ROMA – Nunzia De Girolamo non andrà in aula, “difesa dallo scudo dei partiti” a riferire sulle intercettazioni pubblicate dal Fatto Quotidiano, secondo le quali, scrive Wanda Marra “favorì un suo zio nell’ottenere l’affitto di un bar all’interno di un ospedale”.
L’articolo di Wanda Marra:
I cinquestelle avevano chiesto ufficialmente un’informativa del ministro. Nelle loro intenzioni, l’anticamera a una mozione di sfiducia individuale. Ma la conferenza dei capigruppo ha detto di no: la presidente, Laura Boldrini si è riservata di decidere e, sentiti tutti i capigruppo, ha chiesto ai grillini di trovare un’altra forma per chiarire i fatti: un’interpellanza, un’interrogazione, un question time. Nessuno – a parte ovviamente Federico D’Incà dei cinquestelle – ha obiettato, nessuno ha insistito per avere il ministro dell’Agricoltura in aula. Spiega D’Incà: “La capigruppo ha esaminato la richiesta di due informative, quella della De Girolamo e una nei confronti di un caso sul trasporto di armi chimiche in Sardegna, che è stata ammessa”.
La denuncia è fortissima: “Il governo aveva dato parere negativo su entrambe. E dunque la Boldrini, che è stato l’ago della bilancia, ha voluto proteggere il ministro. A noi sembrava il minimo che venisse urgentemente a Montecitorio a chiarire la sua posizione”. Urgenza evidentemente non condivisa da nessun altro partito dell’arco parlamentare. Dalla Camera spiegano che si è ritenuto che la forma più adeguata per far luce sui fatti fosse appunto un’altra: un’interrogazione, un’interpellanza, un question time. E che la Boldrini in realtà non ha fatto altro che interpretare il parere di tutti i capigruppo. D’INCÀ spiega che i cinquestelle andranno avanti, lavoreranno anche in commissione. Poi attacca: “Il governo sta occupando tutto il lavoro parlamentare. Da qui alla fine di febbraio sono stati calendarizzati sette decreti”. Dice la deputata campana grillina, Silvia Giordano, che rispetto alla decisione della Camera mostra tutto il suo disappunto: “Abbiamo chiesto anche che Lorenzin e Saccomanni valutano quanto i favoritismi abbiano influito sulle Regioni come la Campania – che hanno adottato il piano di rientro”. Ma perché in giornate in cui scoppiano casi e casi nella maggioranza, in cui sembra davvero che la tensione sia altissima e il governo appare preso di mira costantemente dal fuoco amico, un caso come quello De Girolamo viene ignorato anche istituzionalmente?
Per Palazzo Chigi quello sul titolare dell’Agricoltura è “un non caso”. Il Pd di Renzi ufficialmente non prende nessuna posizione e si riserva di esaminare i fatti. D’altra parte, nella complicata partita con Enrico Letta il segretario non ha alcun interesse ad aprire il fuoco su un altro ministro, visto che vuole evitare di trovarsi coinvolto nell’azione di governo con un rimpasto. QUALCHE sporadica voce nella minoranza del partito si sente. Khalid Chaouki, balzato agli onori della cronaca per aver vissuto qualche giorno prima di Natale nel Cie di Lampedusa, esprime qualche “dubbio” su tutta la questione. Danilo Leva, l’ex responsabile Giustizia, definisce “opportuna” la presenza in Aula del ministro per riferire. Matteo Orfini, di fronte alla possibilità di una sfiducia, dichiara: “Non si votano le mozioni altrui, in caso sarebbe meglio un atto di responsabilità del ministro”. Tiepida Forza Italia, che si preoccupa di non esprimere una posizione. Il capogruppo Brunetta rimanda il tutto alle future eventuali sedi istituzionali. Laura Ravetto e Deborah Bergamini mettono agli atti un “non rispondo”. Rimane lo sfogo di Michaela Biancofiore, ex sottosegretaria, la prima dimissionata dal premier: “Sono sicura che Nunzia non è colpevole di nulla. E per me che sono stata sua amica è difficile parlare, dopo la delusione che mi ha dato lasciando Forza Italia. Ma il modo in cui si esprime nelle intercettazioni ci dice che non ha imparato nulla degli insegnamenti di Berlusconi. Certo sarebbe il caso che venisse in Parlamento per lavarsi dall’onta sul suo nome”.
