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Governo Renzi. Effetto Europa: Pinotti Esteri, Minniti Interno, Alfano Difesa?

di FIlippo Limoncelli |27 Giugno 2014 10:15

Renzi e Alfano (LaPresse)

ROMA – In pole position c’è sempre lei, l’attuale capa della diplomazia italiana: Federica Mogherini. Matteo Renzi la vuole a tutti i costi nel ruolo di alto rappresentante della politica estera europea e, per questa ragione, si sta battendo senza risparmio.

L’apertura del Consiglio europeo, ieri a Bruxelles,ha però dimostrato che il cerchio non è chiuso e di qui al sedici di luglio, quando si arriverà al voto sul pacchetto di nomine, può ancora succedere di tutto. Tanto che il ministro degli Esteri italiano sembra già voler mettere le mani avanti: «L’importante non è chi fa cosa, ma cosa facciamo tutti per l’Europa ».

Il presidente del consiglio italiano, che ieri sera ha incontrato a cena i 27 omologhi del Continente, ha subordinato il suo via libera alla presidenza di Jean-Claude Juncker ad una maggiore «flessibilità » rispetto ai parametri europei. Angela Merkel, però, non è sembrata molto disponibile.

Scrive Paolo Emilio Russo su Libero:

È vero che nel documento programmatico firmato da Herman Van Rompuy è stato introdotto il concetto di «buon uso della flessibilità», ma, al di là delle parole, la Cancelliera avrebbe lasciato intendere che la “nuova” Unione perseguirà la stessa politica economica degli ultimi anni, quella depressiva che ha portato l’Italia nella crisi nera. È sulla possibilità di cofinanziamento dei fondi Ue e sul pagamento della Pubblica amministrazione che il nostro Paese vorrebbe sottrarre ai vincoli del Patto di stabilità, che è andato in scena uno scontro Renzi-Merkel.

Nel corso del pre-vertice che il premier e la Cancelliera hanno tenuto a Ypres, infatti, i toni si sarebbero alzati molto. Di fronte alla lunga serie di “no” tedeschi ad un allentamento del  rigore, Renzi avrebbe risposto allusivo che «contrariamente da quanto fatto dalla Germania nel 2003 ed alla Francia», l’Italia «non sforerà il 3%». Dopo lo scontro, il premier ha chiesto ai diplomatici di riunirsi notte tempo per trovare un nuovo compromesso. «Restano visioni differenti», confermano fonti a Bruxelles. Ora è più difficile sbrogliare la matassa del nuovo organigramma. «Le posizioni europee non sono giochi di potere, ma una responsabilità di governo nello spazio politico europeo. La Commissione è una squadra per lavorare insieme », ha spiegato Mogherini. Il rischio è che, per come si stanno mettendo le cose, l’Italia debba accontentarsi di soluzioni suggerite da altri.

Ieri, per esempio, da Londra hanno proposto l’ex premier Enrico Letta per il ruolo di presidente del Consiglio europeo. Un’altra ipotesi prospettata all’ex sindaco di Firenze è di stata quella di “promuovere” il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ex capo economista dell’Osce, a numero uno dell’Euro gruppo. In quel ruolo, l’economista che fu voluto da Massimo D’Alema al vertice di via XX Settembre, potrebbe sì orientare la politica economica dell’Ue, ma il suo incarico rischierebbe di sovrapporsi a quello di un altro italiano molto stimato, cioè il governatore della Bce Mario Draghi.

Mentre il “padrone di casa” se ne stava in Europa, però, a Palazzo Chigi si è cominciato a ragionare sulle possibili conseguenze che le decisioni prese in sede continentale potranno avere sugli equilibri nostrani. Qualunque sia la scelta, appena dopo l’estate il premier dovrà ritoccare il governo.

Qualora a lasciare l’Italia dovesse essere il ministro degli Esteri, sono pronti due scenari: il primo prevede una semplice sostituzione, il secondo un rimpasto. Una ipotesi prevede che possa essere nominato alla guida della Farnesina l’attuale viceministro Lapo Pistelli. Questa scelta avrebbe anche una valenza umana: l’attuale premier, quando era giovanissimo, è stato suo assistente parlamentare. Diversamente potrebbe essere promossa a capo della diplomazia Marta Dassù, già sottosegretario con Mario Monti, considerata pure lei vicina a D’Alema. La seconda ipotesi di intervento sul governo valutata dai fedelissimi del premier prevederebbe invece il trasferimento alla Farnesina del ministro della Difesa Roberta Pinotti e la diminutio di Angelino Alfano che passerebbe in quel ruolo per lasciare libera la poltrona di capo del Viminale al piddino Marco Minniti (…)

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