X

Gianluigi Paragone contro Monti: “Non possiamo mandare al Colle l’uomo del giogo Ue”

di Gianluca Pace |23 Gennaio 2015 13:59

Mario Monti (foto Lapresse)

ROMA – “Il no della Consulta al referendum anti Fornero promosso dalla Lega non mi sorprende affatto – scrive Gianluigi Paragone su Libero –  È un no che si presta a letture politiche nel senso che – questo è il tema politico in ballo – quella riforma fu scritta quasi sotto dettatura dell’Europa. Tutto si ricollega infatti alla famosa lettera firmata dall’allora capo della commissione Trichet e spedita all’agonizzante governo Berlusconi quasi fosse un foglio di via a favore di Monti”.

Scrive Paragone: Ebbene, in quella lettera programmatica, tra gli altri punti/richieste (punti che guarda caso divennero la mappa del gabinetto tecnico retto dal bocconiano), era messo nero su bianco quanto segue: «È possibile intervenire ulteriormente sul sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e allineando rapidamente l’età pensionabile per le donne che lavorano nel settore privato, ottenendo in tal modo risparmi già nel 2012». Chi eseguì tale decisione? Elsa Fornero, docente universitaria già consulente di importanti società che operano anche nel settore previdenziale privato. La Fornero accompagnò quello sgambetto ai pensionati – votato anche dal Pd bersaniano (non capisco infatti i rigurgiti socialisti di Fassina…) – con un pianto teatrale che tuttavia non commosse nessuno. Ad accompagnare lo spirito contabilistico della riforma previdenziale ci fu anche la riforma del lavoro, anch’essa voluta da Trichet. Solo tenendo a mente il doppio filo che lega quella riforma alla tecnocrazia europea si può ragionare sul no della Consulta al referendum promosso da Salvini. Quella riforma era ispirata da un’entità superiore e poi delegata a un governo privo di consenso popolare. Ecco perché deve resistere: quella ed altre riforme simili rientrano in un disegno politico che prescinde dagli italiani e a nulla sono servite le tante firme raccolte dalla Lega. Per questo è comprensibile lo sconforto manifestato dall’altro Matteo della politica italiana (…) Mi domando: ma che razza di Italia è quella che deve sempre ricorrere al solito Amato, fresco di nomina come giudice costituzionale? Dove finirebbe lo spirito della rottamazione che fece la fortuna dell’allora sindaco di Firenze? Finirebbe nell’eterna palude del compromesso all’italiana. Inserisco solo per ultimo la bassa popolarità del Dottor Sottile. È un nome ritenuto simbolo della Casta: sicuri, dunque, che serva? Adesso?

Scelti per te