ROMA – Tra cavilli e ritardi, il 2014, quel che doveva essere l’anno chiave della fecondazione eterologa, ha affondato le speranze di molte coppie italiane. Ad aprile una sentenza della Corte Costituzionale aveva autorizzato il trattamento, vietato nella legge 40, ma rimangono ostali tecnici e politici. Finora, in tutta Italia, sono stati solo una trentina i trattamenti autorizzati, venti dei quali solo in Sicilia. Per ora manca la materia prima: i donatori.
Scrivono Michele Bocci e Caterina Pasolini di Repubblica:
Il ministero della Sanità ha inserito nella legge di Stabilità un emendamento che sancisce la nascita di un registro donatori, per assicurare anonimato e possibilità di risalire comunque al genitore genetico in caso di problemi di salute. Per tutti si tratta di un successo, ma è un fatto che ad oggi manca la materia prima per far funzionare il registro, cioè i donatori. Si attende ancora, invece, l’inserimento della pratica nei Lea, i livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti da ogni Regione.
E se da noi i donatori non ci sono, è pressoché impossibile al momento trovare una banca dei gameti europea da cui acquisire il materiale biologico necessario all’eterologa. Le linee guida italiane richiedono infatti più esami di quelli previsti nel resto del continente, cosa che rende i gameti delle banche privi dei requisiti richiesti dal nostro ordinamento (…)