Il Giornale: “Il Congo blocca le speranze di 24 famiglie italiane”

Il Giornale: "Il Congo blocca le speranze di 24 famiglie italiane"
Il Giornale: “Il Congo blocca le speranze di 24 famiglie italiane”

ROMA – Il Congo blocca le speranze di 24 famiglie italiane, l’articolo è di Fausto Biloslavo del Giornale: “Hanno regolarmente adottato un bambino locale ma non possono portarlo a casa: nel frattempo Kinshasa ha deciso uno stop. Vane le proteste di Roma”:

Le autorità locali hanno ordinato un draconiano blocco delle ado­zioni, ma l’iter per molte delle coppie «intrappolate» in Congo si era concluso prima e avevano ricevuto il via libera a partire. E ora c’è il rischio che sei famiglie, con il visto scaduto, vengano sbattute fuori. «Nonostante le as­sicurazioni da Roma, nelle pros­si­me ore potrebbero consegnar­ci un foglio di via che ci intima di lasciare subito il Paese» spiega al telefono da Kinshasa Corrado Nota, uno dei papà adottivi.

Ieri il ministro degli Esteri, Em­ma Bonino, ha convocato l’am­basciatore congolese per prote­stare, ma è servito a ben poco. Il ministro dell’Interno aveva già ri­badito la linea dura sul blocco delle adozioni.
«Si sta avvicinando il Natale, ma quest’anno sarà molto triste per la mia famiglia. Dopo più di un mese che siamo in Congo, lu­nedì mio marito Corrado e il no­stro primogenito partiranno per tornare in Italia» scrive Paola Zi­gnone, una delle mamme adotti­ve, in una toccante lettera aper­ta. E aggiunge: «Io resterò a Kin­shasa con il nostro secondo geni­to, che abbiamo adottato, un bambino stupendo di 7 anni, con tanta voglia di vivere e di ave­re una famiglia. Passerò il Natale con lui, ma saremo una famiglia divisa e triste». E se non le rinno­va­no il visto dovrà andarsene su­bito.
L’odissea ha inizio il 18 novem­bre quando la coppia arriva in Congo per prendere Julien, un bimbo di 7 anni. Tutte le pratiche sono a posto, compresa la sen­tenza del tribunale locale. Il 25 settembre il Congo aveva blocca­to la adozioni internazionali. A causa di segnalazioni di abusi sui bambini adottati o sulla prati­ca di ce­derli a parenti una volta la­sciato il Paese. Anche la corruzio­ne ha il suo peso e le adozioni di massa di alcune chiese evangeli­che americane.
Per gli italiani, che devono ri­spettare criteri molto rigorosi, si apre uno spiraglio relativo alle pratiche di adozione concluse prima del blocco grazie ad accor­di verbali con il ministro­per l’In­tegrazione Cécile Kyenge di origi­ne congolese. AiBi, I Cinque Pa­ni, Enzo B Onlus, le associazioni che hanno seguito l’iter fanno partire 26 famiglie, anche se non per tutte i documenti sono pron­ti.
I genitori italiani vanno in Con­go per prendere i loro figli, ma si ritrovano «intrappolati». A Kin­shasa sono bloccate nella stessa situazione anche coppie france­si, belghe, canadesi e america­ne. Solo due famiglie italiane rie­scono a superare il blocco. Si mo­bilitano i politici, ma la situazio­ne non cambia. Il sito degli Amici dei bambini, uno degli enti coin­volti, denuncia: «Si sono mosse in maniera scoordinata e ineffi­cace prima il Ministro dell’Inte­grazione, Cécile Kyenge, poi il Ministro degli esteri Emma Boni­no. E per quanto l’ambasciatore italiano a Kinshasa, Pio Mariani, sia in collegamento con i nostri connazionali,l’azione diploma­tica finora è stata un fallimento ». Alessandra e Antonio, della provincia di Roma, erano così sicuri di tornare in poco tem­po che hanno lasciato in Ita­lia la figlia Diletta. France­sca e Marco sono una gio­vane coppia partita da Treviso. La famiglia di Matteo Galbiati vive dal 5 novembre nella stan­za di una str­uttura reli­giosa con due bambi­ni di 10 e 7 anni. E l’ultima arrivata,la piccola congole­se Sifa, di 3 anni, che non può partire per l’Ita­lia.
Corrado deve tornare a casa lu­nedì con il primogenito, ma la moglie Paola vuole restare, a pat­to che le rinnovino il visto in que­ste ore. Nella lettera-appello in­viata al Giornale si chiede come farà, assieme agli altri genitori, a spiegare ai figli adottivi che non potranno partire tutti assieme per l’Italia a causa di problemi burocratici. «Come si fa a tradirli in questo modo – scrive Paola – . Vivremo il nostro Natale con que­sto macigno sulla testa, chieden­doci se mai nostro figlio capirà perché dobbiamo lasciarlo a Kin­shasa e se mai ci potrà perdona­re ».

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie