Grillo contro Rodotà, Imu, cassa integrazione Pd e Balotelli: prime pagine e rassegna stampa

Il Corriere della Sera: “Grillo attacca anche Rodotà.” Una generazione da non perdere. Editoriale di Maurizio Ferrera:

“Anche se «fondata sul lavoro», la nostra Repubblica ha sempre fatto molta fatica ad offrire opportunità di occupazione ai propri cittadini. Quando fu approvato l’articolo 1 della Costituzione, gli italiani attivi erano solo cinquanta su cento, uno dei valori più bassi d’Europa. Persino durante il miracolo economico i posti di lavoro totali crebbero di poco: si espanse l’industria, ma si contrasse l’agricoltura. Da allora l’occupazione è aumentata, ma non abbiamo raggiunto i livelli degli altri Paesi, soprattutto per quanto riguarda il lavoro femminile.
La grande crisi ha fatto esplodere il fenomeno della disoccupazione giovanile. Nell’intervista rilasciata a Clemente Mimun, direttore del Tg5, il presidente Napolitano ha ricordato che non si tratta di una piaga solo italiana. Ma nel nostro Paese i giovani restano disoccupati più a lungo, hanno difficoltà a ottenere contratti stabili, sono vittime di «cicatrici» destinate a pesare nei loro percorsi di vita: un tratto davvero allarmante, come ha rilevato ieri l’Ocse. Inoltre, il 20% dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni (il triplo rispetto alla Germania e quasi il doppio rispetto alla Francia) non «fa nulla»: non risulta iscritto a scuola o a corsi di formazione, non ha un lavoro e non lo sta cercando. Alcuni si arrangiano nel sommerso, ma il problema resta grave. Secondo stime della Ue (2011), la mancata formazione e occupazione di questi giovani è uno spreco economico enorme, quantificabile in 500 milioni di euro a settimana in termini di mancata crescita.”

Imu alla prova dei conti: pochi margini. Articolo di Antonella Baccaro:

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“Il cantiere della riforma dell’Imu aprirà ufficialmente la prossima settimana, ma già ieri i tecnici del ministero dell’Economia, archiviato il dossier sull’uscita dalla procedura d’infrazione europea, concessa l’attesa proroga al 10 giugno della presentazione del modello 730, si sono messi a lavoro per produrre i dovuti approfondimenti.
Ma dopo le raccomandazioni della Commissione europea, favorevole a detassare il lavoro mantenendo le imposte sugli immobili, l’aria è cambiata. Un documento depositato ieri in Parlamento dalla Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff) presso il ministero di Fabrizio Saccomanni, avverte che la tassazione sugli immobili «non potrà essere ridotta in maniera rilevante» perché i margini di bilancio sono ancora troppo stretti nonostante la chiusura della procedura. E che sarà possibile solo «una ricomposizione del prelievo immobiliare tra singole tipologie di cespiti o di contribuenti».
I tecnici del Tesoro ritengono che «non sussistono fondati motivi di natura economica per riconoscere all’abitazione principale uno status di particolare privilegio rispetto agli altri immobili», in questo modo bocciando la proposta del Pdl. Ma anche alzare l’attuale franchigia da 200 a 500 euro, come proposto dal Pd, significa esentare quasi il 90% dei proprietari di prime case con un costo di 2,5 miliardi.”

L’annuncio del tesoriere pd: 180 in cassa integrazione. Scrive Sergio Rizzo:

“Palazzo Chigi chiude i rubinetti del finanziamento pubblico e le forze politiche, abituate da decenni a scialare, si preparano a dare battaglia. «Questo governo vuole uccidere i partiti — denuncia il tesoriere del Pdl, Maurizio Bianconi — Abbiamo 200 dipendenti, ci toccherà licenziare tutti… Io non ci sto!». E il cassiere del Pd, Antonio Misiani, non esclude il ricorso alla cassa integrazione per 180 dipendenti.
«La situazione è drammatica», gli avrebbero sentito dire i lavoratori del Pd durante una infuocata assemblea sui destini del Nazareno, «il ricorso alla Cassa sarà inevitabile». Nel pomeriggio Misiani stempera l’allarme, ma conferma che il ridimensionamento «di tutte le strutture del partito» ci sarà e che, insieme ai contratti di solidarietà, l’amministrazione potrebbe decidere il ricorso alla «Cig». Oggi il Consiglio dei ministri approverà il disegno di legge che azzera i rimborsi pubblici e i partiti, in vista della cura dimagrante, fanno di conto. «Gli strumenti individuati dal governo difficilmente potranno colmare il vuoto dei soldi pubblici — prevede Misiani — A quel punto sarà necessario ricorrere agli ammortizzatori sociali». Licenziamenti in vista? «Lo escludo. Non ne abbiamo mai fatti e non vogliamo farne adesso. Discuteremo con i rappresentanti dei lavoratori». Cassa integrazione in arrivo? «Parlarne ora è prematuro. È chiaro che il rischio esiste, ma non per tutti. Il numero di 180 lavoratori è campato per aria. Cosa vuol dire, che chiudiamo il partito? Sono numeri assolutamente fantasiosi. Non ci saranno azioni unilaterali». Il tema, prima di essere economico, è politico.”

