La guerra di Soho, Repubblica: “Call-girl in corteo contro la speculazione”

La guerra di Soho, Repubblica: "Call-girl in corteo contro la speculazione"
La guerra di Soho, Repubblica: “Call-girl in corteo contro la speculazione”

ROMA – “Londra, la guerra di Soho call-girl in corteo contro la speculazione” è il titolo dell’articolo del corrispondente di Repubblica, Enrico Franceschini. Ecco l’articolo:

«Quanti omicidi di prostitute devono avvenire prima che la polizia ci lasci in pace?» È il grido di battaglia delle call-girls di Soho, dopo che le forze dell’ordine hanno intensificato i raid per chiudere i bordelli, le saune e i centri massaggi del celebre quartiere a luci rosse di Londra. Stavolta la protesta, che dura da mesi, è scandita dalla “benedizione” di un sacerdote e da un corteo di lucciole per le vie della zona. Le donne affermano che lavorare negli appartamenti di Soho, protetti da telecamere a circuito chiuso, è più sicuro che fare lo stesso mestiere in strada. E il reverendo Simon Buckley, diacono della locale chiesa di St. Anne, accusa gli agenti della buoncostume di atteggiamenti “inaccettabili e illegali” durante le azioni per mettere fuori uso i postriboli e arrestare le ragazze.
Dietro la colorita marcia di protesta delle call-girls, alcune in abiti discinti, con mascherine da carnevale sul volto e ironici cartelli, c’è una polemica più ampia, nella quale sono coinvolti anche gli esercenti di sex-shop, toplessebar e locali notturni del quartiere: il tentativo, come scrive il Guardian, di trasformare Soho da quartiere a luci rosse, facendone l’ennesimo “ghetto” di lusso nel cuore della capitale britannica, a base di costosi condomini, boutique firmate e ristoranti alla moda.
I bordelli verrebbero chiusi sotto pressione di costruttori immobiliari che vogliono tirare giù o restaurare le vecchie casette di una delle zone più tipiche di Londra per alzare palazzi e alzare gli affitti dei negozi. Situata a due passi da Piccadilly Circus tra i teatri del West End e le vie dello shopping come Regent e Oxford street, Soho farebbe insomma gola agli speculatori, consapevoli che la sua reputazione di quartiere a luci rosse non giova ai loro commerci. Anche per questo non sono solo le lucciole a protestare, ma pure gestori di bar, night-club e jazz club come il famoso Ronnie Scott, secondo cui il carattere “storico” di Soho, zona di vizio ma pure di creatività, un tempo popolata di bohemienne , attori e artisti, rischia di cambiare definitivamente.
In parte è già cambiata. Non ha più nulla di sordido o pericoloso, è meta abituale di turisti, magari per entrare a Madame Jo-Jo, il cabaret dei travestiti, non più di uomini soli che si aggirano con il bavero rialzato. Ma un certo numero di “massagge parlours” sono rimasti, anche se molti sono appunto “trappole” per turisti dove il sesso viene soltanto promesso e ogni bicchiere di whisky annacquato costa una fortuna. «Le ragazze arrestate negli ultimi raid sono state minacciate dalla polizia, maltrattate inutilmente, ricattate conl’avvertimento che i loro familiari saranno avvertiti del mestiere che fanno», accusa il reverendo Buckley. Le call-girls sono riuscite a dimostrare che non sono schiave del sesso straniere, sfruttate da gang di delinquenti, ma libere professioniste: in Gran Bretagna fare sesso in cambio di soldi non è reato, lo è solo lo sfruttamento della prostituzione. E la settimana scorsa un giudice ha dato loro ragione, consentendo a quattro lucciole di rientrare in possesso degli appartamenti dove fornivano “massaggi” ai clienti.
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