Fernanda Contri (ex Consulta) “A me dissero fai la calzetta”

Fernanda Contri (ex Consulta) "A me dissero fai la calzetta"
Fernanda Contri (ex Consulta) “A me dissero fai la calzetta”

GENOVA – “A me dissero di andare a fare la calzetta”. Per Fernanda Contri, prima donna ad essere eletta giudice della Corte Costituzionale, non c’è poi tanto da meravigliarsi per le parole di Guido Bertolaso a Giorgia Meloni (“Pensasse a fare la mamma”). Il candidato sindaco del centrodestra a Roma, che piace a Forza Italia ma non a Salvini, è scivolato su un tema di quelli delicati, coniugare maternità e carriera in un Paese che già di suo non brilla per pari opportunità. Parole rimarcate neppure 24 ore dopo anche da Silvio Berlusconi che ha bocciato un’eventuale candidatura della Meloni con la stessa motivazione: “E’ dura fare il sindaco”. Traduzione: una donna mamma avrebbe troppe difficoltà a ricoprire questo ruolo.

Fernanda Contri, intervistata da Carlo Gravina per Il Secolo XIX racconta la sua esperienza e rileva con amarezza: “Purtroppo nella testa degli italiani non è ancora entrato cosa è scritto nell’articolo della 3 della Costituzione”.

Contri, ma cosa sta accadendo alla politica italiana?
«Non è un caso se la Costituzione mette al primo posto tra gli elementi che possono provocare discriminazione proprio il sesso. Purtroppo questa cosa, questa consapevolezza sembra non essere entrata nella testa degli italiani».

Gli scivoloni di questi ultimi giorni denotano un brusco passo indietro nella dialettica politica?
« Non voglio giudicare le persone ma in Italia nel momento della rissa, quando tutti corrono per accaparrarsi quel singolo posto vengono fuori delle cose tremende. Se c’è un posto che fa gola, si fa ricorso ai colpi bassi».

Insomma, rispetto a quando lei era la “prima donna” a ricoprire una serie di incarichi di vertice nella pubblica amministrazione è cambiato poco?
«Questo no, direi che invece è cambiato molto anche se credo che le donne debbano darsi una svegliata. La prima volta che sono entrata nel Palazzo di giustizia a Genova sono stata accolta in questo modo: “le donne devono fare la calza non la causa”. Oggi non siamo a quei livelli ma ci sono ancora professioni precluse alle donne».

Crede che questo tema sia poco discusso in Italia?
«Io me la prendo anche con l’Europa. Trovo assurdo che si facciano polemiche su di uno 0,1 per cento mentre non si fa un intervento forte sulle donne e sulle difficoltà che incontrano per l’accesso ad alcuni lavori. Donne che studiano, che vengono formate e che poi non riescono a trovare sbocchi professionali all’altezza delle loro competenze. Si tratta di uno spreco di denaro, vengono buttate via delle risorse».

Ma invece di affrontare questi temi, si parla di Virginia Raggi, candidata a Roma con il Movimento Cinque Stelle, che come si dice in gergo “buca lo schermo” e per questo motivo piace a tutti, anche al centrodestra?
«Abbiamo proposto determinati modelli culturali e questi sono i risultati. In realtà si dovrebbe ampliare il discorso, parlare dei mezzi di comunicazione e di come trattano certi argomenti. Anche l’altro candidato a Roma, Alfio Marchini, è un bell’uomo, ma immaginatevi come sarebbe assurdo fare una campagna elettorale su questo argomento».

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