Il filtro contro i commenti molesti. Serena Danna, Corriere della Sera

L'articolo del Corriere della Sera
L’articolo del Corriere della Sera

ROMA – “Una delle sfide più importanti per il giornalismo – scrive Serena Danna del Corriere della Sera – riguarda il cosiddetto engagement , la capacità di coinvolgere i propri lettori nel processo di informazione”.

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Per questo motivo, l’annuncio dell’accordo tra il New York Times , il Washington Post e la comunità di software libero Mozilla per la costruzione di una piattaforma per la gestione dei commenti è suonata una buona notizia per tutti. In piena filosofia Mozilla, produttrice del browser di navigazione Firefox, il nuovo sistema sarà open source : una volta sviluppato e messo online, potrà essere scaricato gratuitamente e utilizzato da tutti. Lo sviluppo della piattaforma, finanziata con 3.9 milioni di dollari dalla Knight Foundation, fondazione che promuove l’innovazione nel giornalismo, durerà due anni e sarà coordinato da un team di dodici professionisti provenienti dalle tre istituzioni. «Tutti discutono da anni su come utilizzare il web al meglio senza impoverire il contenuto — ha dichiarato  Alberto Ibargüen Presidente della John S. and James L. Knight Foundation — e avere post anonimi non è la strada giusta. Abbiamo bisogno di coinvolgere l’audience giusta per incrementare la discussione».
L’obiettivo è realizzare un sistema capace contemporaneamente di filtrare i commenti più rivelanti attraverso un software di riconoscimento lessicale, mettendoli in cima, e di categorizzare e premiare i commentatori «migliori» sulla base dei post precedenti. Questa funzione dovrebbe così eliminare una volta per tutti i «troll» e — come ha dichiarato Greg Barber, direttore dei progetti digitali del Washington Post — «disincentivare quelli che alzano la voce».
I lettori avranno la possibilità di aggiungere foto e video ai testi e di controllare la propria attività e reputazione sul sito. E le redazioni — invece di investire tempo ed energie nel capire quali commenti sono pubblicabili e quali no — avranno una community riconoscibile e attiva capace di produrre discussione e nuovi contenuti. «La comunità è il nucleo del giornalismo — ha scritto Daniel Sinker, a capo del programma Knight-Mozilla OpenNews — che siano quelle geografiche che si formano intorno alle testate locali o quelle che nascono intorno a una passione comune come il basket o la politica».
I tentativi realizzati fino ad oggi — dalla piattaforma Kinja del blog Gawker al sistema del Times che identifica il tono e il linguaggio dei commenti — non si sono rivelati sufficienti per alleggerire il carico della redazione e trasformare i lettori in un patrimonio. Certo, due anni nel tempo digitale sono un’infinità, soprattutto per un’industria fragile come quella giornalistica, ma si spera che l’impegno di una squadra d’eccellenza darà la soluzione definitiva.

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