La barella resta a terra a Benevento. Servizio 118 nella bufera. Sciopero il 13 gennaio. La precettazione ordinata dal prefetto. Livelli salariali verso tagli di oltre 300 euro lordi su buste paga che non raggiungono i 1. 800. Sindacati furibondi. I rappresentanti dei 114 lavoratori del “trasporto infermi in emergenza” che picchettano la sede dell’Asl in via Oderisio. Striscioni contro il manager Michele Rossi. I cittadini preoccupati che fanno gli scongiuri per non avere un malore durante lo sciopero, l’ambulanza dovesse arrivare svogliata e in ritardo? Ecco le ricadute sul territorio e sulla qualità della sanità pubblica del “metodo De Girolamo”. Ovvero discutere gare e appalti dell’Asl nel salotto del papà della ministra delle Politiche Agricole, lo stesso dal quale è partita l’offensiva della De Girolamo per affidare il bar dell’ospedale religioso Fatebenefratelli all’azienda dello zio e della cugina, dopo un lungo periodo di chiusura durante il quale i ricoverati hanno dovuto arrangiarsi e attraversare in pigiama viale Principe di Napoli per prendersi un caffè o i biscotti. La torta plurimilionaria del 118 è l’oggetto di uno dei colloqui del direttorio politico-partitico registrati di nascosto dall’ex direttore amministrativo dell’Asl Felice Pisapia nell’ambito dell’inchiesta che vede proprio Pisapia al soggiorno coatto a Salerno con accuse di truffa e peculato da centinaia di migliaia di euro. Sono le ore 19 del 23 luglio 2012. Nunzia De Girolamo, deputato rampante del Pdl, riceve Rossi, Pisapia e il direttore sanitario Gelsomino Ventucci. Ci sono anche il factotum di Nunzia, Luigi Barone, e l’avvocato Giacomo Papa: entrambi l’hanno poi seguita a Roma nel ministero. IN UN’INTERVISTA al Tempo di Roma la De Girolamo dice che con quei nastri Pisapia “ha azionato la macchina del fango per sottrarsi alle sue responsabilità”. Il quotidiano beneventano Otto-pagine ha però ricordato che, sentito dal pm, Rossi ha spiegato così la nomina di Pisapia: “Me l’aveva segnalato Luigi Barone”. Il servizio è gestito dalla “Sani. T. srl – Mo. Disan scarl Onlus”. È in regime di proroga, dopo un originario affidato nato con una procedura negoziata: la gara del febbraio 2009 era andata deserta. Secondo l’interrogazione presentata in tempi non sospetti (giugno 2013), dal deputato Arturo Scotto di Sel, sull’intera partita in gioco pende l’annullamento del vecchio contratto d’appalto deciso da due sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, che hanno censurato l’irrisorietà della vecchia base d’asta, insufficiente a coprire il costo del lavoro. Ci sarebbe da indire una nuova gara. ANCHE perché il 7 marzo 2012 Rossi ha annullato il bando predisposto dalla precedente gestione commissariale. Nell’afa di fine luglio a San Nicola Manfredi (Bn) Rossi non sa di essere registrato mentre dice: “Nunzia, premesso che io non resterei, non resterò un secondo su quell’Asl, se non per te e con te, perché io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro, un confronto ed un percorso che si deve portare avanti. Però, io in queste condizioni non riesco a portarlo avanti. Molte delle cose che tu hai detto, sono vere, nel senso che non riusciamo a dare delle risposte, nel senso che c’è un’aria irrespirabile, ma irrespirabile soprattutto per me”. Ed ancora: “… Nunzia, non ti dimenticare che io non resterò un secondo oltre la tua volontà. E se resto, resto unicamente per dialogare e confrontarmi con te per andare avanti, sulle tue corrette indicazioni come sono sempre state sino ad oggi”. Sorvolando sulla circostanza che i manager delle Asl sono nominati con delibera di giunta della Regione Campania guidata dal berlusconiano Stefano Caldoro, che proprio in queste ore sta predisponendo un’ispezione all’Asl beneventana, il brano captato da Pisapia illumina il clima di servile rapporto tra i tecnici della sanità e i potentati politici del luogo. La riunione è lunga, molti tecnicismi. Papa sposa la tesi di una soluzione provvisoria: “… per bypassare la gara pubblica, perché con la gara pubblica noi non riusciamo, noi non siamo in grado di fare la gara pubblica … Fra poco ci commissariano, fra poco la gara pubblica se la fa la Regione!”. Pisapia poi afferma: “Nei prossimi dieci giorni dobbiamo cercare di motivare il fatto che non andiamo a fare la gara per il 118 …”. Come è andata a finire? La Sanit, in difficoltà con gli stipendi, coi rubinetti dell’Asl chiusi per presunte irregolarità previdenziali, ha gettato la spugna nel marzo del 2013. Lasciando Rossi col cerino acceso in mano, a indire con urgenza assoluta a mezzo fax l’affidamento del 118 ai primi che in quattro giorni fornissero l’offerta migliore. IL 20 MARZO l’ha affidato a Mo. Disan per circa 310 mila euro mensili. Che però rinuncia immediatamente. Il 22 marzo nuova delibera di Rossi. Per la coop sociale “Italy Emergenza-Bourelly”: 382 mila euro mensili. Nel frattempo la gara, finalmente, si è svolta. Base d’asta di 13 milioni e mezzo per tre anni (circa 375 mila euro mensili). L’hanno vinta quelli della Confederazione nazionale delle misericordie. Subentrerà a breve. I sindacati sostengono che intende procedere alle assunzioni con le federazioni territoriali, anziché con la struttura nazionale: “Comporterà una precarizzazione del servizio e una interposizione di manodopera”. Oltre ai ministri, a Benevento traballano anche le barelle.