Guerra ai cristiani, ogni giorno 10 uccisi per la fede

Guerra ai cristiani, ogni giorno 10 uccisi per la fede
Il massacro di Garissa

ROMA – L’eco del massacro di Garissa, con i carnefici che selezionano le vittime in base al loro credo, rimbalza al di fuori del Kenya in guerra a bassa intensità con i fondamentalisti somali e, senza perdere d’intensità, risale verso la Repubblica Centrafricana, la Nigeria, il Sudan, su e su ancora fino a investire la Libia, il Sinai egiziano, la Siria, l’Iraq, quell’inquieta mezzaluna allargata in cui i cristiani conoscono oggi il peggiore dei mondi possibili.

Come riporta Francesca Paci sulla Stampa,

indipendentemente dall’orientamento politico gli indicatori internazionali concordano sul quadro generale: i cristiani sono sotto attacco e il fenomeno è in crescita. Secondo l’organizzazione Open Doors International nell’ultimo anno la pressione sulle chiese è diminuita in 11 Paesi ma è rimasta stabile in 7 ed è aumentata in 29.

Gli osservatori del World Watch Monitor concordano sul fatto che il 2014 sia stato un anno tragico con almeno 4334 persone ammazzate nel nome di Gesù e oltre mille luoghi di culto distrutti per la stessa ragione.

L’offensiva è globale, se tra i primi 5 Paesi nemici dei cristiani compare la Corea del Nord, lontanissima geograficamente e ideologicamente dall’epicentro del neo jihad. Eppure, le altre 4 maglie nere sono Nigeria, Siria, Repubblica Centrafricana e Kenya, vale a dire Stati in cui a bersagliare i preti e le loro comunità sono gruppi come Boko Haram o Isis che, piaccia o meno alla stragrandissima maggioranza delle moschee, rivendicano la loro identità di musulmani modello.

La paura mangia l’anima e quella dei cristiani di Medioriente e pendici sembra oggi particolarmente vorace. Siamo di fronte alla riedizione dello scontro tra islam e cristianesimo? All’indomani dell’attentato al settimanale francese Charlie Hebdo molti imam, come il parigino Hassen Chalghoumi negarono la nuova guerra santa sottolineando come il 95% dei caduti del terrorismo fossero musulmani. Il dato deriva da uno studio del 2011 dell’americano National Counter-Terrorism Center secondo cui quando è possibile determinare la fede delle vittime degli attentati degli ultimi 5 anni la percentuale dei musulmani si attesta tra l’82% e il 97%. Il problema è però nella difficoltà di stabilire in cosa credessero i morti, obietta chi, come il centro Pew, stima che tra persecuzioni fisiche e marginalizzazione politica e culturale i cristiani rappresentino al momento almeno il 70% dei casi di discriminazione religiosa (…)

 

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