ROMA – Francesca Barracciu, europarlamentare sarda, democratica e “renziana”, incoronata dalle primarie come la candidata del centrosinistra alle prossime elezioni regionali in Sardegna, dal primo ottobre è finita nell’inchiesta della Procura sui fondi del consiglio regionale (di cui lei ha fatto parte). Ma ora il caso della candidata-indagata, “è arrivato a Roma, sul tavolo della segreteria di Matteo Renzi”. E ora, la candidata “renziana”, divide i democratici, come scrive Renato Benedetto sul Corriere della Sera:
A occuparsene, il responsabile Enti locali, Stefano Bonaccini, e il capo dell’Organizzazione, Luca Lotti. Che hanno incontrato ieri Barracciu e il numero uno del Pd sardo Silvio Lai. Al Nazareno si prenderanno una settimana di tempo per decidere se, al primo appuntamento elettorale dell’era Renzi, forse già il 23 febbraio, sarà il caso di correre con un nome coinvolto nell’inchiesta che ha travolto la politica sarda (ma la decisione potrebbe arrivare prima). È stato proprio Lai a rivolgersi a Renzi: «Ci serve una mano», ha scritto in una lettera al leader pd, si rischia «una disaffezione al voto» a causa del «clima politico generale e per i più recenti eventi balzati alle cronache».
Eventi che riguardano più di sessanta indagati, tra consiglieri ed ex consiglieri regionali, non certo solo Barracciu. L’inchiesta ha travolto tutti i partiti e nomi di peso. L’accusa è di peculato: per la Procura di Cagliari i consiglieri avrebbero usato i soldi destinati ai gruppi politici per scopi personali, o comunque non secondo legge. Le cronache hanno raccontato di denari pubblici spesi per offrire il porceddu a un convegno contro l’obesità, di quadri sotto sequestro e di eleganti penne Montblanc acquistate, secondo i pm, con i fondi dei gruppi. L’inchiesta, che nel suo primo troncone vede venti indagati già a processo, ha raggiunto il culmine con gli arresti, a novembre, dell’ex capogruppo del Pdl Mario Diana, del consigliere Carlo Sanjust (Pdl) e dell’imprenditore Riccardo Cogoni. Gli ultimi due sono ora ai domiciliari: Sanjust ha riconsegnato al Pdl 25 mila euro, che per l’accusa sono stati usati per il suo matrimonio.Barracciu giorni fa è stata sentita dai pm per giustificare 33 mila euro spesi tra il 2006 e il 2009.
«Rimborsi per la benzina», ha spiegato lei, che ha più volte ribadito di non voler farsi da parte. Il suo caso tiene in stallo il Pd. La campagna per le Regionali, che sull’onda delle primarie del 29 settembre doveva partire, non è entrata nel vivo. E gli alleati, da Centro democratico a Sel, hanno chiesto un passo indietro della vincitrice delle primarie. «In caso contrario formeremo una nuova coalizione — spiega Luciano Uras, senatore di Sel —. Siamo garantisti, ma è una questione di opportunità: dobbiamo riconciliare i cittadini e gli eletti». Intanto i Rossomori, nati dalla scissione del Partito sardo d’azione, si son chiamati fuori dall’alleanza.
La divisione complicherebbe la corsa del centrosinistra. Che oltre al centrodestra di Ugo Cappellacci, troverebbe la sfida dei Cinque Stelle, pronti a cavalcare la questione morale, mentre in corsa c’è anche la scrittrice Michela Murgia. Così comincia la ricerca di nuovi candidati. Si sono fatti i nomi, tra gli altri, del segretario della Federazione nazionale della stampa italiana Franco Siddi e del rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino. Ma è chiaro che prima si aspetta la scelta ufficiale del Pd. Che, in ogni caso, passerà da Roma.
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