Hollande, legge di stabilità e primarie Pd: la rassegna stampa

 

 

 

ROMA – Lo spread dà tregua all’Italia. Il Corriere della Sera: “Monti: misure brutali, evitata la catastrofe finanziaria”. La lunga notte delle famiglie. Editoriale di Maurizio Ferrera:

“La legge di stabilità appena varata dal governo è un provvedimento complesso e variegato: i suoi effetti distributivi sul reddito degli italiani sono difficili da stimare. A giudicare dal coro di proteste degli ultimi giorni, la parte più controversa riguarda i tagli a deduzioni e detrazioni fiscali e la tosatura delle prestazioni assistenziali. Quando si toccano i portafogli delle famiglie, le critiche sono inevitabili e spesso hanno carattere strumentale. Più che entrare nel merito di singole misure, conviene concentrarsi sulla direzione generale della manovra. La strada imboccata è quella giusta? Rispondo con una metafora: la strada è giusta, ma il governo ha messo il carro davanti ai buoi. Ha cioè agito senza avere gli strumenti per poter essere davvero efficace ed equo”.

La riscossa dei Btp, spread ai minimi da aprile. Articolo di Stefania Tamburello:

“Un successo così forse non se lo aspettava neanche Maria Cannata, il direttore del Debito pubblico del Tesoro, che pure ha studiato nei particolari il periodo più propizio e le condizioni più appetibili della terza emissione dei Btp Italia per bissare l’ottimo esordio di marzo ed evitare l’accoglienza tiepida del secondo collocamento in giugno. A sottoscrizioni non ancora terminate — oggi sarà l’ultimo giorno per fare prenotazioni e acquisti — il titolo indicizzato all’inflazione italiana, destinato al largo pubblico dei risparmiatori che se vogliono possono acquistarlo anche direttamente online, ha raggiunto un numero di adesioni superiore alla somma delle prime due edizioni: oltre 10 miliardi in valore (più di 5 solo ieri). Un vero boom che non si spiega certo solo con l’accuratezza impiegata da Cannata e dal suo staff di tecnici nell’individuare giorni di uscita e tassi ma che chiama in campo quel «prudente ottimismo» per i destini dell’Europa e dell’euro dichiarato dal presidente della Bce, Mario Draghi, al termine dei lavori dell’assemblea del Fondo monetario internazionale a Tokyo e condiviso anche dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e dagli economisti di Palazzo Koch”.

Che cosa fare con i Titoli di Stato. Scrive Giovanni Stringa:

“I tassi sui Btp decennali sono tornati ai livelli del giugno 2011. Il 4,76% toccato ieri sul mercato secondario non si vedeva da 16 mesi. Prima, quindi, di quel fatidico inizio luglio 2011, quando la situazione dei titoli di Stato è esplosa con un’impennata verticale dei rendimenti. Gli spread, invece, non hanno toccato ieri i minimi del periodo, perché il loro riferimento — vale a dire i tassi sui Bund tedeschi — è oggi ben più basso di 16 mesi fa.
Andamento in discesa anche per gli altri Paesi della «periferia Sud» dell’euro. In Grecia il rendimento dei decennali è precipitato dal 50% circa di inizio anno al 18% — punto più, punto meno — di questi giorni. Anche i tassi sui titoli portoghesi sono scivolati sotto il 10% dopo essersi avvicinati al 20% a inizio anno. E lo spread sui Bonos spagnoli è passato dai 638 punti di luglio ai 383 di ieri”.

La Repubblica: “D’Alema: non mi ricandido”. L’occasione mancata. Editoriale di Massimo Giannini:

“Il ministro della Giustizia tuona: «Questa legge non è carta straccia». Ha ragione: questa legge, semmai, è un pannicello caldo. Conforta, ma non cura. Lenisce, ma non risolve. In qualche caso, addirittura, peggiora il male che vorrebbe estirpare.
Nessuno nega il segnale politico. Dopo il devastante lavacro di Mani Pulite, e dopo diciassette anni di cultura dell’impunità scientificamente inoculata nelle vene del Paese dalla macchina del potere berlusconiano, il testo della Severino è il primo tentativo di rialzare in qualche modo la bandiera della legalità. Di rimettere mano a una strumentazione normativa logora, contraddittoria e comunque inadeguata ad arginare la nuova ondata di scandali che dalla Lombardia alla Sicilia sta ammorbando la democrazia e soffocando l’economia”.

Intervista di Claudio Tito a Matteo Renzi:

“Mi pare che sia un gesto onorevole da parte sua. Ma io non intendo strumentalizzare». Matteo Renzi è contento. L’addio anche di Massimo D’Alema lo considera «merito» suo «ma non mi intesto la vittoria». Dopo Veltroni, è un altro passo verso il «rinnovamento». Ora il confronto sulla rottamazione può finire, si discuta di contenuti. Ma avverte: «Anche tutti gli altri ne prendano atto». E soprattutto spiega che nessuno può considerare l’addio «alla politica attiva» una scorciatoia per un incarico di governo: «Con me nessuno di questi sarà ministro”.

