“Gli sprechi pubblici costano 30 miliardi”, Luciano Capone su Libero

panorama sprechi pubblici
Panorama dal 31 ottobre in edicola

ROMA – Il numero di Panorama da oggi in edicola, 31 ottobre, pubblica in prima pagina un articolo del prof. Gustavo Piga che indica in 30 miliardi gli sprechi di Stato eliminabili nel breve periodo.

Luciano Capone su Libero:

Il compito di dare una sforbiciata alla spesa pubblica italiana ora tocca a Carlo Cottarelli. La massa su cui il nuovo commissario alla spending review dovrà intervenire supera gli 800 miliardi. La cifra è altissima, la metà della nostra economia, ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti ogni capitolo di spesa diventa indispensabile e ogni taglio “macelleria sociale”. Piero Giarda, l’ex ministro del governo Monti che studia la spending review da 30 anni, diceva che nel medio termine la spesa aggredibile è di 300 miliardi, che però si riduce a 100 miliardi nel breve termine.(…)

Cottarelli rispetto a chi lo ha preceduto non dovrà studiare, la mappatura delle spese è pronta da decenni e l’ultima edizione è il rapporto Giarda di pochi mesi fa. Dovrà solo agire. Anche se non è mai facile tagliare la spesa visto che non si può intervenire sugli interessi sul debito, è difficile toccare ulteriormente le pensioni, non si possono ridurre i livelli occupazionali ed il governo ha deciso di non toccare la spesa sanitaria, è pur vero che rimane ancora una grande fetta di spesa pubblica piena di sprechi. Lo spreco è una categoria difficile da definire, perché in fondo è sempre il reddito di qualcuno che lo ritiene meritato e giustificato, ma esistono dei criteri oggettivi per verificare se una spesa sia adeguata o meno. E il settore in cui lo sperpero di risorse è più evidente è quello dei consumi intermedi e degli appalti pubblici.

Non si tratta di grandi riforme che mirano a ridefinire il perimetro dell’intervento pubblico, ma di denari dilapidati. Quindi tagli che non ridurrebbero per nulla la quantità e la qualità dei servizi pubblici e i livelli occupazionali. Piga ne parla a ragion veduta, essendo stato presidente della Consip, la società che si occupa degli acquisti della pubblica amministrazione, e fa esempi concreti di soldi letteralmente buttati dagli enti centrali e locali.

La Consip stipula una serie di convenzioni per fornire beni e servizi alle amministrazioni pubbliche a prezzi scontati, ma molti enti preferiscono fare autonomamente e pagare le stesse forniture a prezzi gonfiati. Qualche esempio. Una scrivania direzionale che la Consip fa acquistare a 282 euro, viene comprata dalle amministrazioni centrali a 723 euro, il 256% in più. Una sedia da ufficio che costa 207 euro viene pagata fuori convenzione 278 euro, il 34% in più… (…)

Ciò che è incredibile è che lo Stato conosce nome, cognome e indirizzo di questi sperperi, il ministero dell’Economia insieme all’Istat ha pubblicato un lunghissimo elenco di questi sprechi che comprende anche buoni pasto, risme di carta, fotocopiatrici, carburanti, riscaldamento, software e arredamenti. Il potenziale risparmio complessivo è pari a 30miliardi, 2 punti di Pil. Tanto per avere un metro di paragone, un punto di cuneo fiscale costa 2 miliardi, un punto di Iva e l’Imu sulla prima casa 4 miliardi. Se tutti gli enti pubblici acquistassero secondo le convenzioni della Consip si potrebbero tagliare 15 punti di cuneo fiscale, portandolo al di sotto della media Ocse, e non solo di un punto come previsto dalla manovra del governo Letta. Oppure si potrebbe eliminare integralmente l’Irap che per i privati ammonta a 25 miliardi e ne avanzerebbe anche il resto. È evidente che l’intera somma non possa essere recuperata dall’oggi al domani, che dove ci sono grandi risorse da tagliare ci sono anche grandi resistenze. (…)

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