ROMA – L’ex dirigente Rai Guido Paglia non usa mezzi termini quando davanti ai magistrati ricorda chi fosse Giancarlo Tulliani: “Arrogante…lo cacciai letteralmente”. Paglia compare nelle carte dell’inchiesta della procura di Roma su presunti imbrogli nella tv di Stato. Il quotidiano Il Tempo segue da vicino lo sviluppo dell’inchiesta. Scrivono Vincenzo Imperitura e Andrea Ossino:
A Giancarlo Tulliani, il cognato dell’ex presidente della Camera Gianfranco Fini passato alla storia per le vicende legate alla casa di Montecarlo, il mercato immobiliare comincia a stare stretto, tanto che lo stesso Tulliani, secondo Paglia, avrebbe cominciato a fare pressioni sul potente parente per reinventarsi produttore tra le braccia di Mamma Rai. «Il Tulliani – racconta Paglia in un interrogatorio del dicembre 2012 – mi fu introdotto dalla segretaria particolare di Fini che mi chiese di dargli udienza in Rai».
Tulliani vorrebbe entrare nel giro che conta ma nelle sue mani, dice Paglia, manca praticamente tutto; manca l’iscrizione al registro dei fornitori della Rai e manca la società stessa: nelle mani di Tulliani c’è solo l’idea per il nome della società che è ancora senza il logo «tanto che – racconta al pm – mi chiese se avevo un buon grafico per fargli realizzare il logo della costituenda società Giant». Dopo il primo incontro in cui Tulliani (che non è indagato in questa vicenda, ndr) mette sul tavolo la propria idea di sfondare nel rutilante mondo della televisione pubblica, Paglia e Tulliani si incontrano una seconda volta. «In quella circostanza – dice ancora Paglia – lo stesso iniziò a lamentare che i tempi erano troppo lunghi e che forse io non avevo capito che lui era lì su input di Fini, per cui non avevo messo nella pratica la dovuta diligenza. Insomma si rivolse a me con arroganza inaudita, così lo cacciai letteralmente dalla porta».
Ma non finisce lì:
Passano infatti pochi giorni e Paglia e Fini si trovano di nuovo a discutere, animosamente, del “sogno” televisivo di Tulliani. «Mi reco alla Camera dei Deputati – prosegue Paglia – dove vengo dirottato nell’appartamento privato del presidente, dove non ero entrato mai». Paglia pensa che il motivo della convocazione privata possa riferirsi ai nuovi assetti nella Tv pubblica, anche alla luce delle elezioni politiche che avevano visto primegiare il centro-destra «invece lì trovo Fini e Tulliani. Visibilmente imbarazzato» (Fini, ndr) mi inizia a dire che aveva la necessità di fare in modo che Giancarlo avesse un “minimo garantito” non solo in tema cinematografico, ma anche con riferimento alla fiction e all’intrattenimento. Provai a fargli capire – dice ancora Paglia – che era impossibile ottenere tutto quello che lui chiedeva, perché in ogni settore erano richiesti requisiti di professionalità ed esperienza che Tulliani non possedeva».
Ma Tulliani da questo orecchio proprio non ci sente e risponde a Paglia che «per Barbareschi e per la moglie di Bocchino aveva avuto altre attenzioni», ribadendo all’interlocutore che gli interessi del dirigente Rai erano evidentemente «rivolti ad altri produttori». «Gli dico di ringraziare Iddio che non eravamo a casa mia perché altrimenti gli avrei messo le mani addosso – continua Paglia – a quel punto inseguito da Fini che cercava di trattenermi, mi giro e me ne vado. Da allora – conclude Paglia – non ho avuto più rapporti e le mie aspettative di diventare vicedirettore generale Rai sono state ovviamente frustrate». Paglia chiosa col pm: «Fini l’ho rincontrato ai funerali di Curzi e lui senza neppure darmi la mano mi dice gelido: “l’altro giorno ti sei comportato malissimo”. E ha tirato dritto».
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