Il Fatto: “Nemmeno le auto blu: la guerra di Cottarelli per trovare 32 miliardi”

Nemmeno le auto blu: la guerra di Cottarelli per trovare 32 miliardi
Le auto blu

ROMA – Carlo Cottarelli ha molte idee e sta lavorando da mesi chiuso nei suoi uffici al Tesoro, visto che il trasloco a Palazzo Chigi non si è mai fatto. Ma non può fare tutto da solo. Per esempio le auto blu: il 18 aprile il premier Matteo Renzi annuncia che “direttori generali e sottosegretari andranno a piedi o in autobus”, il decreto legge sugli 80 euro del 24 aprile stabilisce che “con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri su proposta del ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, è indicato il numero massimo, non superiore a cinque, per le auto di servizio a uso esclusivo, nonché per quelle ad uso non esclusivo, di cui può disporre ciascuna amministrazione centrale dello Stato”.

Ecco: quel decreto di palazzo Chigi non è mai arrivato, le auto blu sono state ridotte soltanto al ministero del Tesoro dove lavora Cottarelli, da 24 a 12, con i vertici che devono prenotarsi per usare la vettura di servizio. Le altre 6.500 auto blu circa sono ancora tutte in servizio.

Scrive Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano:

Un dato simbolico, ma che dimostra quanto è difficile trovare davvero quei 32 miliardi che il governo Letta (e poi quello Renzi) hanno chiesto a Cottarelli di risparmiare in tre anni. Quando si è insediato, nel novembre 2013, l’economista del Fondo monetario internazionale forse si aspettava un sostegno maggiore dalla politica. Invece con il governo Renzi non si è mai creata grande sintonia: Cottarelli voleva tetti allo stipendio anche dei dirigenti e dei quadri della pubblica amministrazione, Renzi ha fissato il limite dei 240 mila euro solo per le funzioni apicali, per citare un esempio. E allora il commissario lavora negli spazi lasciati liberi dalla politica, là dove non si perdono troppi voti.

L’obiettivo più ambizioso è rivoluzionare gli acquisti della pubblica amministrazione: in teoria tutti gli enti pubblici dovrebbero comprare beni e servizi tramite la Consip, la centrale acquisti, per risparmiare. Ma è facile derogare (l’esempio che Cottarelli usa sempre per spiegarsi è questo: se la Consip compra telefoni gialli a 50 euro l’uno, un Comune può dire che ha bisogno di un telefono rosso che ne costa 100 e quindi lo deve acquistare sul mercato in autonomia). Sembra incredibile, ma in Italia nessuno sa cosa comprano le amministrazioni e quando pagano esattamente i singoli prodotti.

Dalla prossima settimana partirà l’azione di Cottarelli assieme all’Autorità anti corruzione di Raffaele Cantone: un centinaio di lettere a tutte le amministrazioni che fanno acquisti ingenti fuori dalle procedure Consip. Per scoprire se sono eccezioni motivate, semplici sprechi oppure occasioni per far girare mazzette. Finora la Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (l’Avcp ereditata da Cantone) non riusciva a fare controlli perché nessuno ha fissato i prezzi corretti con cui fare confronti. L’obiettivo di Cottarelli è arrivare al livello della Gran Bretagna, dove il governo usa un librone con oltre 50mila prezzi standard che permettono di individuare al volo gli sprechi. In attesa di elaborarne l’equivalente italiano, Cottarelli comincia a standardizzare i prezzi di energia, carburanti e telefonia. Poi ha un piano per ridurre quei due miliardi di euro che le amministrazioni spendono ogni anno per l’illuminazione (in termini di kilowattora l’Italia consuma il doppio della Germania, c’è chiaramente qualcosa che non va). Ma servono investimenti, per esempio per introdurre i sensori che spengono le luci quando gli impiegati lasciano la stanza (…)

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