ROMA – Il Pci non esiste più, con la vittoria di Renzi “è finita la grande anomalia italiana, ed è stato chiuso il Pci. Quello di Togliatti, Longo e Berlinguer, sopravvissuto nelle sue varie metamorfosi e cambi”.
L’articolo sul Giornale di Laura Cesaretti:
Fino all’arrivo del marziano Matteo Renzi, uno che non solo non è mai stato comunista ma neppure democristiano ( la Dc era già chiusa quando ha iniziato a far politica) e che è stato sufficientemente pazzo per buttarsi- da solo-all’arrembaggio del Partito. Incassando una sonora sconfitta, un anno fa; e poi riprovandoci. E prendendosi la Ditta. Nonostante il disperato tentativo di difesa del fortino che Massimo D’Alema ha compiuto, cercando fino all’ultimo il compromesso: «Noi ti incoroniamo e ti candidiamo premier perché prendi i voti, ma il partito lasciacelo ». Nonostante l’appassionata resistenza degli ex Pci e la capillare mobilitazione dello Spi-Cgil, che nella lettera ai «cari compagni» ha avvertito che in gioco c’era «il destino del più grande partito della sinistra». Ma che l’ora della svolta vera fosse arrivata lo si è capito quando Renzi, attaccando a testa bassa la Cgil davanti a vaste platee Pd, ha iniziato a beccarsi vere e proprie ovazioni.
Gianni Cuperlo, l’uomo che per la difesa della Ditta si è sacrificato, ha lanciato il grido di dolore e di allarme, alla vigilia del voto: «Domani non si decide sulle sorti del governo, né sulle sorti personali dei tre candidati. Domani è in gioco l’autonomia della sinistra». E per sinistra gli uomini cresciuti nel Pci hanno inteso sempre e solo una cosa: il Pci. Che è, nella loro testa, molto più che un semplice «partito ». È una «comunità di destini »,come dice Cuperlo,un’entita quasi soprannaturale, religiosa, mistica, metapolitica. Basta ascoltare come lo teorizza il mentore del candidato della Ditta, Alfredo Reichlin: «Il banco di prova del nuovo segretario del Pd sta nella necessità di mettere in piedi un partito e non solo una organizzazione elettorale, un partito società, un luogo dove si forma una nuova classe dirigente e dove si possa elaborare un disegno etico e ideale».
Ora gli sconfitti organizzano la resistenza. «Mi dicono che Renzi farà una segreteria monocratica, tutta di amici suoi. Ma si ricordi che noi lo consideriamo un osso duro, ma lo siamo anche noi», avverte Ugo Sposetti, indomito tesoriere dei Ds. Mentre il governatore della Toscana Enrico Rossi, arcinemico di Renzi, sprona alla riscossa: «I comitati per Cuperlo ora devono strutturarsi come componente organizzata del Pd, perché la sinistra di questo partito deve avere la sua voce e non ci sta ad essererottamata».