Guerra dei nervi che mostra il timore di finire nell’angolo. La nota politica di Massimo Franco:

“Le critiche di Pier Luigi Bersani a Matteo Renzi producono l’eco di un conflitto ormai remoto. E quando l’ex segretario del Pd accusa il suo ex avversario alle primarie di essere in confusione, non tutti sono d’accordo. La sensazione, infatti, è che il sindaco di Firenze abbia invece una strategia chiara: criticare e incalzare quotidianamente il governo presieduto da Enrico Letta, accusandolo ora di «vivacchiare», ora di archiviare il sistema maggioritario. La sua speranza inconfessabile sembra quella che la maggioranza anomala a sostegno del presidente del Consiglio si rompa prima della fine del 2013; e che si torni al più presto alle urne con Pd e Pdl su fronti opposti.
Naturalmente, Renzi nega questo schema; eppure si sta esponendo sempre di più. Da una parte giura di non preparare «giochini e trabocchetti istituzionali in Parlamento» contro palazzo Chigi. Ma in parallelo ricorda polemicamente che «dal novembre del 2011 centrodestra e centrosinistra votano insieme». Non dice perché allora nacque il governo tecnico di Mario Monti, con l’Italia sull’orlo del baratro finanziario; né il motivo per il quale grazie al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, si è riusciti a mettere insieme la coalizione Pd-Pdl-Scelta civica: e cioè il tentativo di non disperdere quanto è stato fatto per rimettere e mantenere il Paese sui binari finanziari europei.
La sua tesi è che l’Italia tornerà a crescere «quando il bipolarismo tornerà a essere una cosa normale e non un’indistinta palude». Si tratta di una teoria singolare e controcorrente: a detta di tutti, il declino italiano dell’ultimo ventennio è dipeso in gran parte proprio dall’interpretazione deteriore del bipolarismo. Ma forse si spiega con la fretta di Renzi di avere un Pd costretto a porsi per disperazione il problema della leadership: una questione che il ruolo di Enrico Letta per il momento risolve; e che una durata del governo oltre il 2013 potrebbe chiudere, presentando l’attuale premier come candidato naturale del centrosinistra a palazzo Chigi e ridimensionando in modo definitivo il sindaco di Firenze.”

La prima pagina de La Repubblica: “Attacco a Rodotà, tutti contro Grillo”

La Stampa: “Sui soldi frenata dei partiti.” La fiammata dei cinque stelle. Editoriale di Luca Ricolfi:

“Quando votano in pochi, come è successo alle recenti amministrative, c’è sempre il rischio di sovrainterpretare, di vedere nel voto più di quello che contiene. A me i segnali chiari sembrano solo due: gli elettori di sinistra che avevano votato Grillo stanno cominciando a tornare a casa, il movimento di Grillo ha subito un tracollo d’immagine. Gli italiani saranno pure ingovernabili, come pensava Mussolini e ora ripete il commissario europeo Günther Oettinger, ma non sono ciechi.”

“Pusher per gioco” Il pentito di camorra infanga Balotelli. Scrive Marco Ansaldo:

