Greta Ramelli e Vanessa Marzullo in Siria con i miliziani conosciuti in chat

Greta Ramelli (a sinistra) e Vanessa Marzullo (a destra)
Greta Ramelli (a sinistra) e Vanessa Marzullo (a destra)

ROMA – “Chi ha portato Greta Ramelli e Vanessa Marzullo in Siria? – scrive Cristiano Tinazzi del Messaggero – Chi le scortava ad Aleppo, prima che venissero rapite da un gruppo di uomini armati? Il primo viaggio delle due volontarie lombarde in terra siriana è del marzo 2014. È durato circa cinque giorni, viene riferito da alcuni attivisti. Poi un secondo di 15 giorni. Nei due precedenti viaggi erano però sempre accompagnate da elementi della brigata dei Martiri di Idlib, una katiba fidata, con una forte presenza nella zona, che si estende fino ai sobborghi di Aleppo”.

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Un loro referente, contattato dal Messaggero, riporta che non sapeva della presenza delle ragazze in Siria in questi giorni. Greta e Vanessa si sarebbero affidate ad altre persone al valico di Atma. «Veramente, non so spiegarmi il perché. Non so perché non abbiano avvisato e con chi siano entrate», ha riferito. Si parla di contatti stabiliti probabilmente via chat con siriani che non conoscevano di persona. C’è solo un nome: Ali A. Sarebbe una delle persone che erano presenti al momento del sequestro. Forse il loro contatto?
Al momento non si ha alcuna notizia di chi possa essere stato a prendere le due ragazze, tantomeno di contatti con i rapitori. La Farnesina non fornisce informazioni, le famiglie Marzullo e Greta invitano al riserbo e al silenzio. «Se volete stare vicini a Vanessa e Greta, raccontate cosa succede in Siria e perché è in questa situazione» ha detto ieri il fratello di Vanessa in polemica con i giornalisti.

LE OPPOSIZIONI DIVISE
Non si sa chi le ha rapite, e – come abbiamo spiegato – non è chiaro neppure chi le abbia accompagnate ad Aleppo impegnandosi a garantire la loro sicurezza. Nel variegato panorama dell’opposizione siriana, le divisioni a livello politico si ripercuotono spesso anche nel campo del volontarismo e nelle associazioni che si dedicano ad aiutare la popolazione delle zone martoriate dalla guerra civile. È solo di pochi mesi fa una riunione tenutasi a Bologna e che cercava di coordinare, tra mille difficoltà, l’aiuto umanitario verso la Siria. Troppo spesso infatti venivano a sovrapporsi progetti simili e invio di materiale non richiesto o in zone dove già erano attive altre associazioni. Forse è per questo che Greta e Vanessa, insieme a Roberto Andervill, avevano deciso di fondare una loro associazione. La Horryaty – Assistenza sanitaria in Siria. Non una ong, come è stato scritto erroneamente, e neanche un onlus, ma una semplice associazione di tre persone. Si appoggiavano ad altre realtà della zona, come l’associazione “Rose di Damasco” di Asso.

AD ALEPPO
Nei precedenti viaggi le due ragazze erano andate nella città di Idlib, questa volta invece avevano cambiato zona spostandosi ad Aleppo. Avevano con sé circa 5 mila euro in contanti. Non è chiaro cosa siano andate a fare in uno dei luoghi più pericolosi della Siria. Il progetto di cui parlavano su Facebook riguarda un non precisato «progetto di servizi idrici, sanitari e culturali». Le ragazze volevano organizzare anche dei corsi di primo soccorso per i civili e per il personale sanitario. Le due ragazze erano sempre presenti alla manifestazioni italiane in favore della Siria libera da Assad e dal suo sanguinario regime. Anche a Roma si erano fatte vive, lo scorso 15 marzo, insieme ad altre centinaia di persone venute da tutta Italia. Ma dall’essere semplici sostenitrici di una causa a diventare attiviste direttamente impegnate nella gestione delle emergenze e nell’invio di materiale medico e di prima necessità, in un paese dilaniato dalla guerra, di acqua sotto i ponti ne deve passare. E tanta. Difficile credere che due ventenni con poca esperienza possano avere la preparazione e la capacità organizzativa per muoversi e agire sui teatri di guerra. Un corso per operatori di primo soccorso, che non fa diventare di certo infermieri professionisti, così come aver passato tre settimane a Calcutta o in Zambia non fa diventare una persona esperta nell’ambito della cooperazione internazionale.

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