Stampa:

Poteva mancare tra le conoscenze del «professore» gran maneggione degli appalti lombardi quella con Piergiorgio Baita, il presidente della Società veneziana Mantovani principale motore delle tangenti del Mose? Certo che no. E infatti in un’intercettazione dell’inchiesta Expo, Gianstefano Frigerio ne parla con un suo collaboratore che si dà un gran daffare per combinare un incontro, tale Walter Iacaccia, indicato nelle ordinanze come «mediatore» di mazzette in particolare per la General Montaggi.

Inizialmente a Frigerio quel nome, Baita, non dice un gran che, ma appena il suo uomo gli ricorda che la società Mantovani ha vinto un miliardo di appalti a Venezia e «si sono aggiudicati tutti gli appalti Expo», il professore mostra come al solito di saperla lunga. E giusta: «Ho capito, è quello di Venezia… che la Regione si è anche incazzata per uno sconto del 40 per cento, ma loro cosa hanno? Un rapporto privilegiato con il mio amico ex presidente della Regione Veneto». Cioè Giancarlo Galan che adesso i magistrati lagunari chiedono al Parlamento di poter arrestare per «uno stipendio da un milione di euro all’anno», preso dai maneggioni del Mose. L’ingegner Baita, spiega Iacaccia, «mi conosce, perché l’ho portato dove dovevo portarlo, perché m’ha chiesto e sta facendo altre cose… e io non perdo la faccia con lui».

Quindi Colonnello ricostruisce il “filo rosso”:

Dunque c’è un filo rosso che collega l’inchiesta Expo con quella esplosa ieri a Venezia. E potrebbe portare lontano. Di certo, uno che aveva buoni rapporti con Baita sembrerebbe essere proprio Angelo Paris, l’ex numero due di Expo, interrogato ieri per la seconda volta. Nelle intercettazioni emergono, tra il novembre 2013 e il gennaio 2014, ben 271 contatti telefonici tra il gran capo della Mantovani e Paris, il che, si limitano ad osservare gli inquirenti, dimostrerebbe la «mancanza di terzietà», del manager pubblico rispetto a una delle aziende appaltatrici.

Di sicuro ieri Paris, davanti ai pm, ha confermato di aver partecipato alle turbative d’asta anticipando in alcuni casi i bandi di gara alle «società amiche», come quella di Maltauro per le Architetture dei Servizi o come quella di Lodetti interessato ai parcheggi. Niente soldi in cambio, ma la promessa di prendere un giorno il posto di Antonio Rognoni a Infrastrutture Lombarde. Sebbene ieri l’ex manager abbia spiegato che, pressato proprio da Rognoni e dalla centrifuga del potere, l’approdo verso la cricca di Frigerio, Greganti e Grillo, rappresentasse per lui una garanzia per il futuro. Mediato da un «politico amministrativo», che si sarebbe adoperato per i contatti e le pressioni di Rognoni.

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