“Non ci sono treni abbastanza veloci per scappare dalle cattive notizie. La Nazionale stava arrivando da Firenze alla stazione di Bologna quando è scoppiato il «caso Balotelli». E questa volta non si tratta di razzismo. Secondo Armando De Rosa, un pentito di camorra, il milanista spacciò droga quando andò a Scampia nel 2010 insieme agli esponenti di due clan malavitosi. La storia era nota ma De Rosa ha raccontato dettagli inquietanti ai pm Sergio Amato e Enrica Parascandolo che si occupano di un processo su riciclaggio a Napoli nella quale è coinvolto Marco Iorio, il proprietario di un ristorante frequentato da Balotelli. Fu proprio Iorio a organizzare la «visita» e, sempre secondo il pentito, l’attaccante fu accompagnato a Scampia da tre camorristi tifosi dell’Inter e «da un ragazzo che aveva una busta con molte dosi di eroina e cocaina». SuperMario avrebbe chiesto «di poter spacciare anche lui alcune dosi». Un episodio dimenticato, la visita a Scampia, tra i tanti discutibili disseminati in una vita brevissima. Invece gli atti del processo napoletano lo riportano in una luce molto più grave anche se, al momento, ci sono soltanto le parole di un pentito. Balotelli è molto arrabbiato. Raccontano che negli spogliatoi del Dall’Ara, lo stadio di Bologna dove la Nazionale gioca questa sera contro San Marino (e SuperMario andrà in panchina), si sia sfogato tirando pugni agli armadietti.”

Il Fatto Quotidiano: “Meno soldi ai partiti. Cassa integrazione Pd.” Scribi e farisei. Editoriale di Marco Travaglio:

“Le eruzioni vulcaniche sono precedute da fenomeni precursori tipo fumarole, ceneri, gas, vapori, lapilli, scintille, frane, scosse sismiche, surriscaldamento del terreno, ebollizione delle acque. È quel che sta accadendo nei pressi del Quirinale dove, dal giorno della sua convocazione come teste al processo sulla trattativa, si attende da un momento all’altro l’eruzione di Giorgio Napolitano. Il primo indicatore rilevato dai vulcanologi è stato lo sciame sismico dei giureconsulti di corte in ebollizione sulla stampa di regime con argomenti squisitamente tecnici: ma come, convocare il Presidente a testimoniare, ma non s’è mai visto, ma dove andremo a finire, signora mia. Ieri sulla Stampa un secondo fenomeno precursore che lascia presagire l’imminente evento eruttivo: un’intervista del vicepresidente del Csm Mi-chele Vietti. Il quale, nell’ordine: è “preoccupato” per un imprecisato “clima da curva sud”, “non fa mistero del suo disappunto”, “non posso negare che mi lascerebbe perplesso”, “fatico a immaginare”, “non mi sembra un’atmosfera adatta”. Ora, non si capisce bene con quali poteri il vicepresidente del Csm si impicci in un processo in corso per bacchettare i pm che citano un testimone e ammonire la Corte d’Assise che lo ascolteranno, né a che titolo esprima preoccupazione, non faccia mistero del disappunto, non possa negare di essere perplesso, fatichi a immaginare e s’improvvisi barometro per valutare climi e atmosfere.”

Il Giornale: “Via i soldi ai partiti. E ora il pd licenzia.” Due matti a piede libero. Editoriale di Salvatore Tramontano:

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Attenzione, in giro per l’Italia si aggirano due «matti» che credono di essere Gril­lo e Renzi. Attenti perché sono simpati­ci e hanno la lingua pronta, anche se bi­forcuta. Il primo ha fatto di Rodotà un’icona da mettere in mostra al Quirinale e oggi lo massacra: come ti ho fatto ti distruggo. Il secondo ha tifato per le larghe intese, l’unica opzione per poter go­vernare l’Italia, e oggi mostra i denti a Enrico Let­ta, che il governissimo guida, perché Enrico Let­ta è più democristiano di lui. Ma cosa hanno in comune Grillo e Renzi? Qua­si nulla, tranne un match point smarrito, perso, sprecato,buttato via.C’è gente che quando sente l’odore della vittoria perde la bussola e deraglia, per presunzione, per troppa fretta, per foga, per mancanza di lucidità, magari perché è più brava a distruggere o rottamare che a costruire. È quel­lo che è capitato a Grillo e Renzi. Ora, frustrati, se la prendono con il primo che passa, con il vicino di posto. Grillo ci ha svelato che, sotto i vaffa, i gril­lini nascondono solo gli scontrini per i rimborsi. In pratica la loro rivoluzione è un borderò, un tic­ket restaurant, una busta della spesa. Se n’è ac­corto anche l’ottantenne Rodotà, che ha scarica­to Grillo spiegando: « Ha perso e non sono sorpre­so. Le dichiarazioni non bastano più, non può da­re la colpa agli elettori. Il Parlamento richiede competenza » . Renzi, invece, si è perso nelle sue tattiche fio­rentine, fatte di piccoli intrighi e della speranza che i suoi avversari si suicidassero uno dopo l’al­tro.”

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