Hollande, “le due sinistre” e il ministro degli Interni Manuel Valls

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2013 - 12:30 OLTRE 6 MESI FA
Francois Hollande

Francois Hollande

PARIGI (FRANCIA) – Le due sinistre, le due anime della sinistra francese rischiano di schiacciare Hollande. Al centro, tra le due ali Hollande il caso di Leonarda, la zingara quindicenne prelevata dalla polizia lo scorso 9 ottobre, durante una gita scolastica e espulsa dalla Francia. Alla fine Hollande ha deciso di far tornare Leonarda in Francia, senza genitori, anche per calmare le “pretese” “delle angosciate coscienze di sinistra”  e “non urtare troppo le anime inquiete di destra” cavalcate da Marine Le Pen. Poi però la replica di Leonarda, o tutti o nessuno, o torno coi genitori o non torno. Un altro, l’ennesimo schiaffo a Holllande che intanto precipita al 29% dei consensi. Manuel Valls, il ministro degli Interni, invece cresce e raggiunge il 58%.

Nella sua storia delle sinistre francesi (Les Gauches Françaises, 1762-2012, edit. Champs) Jacques Julliard – scrive Bernardo Valli per Repubblica –  enumera quattro correnti, o famiglie: liberalismo di sinistra, giacobinismo, collettivismo e libertarismo. Così come la destra si distinguerebbe, secondo René Rémond, in tre famiglie principali: legittimista, orleanista, bonapartista (ossia di tendenza monarchica, liberale, autoritaria). Queste definizioni, di destra o di sinistra, risalgono a particolari episodi della storia nazionale rimasti in vario modo nel subconscio politico dei francesi. Ma col tempo le correnti si sono ramificate. Si sono aggiornate. Ci sono tanti modi, più o meno obsoleti, tramontati o ancora praticabili, di far politica a sinistra, o di pensare a sinistra. Nicolas Truong li elenca: statalismo, collettivismo, colbertismo, sovranismo, gauchismo, gallo-comunismo, socialismo, socialdemocrazia. La lista non si esaurisce qui. Ma basta per dare un’idea dell’ampiezza del confronto, attizzato dal caso della piccola zingara.

Manuel Valls, trionfante nei sondaggi è facilmente classificabile tra i social-liberali. Ma con un accento autoritario, per la sua tenacia e severa attenzione alla sicurezza, legata ai problemi posti dall’immigrazione. Secondo i sostenitori, il ministro degli interni incarna la sinistra modernista e riformista. Per il politologo Zaki Laidi sarebbe il solo in grado di governare a lungo, malgrado il fastidio del gauchismo minoritario da sopportare. Potrebbe assicurare una spinta riformista nel quadro di una Repubblica intransigente. Innovazione e disciplina. Per Valls molte cose vanno cambiate. Compreso il nome del partito. Per lui la parola «socialista» non significa più niente. Gli esempi da tenere in considerazione sono il New Labour di Tony Blair e la Spd dei tempi di Gerhard Schroeder.
Manuel Valls non condanna il ’68. Lo considera un movimento emancipatore, una liberazione dell’individuo accompagnata da un’avanzata dei consumi e della morale. Ma la modernità, aggiunge, ha bisogno di sicurezza. Per questo lui preferisce Georges Clemenceau, del quale tiene un ritratto nel suo ufficio, a Jean Jaurès, nume del socialismo francese. Clemenceau era chiamato la Tigre. A Valls piace. Lo vede «elastico e felino». È stato considerato a torto un nemico della classe operaia ma era in effetti il promotore di una politica di progresso sociale, con il marchio dell’ordine repubblicano.
Nel partito Manuel Valls non ha soltanto amici. Non sono in pochi a condannare le sue posizioni, giudicate non conformi ai principi di sinistra. È accusato di adottare la tattica del Front National per combatterlo, con il rischio di assecondarlo. Alle primarie, vinte da François Hollande, non arrivo’ al 6%. Ma adesso molti sindaci di sinistra se lo contendono per la campagna che si concluderà in primavera con le elezioni municipali. I sondaggi dimostrano che piace agli elettori, anche se non sempre a quelli di sinistra. Per François Hollande il suo ministro degli Interni (il «primo poliziotto di Francia») rappresenta una preziosa popolarità che a lui manca.