ROMA – E’ lei, Francesca Barracciu, europarlamentare sarda, democratica e “renziana”, incoronata dalle primarie come la candidata del centrosinistra, la prima grana, il primo guaio di Renzi. . Perché il neo segretario del Partito Democratico adesso, scrive il Fatto Quotidiano, per non fare la fine di Veltroni, nel laboratorio Sardegna, deve “far fuori la persona che ha vinto le primarie, l’europarlamentare ed ex consigliere regionale Francesca Barracciu, senza che questa faccia opposizione”.
L’articolo di Emiliano Liuzzi:
Le alternative sul tavolo per adesso sono due: una si chiama Franco Siddi, un passato da giovane democristiano, diventato adulto nel mondo dei giornali, tra la Nuova Sardegna e il sindacato, la Federazione nazionale della Stampa, che guida da qualche lustro, prima in terra sarda poi a Roma. L’altro nome è Francesco Pigliaru, ex assessore della giunta di Renato Soru, uscito a metà mandato in polemica col presidente, figlio di un grande filosofo e scrittore, Antonio. Nomi diversi, al momento, non ce ne sono. Ogni tanto fa capolino qualche sindaco (l’ultimo è quello di Nuoro), vengono spesi nomi come quello di Bianca Berlinguer che guida il Tg 3 e dalla Rai non ha proprio voglia di muoversi. Poi niente altro. La decisione deve essere presa entro domenica. Per ora autorizzato a sondare il terreno è Stefano Bonaccini, uomo di Renzi in segreteria per le politiche locali.
Bocche cucite, ma una certezza. Sarebbe opportuno che Barracciu si sfilasse e potesse aprire le nuove strade. Anche perché sul suo nome, indagine a parte, non si sono entusiasmati gli alleati, a partire da Sel. La signora è riconosciuta competente, ma il rapporto con parte dell’associazionismo e del sindacato, Cgil in testa, non è dei più tranquilli. E qui la figura per accontentare tutti sarebbe il volto di Siddi che, comunque, una campagna elettorale la sa affrontare, conosce i corridoi della politica, è uomo di scontro e tessitore. Ha un problema: non è un volto né nuovo, né giovane, proviene da una società civile, quella del sindacato dei giornalisti, che finirebbe tra le cose da rottamare. Pigliaru è uomo più pacato, apparentemente distaccato dal mondo politico, accademico e competente, ma non è graditissimo a Soru. E Renzi, come Veltroni a suo tempo, ha scelto in Soru l’uomo del renzismo in salsa sarda. Un ginepraio dal quale non è per niente facile uscire. Anche perché l’avversario, il governatore Cappellacci, in questo momento è libero di giocarsela come vuole. In realtà qualche problema l’uomo di Berlusconi ce l’ha, sempre riconducibile alle grane giudiziarie. Ha un processo in arrivo a carico suo e in caso di condanna provvederebbe la legge Severino a farlo decadere, ma soprattutto i magistrati, ieri mattina, hanno arrestato l’ennesimo uomo del Pdl, sempre in tema di rimborsi: si chiama Sisinnio Piras e secondo l’accusa avrebbe utilizzato 40 mila euro per ristoranti, tablet e crediti non pagati. Tra questi ci sono 24 mila euro del partito che sarebbero stati usati per organizzare finti convegni nella palestra di proprietà della moglie, a Villacidro, nel Medio Campidano. Piras ha raggiunto i compagni di partito Carlo Sanjust, classe 1970, sangue nobile nelle vene, della casata Teulada di Sanjust, presidente della commissione Cultura, e del navigato Mario Diana, 66 anni, ex capogruppo, sempre Pdl. Un caos che a un mese e mezzo dal voto può regalare di tutto.
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