Il Giornale: “La casta dei cast, da De Sica alla Ferilli”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Dicembre 2013 - 12:22 OLTRE 6 MESI FA
Il Giornale: "La casta dei cast, da De Sica alla Ferilli"

Il Giornale: “La casta dei cast, da De Sica alla Ferilli”

ROMA – E’ la casta dei cast, è il cinema che non cambia, sono loro, “viziati e strapagati”, gli stessi film con gli stessi attori:

Scrive Cinzia Romani sul Giornale:

Viziati. Strapagati. Garantiti. Per loro non c’è crisi, anzi:ci danno den­tro come al solito. Sono gli attori del nostro protezionistico star-system, da decenni sempre gli stessi a girare una commedia dietro l’altra. Una casta del cinema, i cui inflazionati membri prendono fino a 500mila euro a film, come Christian De Sica, attore di fascia alta. Quasi alla pari con Valerio Mastandrea, Valeria Go­lino, Claudia Gerini e Sergio Rubi­ni, i cui compensi arrivano a 200-300mila euro.

E se a Hollywood le quotazioni de­gli attori sono pubbliche, come di­mostra l’annuale classifica di For­bes , da noi il valore di mercato degli attori è segreto di Cosa Nostra. Con­siderando che, a differenza degli Usa, dove una star misura la sua po­polarità in base al proprio talento, qui vige la regola del far lavorare i so­liti noti per andare sul sicuro. A pre­scindere dalla loro bravura. È il «re­ference system », in base al quale un film con un cast di attori premiati e di giro, col nome in cartellone da tempo, ha maggiore possibilità di ri­cevere finanziamenti. E gli ingaggi dei divi tricolore incidono per il 13-15% sul totale del costo di produ­zione. Quindi, si privilegiano Raoul Bova e Sabrina Ferilli, 300mila euro a film, e si dà poco spazio ai giovani talenti, che potrebbero emergere se solo non svettasse questa torre d’avorio inespugnabile. Come rife­risce la rivista di cinema 8 e½ , che dedica un’inchiesta al problema del ricambio generazionale.

Ma perché sullo schermo, picco­lo e grande, ci ritroviamo puntual­mente Cristiana Capotondi e Fabio De Luigi?«C’è un problema di pigri­zia dei produttori. Si tende a offrire a una stessa persona ruoli omogenei. Cos’è lo star-system, se non avere un attore che fa sempre la stessa co­sa? » ,dice la preside del Centro Spe­rimentale di Cinematografia Cateri­na D’Amico, figlia della sceneggia­trice Suso Cecchi e dunque da varie decadi ai piani alti del cinesistema per meriti dinastici: dirige la Casa del Cinema, dopo essere stata ad di Rai Cinema. «Un tempo ci cercava­mo gli attori per strada. Oggi i film so­no montati su volti predefiniti e se li hai scritti pensando a uno di loro, de­vi adattarti a un certo cachet», spie­ga la casting director Mirta Guarna­schelli, ex-aiuto regista di Pietro Germi. E per una Lucia Bosè pesca­ta ieri da Luchino Visconti dietro al bancone d’una pasticceria,oggi im­pera­un’élite di attori spesso medio­cri e dai compensi esagerati: un film medio costa 4 milioni, ne porta a ca­sa 2, mentre gli attori incamerano tra i 200 e i 400mila euro. Per Mario Gianani, produttore della Wildsi­de, «le star incidono moltissimo nel­l’economia di un film. Con un brut­to film, portano a casa 4 milioni di spettatori; con uno buono, 10. Il compenso è parametrato. Sono i nu­meri uno, producono valore. Il pro­blema è che sono pochi: è la scarsità che fa il prezzo. E finché sarà così, sa­ranno sempre strapagati» C’è un cartello, insomma, a imporre ca­chet stratosferici per gli «happy few», mentre il cinema perde il suo valore evocativo anche per tale infla­zione di facce viste e riviste.
«Margherita Buy? Nevrotica fore­ver. Alba Rohrwacher? Bruttina sventurata. Sabrina Ferilli, quando vuole è brava, ma sovente si limita a una simpatia facile da curva romani­sta », stigmatizza il critico Claudio Carabba. Come dargli torto, pen­sando che, a un certo punto, pareva esistessero solo Elio Germano e To­ni Servillo? Tanto per fare un bilan­cio, tra il 2011 e il 2013 Valerio Ma­standrea, Claudia Gerini, Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi e Margherita Buy hanno girato 8 film; Giuseppe Battiston, 7; Michele Pla­cido, Rocco Papaleo, Ricky Mem­phis, Christian de Sica, Elio Germa­no, Marco Giallini, Alba Rohrwa­cher, 6; Raoul Bova, Fabio De Luigi, Toni Servillo, Pierfrancesco Favi­no, Luca Argentero, Asia Argento, 5. Inflazione evidente, mentre il box­office non premia i film italiani, ripe­titivi pure negli abbinamenti: Stefa­no Accorsi/Margherita Buy, Capo­tondi/ De Luigi… Che noia. Eppure, c’è chi si lamenta di questa gallina dalle uova d’oro.Come Marco Gial­lini: «Non sopporto di alzarmi alle 5 di mattina».

Vaglielo a dire a un ope­raio, che in una vita di lavoro mai ve­drà le cifre pazzesche, che si accu­mulano nelle stesse tasche. E senza sforzo. «Mi sono divertito/a a girare questo film», è l’insulso ritornello dei divi, quando presentano i loro la­vori alla stampa. E ti credo: con quei guadagni, mica c’è da piangere.