ROMA – Il Giornale di Berlusconi in campagna contro l’arci nemico Carlo De Benedetti, presidente di Repubblica. Lo spunto è il salvataggio di Sorgenia, la società dell’energia inventata dfal figlio di Carlo, Rodolfo De Benedetti, finita con 1,8 miliardi di debiti con il sistema bancario, la maggior parte dei quali senza garanzie.
Stefano Filippi riferisce su Il Giornale:
La società energetica evita così il fallimento passando – a breve – sotto il controllo delle banche. L’omologa del tribunale era l’ultimo passo per il salvataggio del gruppo controllato dalla Cir (famiglia De Benedetti) e dall’austriaca Verbund. Con questo passaggio vengono autorizzati un aumento di capitale da 398 milioni e un prestito convertendo da 198 milioni: in questo modo le banche con cui Sorgenia era indebitata potranno trasformare i loro crediti in capitale. Il creditore che rischiava di più è il Montepaschi (600 milioni).
È un’operazione alla portata di tutti gli imprenditori esposti con il sistema creditizio? Certo che no. Di solito le banche chiedono ai debitori di rientrare velocemente e senza discutere troppo. E, prima ancora, si guardano bene dal prestare soldi a imprenditori che mostrino crepe nell’assetto finanziario. In questi anni di crisi non si contano gli artigiani che hanno chiuso bottega perché le banche non concedevano dilazioni ai debiti. O i proprietari di case pignorati perché non ce la facevano a pagare le rate del mutuo.
Non è stato così con Sorgenia: tutti ai piedi dei De Benedetti. Lo scorso luglio, quando fu raggiunto l’accordo base per evitare il fallimento, il gruppo energetico aveva accumulato un debito mostruoso: quasi 2 miliardi di euro con 21 istituti. Che in passato avevano largheggiato con la società controllata dall’editore di Repubblica ed Espresso (in anni recenti ha lasciato i ruoli operativi ai figli) nonostante che le attività di Sorgenia andassero male. Uno degli asset più famosi, la centrale elettrica a carbone di Vado Ligure partecipata tramite Tirreno Power, ha perso 384,4 milioni di euro tra inizio 2013 e ottobre 2014 ed è gravato da un debito di 894 milioni.
Con somme di questa portata le banche avevano bisogno di un «incentivo» per impegnarsi ancora a non affossare la società energetica della famiglia De Benedetti. Un paio di settimane prima che fosse ratificato l’accordo che prevede l’uscita dall’azionariato di Cir e Verbund, l’aiutino è arrivato puntuale dal governo Renzi. Il che spiega anche perché il quotidiano di famiglia sia così benevolo con il premier (…)
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