ROMA – “L’assemblea straordinaria del Montepaschi di mercoledì prossimo – scrive Fabrizio Massaro sul Corriere della Sera – vedrà forse ancora la partecipazione di Antonella Mansi, la quarantenne presidente della Fondazione Mps, che invece era stata assente all’assise ordinaria sul bilancio dello scorso 29 aprile”.
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L’occasione è importante perché si tratta di approvare il maxi-aumento di capitale da 5 miliardi (innalzato dalla precedente richiesta di 3 miliardi) per rimborsare almeno 3 dei 4,07 miliardi di aiuti di Stato sotto forma di Monti bond e per rinforzare il patrimonio dell’istituto in vista degli esami della Bce (asset quality review e stress test). Ma sarà l’ultima assemblea alla quale la presidente parteciperà perché ha deciso di concludere il mandato annuale che scade a giugno e di non dare la disponibilità per un nuovo mandato questa volta triennale.
La voce che girava in città da almeno due giorni, riportata da siti e stampa locali, era che Mansi potesse essere tentata di lasciare e che il sindaco Bruno Valentini stesse pensando a una sostituzione con un altro esponente della deputazione amministratrice della Fondazione, Enrico Totaro, ex dirigente dell’istituto senese. Il sindaco però ha negato ogni ipotesi, affidando alla sua pagina Facebook la «imperitura riconoscenza della comunità senese per aver evitato l’evaporazione della Fondazione Mps e la perdita totale della relazione fra Mps e territorio». Dopo aver fatto slittare l’aumento di capitale da gennaio ad almeno maggio, Mansi è riuscita a vendere oltre il 30% di Mps per ripagare i 300 milioni di debiti residui, è rimasta con il 2,5% di Mps e ha stretto un patto con i fondi esteri Btg Pactual (2%) e Fintech Advisory (4,5%) sul 9% complessivo puntando alla nomina dei nuovi vertici dell’istituto all’assemblea del 2015.
Ma il dubbio su un addio della presidente rimaneva e il sindaco — che è un grande elettore della Fondazione — sperava ancora ieri di dissiparlo: «Nessuno ha intenzione di non confermarla, è il presidente migliore che possiamo avere», spiega. «Ma la sua disponibilità deve essere ancora confermata, vedrò Mansi nei prossimi giorni e parlerò con lei. Per noi sarebbe un vero peccato perderla, ha fatto un lavoro straordinario e ritengo che sia a metà percorso. Credo però che sia talmente brava che qualche sirena le gira intorno. Ma per quanto ci riguarda non c’è nessuna manovra per sostituirla. Sta solo a lei decidere se continuare il percorso. Ma non c’è candidata migliore alla sua successione». Il tema della conferma o meno si è riaperto perché il nuovo statuto dell’ente di Palazzo Sansedoni prevede una sfasatura temporale tra deputazione generale e amministratrice, attraverso un nuovo organo di gestione da nominare appena dopo un anno: la scadenza è prevista per il 9 giugno.
Dalla parte di una ricandidatura per Mansi pesava l’opportunità di garantire continuità anche nei confronti dei soci pattisti in una banca diventata ormai una public company. All’ultima assemblea — dalla quale erano assenti Btg e Fintech perché ancora materialmente privi delle azioni, non essendo ancora arrivato l’ok di Banca d’Italia e Tesoro alla compravendita — i fondi esteri erano pari al 22,2% della banca presieduta da Alessandro Profumo e guidata da Fabrizio Viola, con BlackRock in testa con il 3,2%.