ROMA – “Sentii la sua voce, Papa Giovanni Paolo II mi ha salvato” racconta Floribeth Mora Diaz colpita da un ictus nel 2011 e guarita, inspiegabilmente, proprio nei giorni della beatificazione di Papa Wojtyla.
La storia raccontata da Franca Giansoldati del Messaggero:
Il buio, un sogno sospeso, irreale. Poi una voce indimenticabile che ancora le rimbomba dentro, la scuote, la fa sussultare di incredulità, di gioia, di emozione ogni volta che rivive l’eco di quella strana notte. I miracoli sono possibili, esistono e lasciano il segno a chi riceve il dono di essere ascoltato. Lassù. A Floribeth Mora Diaz è veramente accaduto e lei narra questa storia, la sua storia, con un filo di voce. Bisbigliando. L’avrà ripetuta non si sa quante volte. Difficile spazzare via un passaggio di vita che l’ha fatta prima precipitare in fondo a un pozzo nero, un abisso dove alberga la disperazione della malattia, il destino segnato da una diagnosi infausta – aneurisma cerebrale irreversibile – il pensiero dei suoi figli e del marito, l’impotenza della medicina. Poi ecco che qualcosa, non si sa come, accade. Quella voce con quel timbro limpido che la apostrofa: «Floribeth, Floribeth alzati, cosa ci fai qui? Perché non vai di là, in cucina, da tuo marito». «E io che rispondevo, mi sento bene, vado, ora vado».
ACCERTAMENTI
Questa signora quarantenne, dai capelli corvini con i riflessi ramati, gli occhi bruni, caldi, le sopracciglia ben disegnate è la testimonianza vivente di una guarigione scientificamente inspiegabile dovuta alla intercessione del beato Giovanni Paolo II. Grazie a questo miracolo, accertato dai medici del Costa Rica che la avevano in cura, e successivamente certificato dagli illustri accademici che per conto del Vaticano sono incaricati di passare al setaccio le segnalazioni dei recuperi della salute che via via ricevono, domenica prossima Papa Francesco proclamerà santo Giovanni Paolo II assieme ad Angelo Roncalli, il Papa buono che aprì il Concilio Vaticano II. Per lui però è stata fatta una eccezione: non c’è stato bisogno di un miracolo, perché Bergoglio ha deciso di avvalersi «dell’equipollenza» in presenza di una vita di santità conclamata, il cui culto è diffuso in tutto il mondo. Floribeth al telefono conferma la sua storia tra lo stupefatto e l’emozionato. I fatti li infila come perle preziose di una collana. Non li arricchisce di particolari inutili, di fronzoli o dettagli insignificanti. Non si sofferma troppo, scivolando via, avendo cura però di accertarsi che l’interlocutore capisca bene ciò che la ha riguardata. Non è cosa di questo mondo, è stato un fatto misterioso e grande, più grande della sua stessa immaginazione. E anche lei è stata incredula; incredula fino al momento in cui i medici non le hanno detto: «Signora è guarita».ICTUS
Nell’aprile del 2011 Floribeth ha una serie di disturbi seguiti da ictus. La diagnosi è infausta. Aneurisma celebrale irreversibile. La sua vita segnata. In quei giorni si parlava della beatificazione di Giovanni Paolo II. Il primo maggio veniva trasmessa in mondovisione. Si addormenta con nelle mani una immaginetta di Giovanni Paolo II. Quella notte Floribeth sogna. I medici poco dopo le diagnosticano la guarigione inspiegabile perché non vi sono spiegazioni di sorta. Il marito di Floribeth, un poliziotto, è incredulo e felice. All’ospedale hanno riprovato a fare tutte le analisi ma nessuno si era sbagliato. «Ho deciso di raccontare la storia su uno dei siti che erano stati aperti per la beatificazione». Alla postulazione, a Roma, hanno deciso di prendere in esame questo caso singolarissimo, reso ancora più singolare perché avvenuto il giorno stesso della beatificazione in piazza san Pietro.