Il Giornale: “Caso Fini, atto secondo”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

“Fini ha casa, a con l’acca, ma anche Fini a casa, senz’acca. Lo aveva giurato lui: se provano che la casa di Montecarlo è di mio cognato, mi dimetto. Bene, noi le pro­ve le avevamo già portate tutte con un’inchiesta giornalistica sul campo pilotata dal nostro Gian­marco Chiocci che meriterebbe una medaglia. Ma Fini, ricorderete, non fu di parola e restò al suo po­sto nonostante l’evidenza. Non contento, lui e i suoi sodali cercarono di farci passare come una «mac­china del fango», tesi che trovò non pochi consensi in nostri colleghi (alcuni anche illustri, vero Gad Lerner?) imbolsiti, invidiosi e soprattutto in malafe­de. Bene, a distanza di due anni, dalle carte seque­strate per un’altra inchiesta giudiziaria, che L’espresso pubblicherà sul prossimo numero,c’è la prova definitiva che noi del Giornale avevamo ra­gione e che Fini ha mentito ai suoi, al Paese e ai colle­ghi della Camera: dietro la società offshore che ac­quistò la casa di Montecarlo, svenduta da An, c’era Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, moglie di Fini”.

Il Fatto Quotidiano: “Casa di Montecarlo. Ora Fini è nei guai”. Il sonno quotidiano. Editoriale di Marco Travaglio:

“Gli italiani, si sa, sono nati per soffrire. Uno su tre chiede aiuto alla Caritas, uno su cinque non arriva a fine mese, tre giovani su tre sono disoccupati, 4 milioni sono precari. E ora devono pure attendere fino a chissà quando per sapere se il Pd chiederà o no a Massimo D’Alema, la Volpe del Tavoliere, di sacrificarsi ancora una volta per noi e abbassarsi a tornare in Parlamento. Ma si può vivere così, senza un minimo di certezza? Per fortuna, in tanta precarietà, qualche punto fermo rimane. Beppe Pisanu, deputato dal lontano 1972, annuncia che si ricandida (non dice con chi, ma qualcuno che lo mette in lista si trova) perché “una famiglia sarda detiene il record della longevità in Italia e io, politico sardo, voglio battere quello della longevità politica”. A spese nostre, s’intende. La lieta novella è stata comunicata alla presentazione del libro di Ciriaco De Mita (che, fra Italia ed Europa, è parlamentare dal 1963), dal titolo decisamente minaccioso: La storia non è finita. E le minacce dilagano, se è vero che Formigoni, che salta da una poltrona all’altra dal 1984, si ripresenterà alle regionali lombarde magari con una lista Forza Forchettoni, con l’aggiunta di una lista Sgarbi, altro nome di cui si sentiva la mancanza”.

La Stampa: “Primo sì all’anticorruzione”. Ma resta l’incognita dei partiti. Editoriale di Marcello Sorgi:

“La presenza di Monti accanto al ministro Severino al Senato, al momento di porre la questione di fiducia sul maxiemendamento, poi approvato, che apre la strada all’approvazione della legge anticorruzione, lascia capire quale importanza il governo dia a questo passaggio. La soluzione trovata, dopo un faticoso iter durato mesi, è stata quella di un alleggerimento generale del testo, dal quale sono usciti tutti gli emendamenti più controversi, a cominciare da quelli che dovevano servire a neutralizzare il processo contro Berlusconi per il «bunga-bunga» e il «caso Ruby». D’altra parte, dopo gli sviluppi degli scandali alle regioni Lazio e Lombardia, era obiettivamente difficile per il centrodestra insistere sulla linea della resistenza: ma è ancora presto per dire se, dopo l’approvazione al Senato, la legge potrà marciare speditamente anche alla Camera, dove il testo dovrà comunque tornare per il varo definitivo”.

Intervista a Francoise Hollande:

“L’attribuzione del Nobel alla Ue è, insieme, un omaggio al passato e un appello per il futuro. L’omaggio è per i padri fondatori dell’Europa, capaci di fare la pace all’indomani di un massacro. L’appello è per i governanti dell’Europa di oggi, perché siano coscienti che uno scatto è indispensabile. Sull’uscita dalla crisi della zona euro, siamo vicini, molto vicini, perché abbiamo preso le decisioni giuste al vertice del 28 e 29 giugno e le applicheremo il più rapidamente possibile. Prima, regolando definitivamente la situazione della Grecia, che ha fatto tanti sforzi e che deve ormai essere sicura di restare nell’eurozona. Poi, rispondendo alle esigenze dei Paesi che hanno fatto le riforme attese e che devono potersi finanziare a tassi ragionevoli. Infine, realizzando l’unione bancaria. Voglio che queste questioni siano risolte da qui alla fine dell’anno. Allora potremo iniziare a cambiare i nostri sistemi di decisione e approfondire l’unione. Sarà il grande cantiere di inizio 2013”.

Grillo il Vicerè seduce la Sicilia: “Qui siamo i primi”. Il reportage di Mattia Feltri:

“Se ha un problema, qui, Beppe Grillo ce l’ha con la toponomastica. Sono sbarcato a nuoto dice, dopo che già erano sbarcati Giuseppe Garibaldi a portare lo Stato e gli Americani a portare la mafia. Che poi nella dottrina grillesca lo Stato e la mafia sono all’incirca la stessa cosa. Lo dice nella notte di martedì, in una piazza pienotta ma non traboccante e alle sue spalle c’è via Megara. “Già colonia greca”, riporta l’insegna di pietra. Siamo ad Augusta, città di raffinerie e aria lercia che scirocco e maestrale provano a soffiare altrove. Si chiama così per volere di Federico II, Stupor mundi, ma far l’elenco di chi sbarcò a portare un mondo migliore, e a forgiare la noncuranza e la disillusione, è come recitare la formazione a memoria: romani, svevi, saraceni… Lui lo sa. Picchia i pugni sui tubolari del palco. “A Modica sono rimasti tutti sotto i portici! Qua sotto non veniva nessuno! Ma la dovete cambiare voi questa terra!”. A ogni comizio, e sono due al giorno, più la nuotata fra Reggio e Messina, più la scalata all’Etna, la voce è un po’ più roca”.

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