ROMA – “Non vale un’acca! Il ministro Kyenge dimostra di non valere un’acca! Prenda subito un aereo per il Congo! E già che c’è ci resti anche a lungo!” grida il leghista Mario Borghezio al telefono con l’ambasciatore italiano a Kinshasa.
Ventisei famiglie italiane sono bloccate in Congo, alcune da più di due mesi, insieme ai loro bambini adottati, tra malaria, visti scaduti, assurdità varie. Dal ministro Cecile Kyenge, congolese di origini, ci si aspettava un aiuto, ma finora nessun risultato, solo promesse.
Scrive Paolo Bracalini sul Giornale:
Nove mesi complicati per la traballante poltrona della ministra (dell’Integrazione), sotto attacco anche del Pd, stufo del suo ministro. «La sua presenza nel governo non dev’essere solo un modo per ripulirsi le coscienze. Non basta piangere e condannare, deve dare risposte concrete ai migranti» la rimprovera il deputato Pd Kalid Chouki (che ieri si è recluso al Cie di Lampedusa, incassando la solidarietà di mezzo partito) anche lui un «Turco boy», nel senso di un pupillo dell’ex ministra Livia Turco, che ha sponsorizzato la nomina della Kyenge presso Letta. Sul fronte dei «migranti», stavolta sua piena competenza, la Kyenge ha fatto solo buchi nell’acqua.
Prima della tragedia dei morti a Lampedusa, e prima degli scandali sulle condizioni dei clandestini nei Cie, la Kyenge assicurava: «L’immigrazione? Non è un’emergenza,ormai è un fenomeno stabile ».Anche l’antileghista viscerale Gad Lerner, che pure- scrive sul suo blog- ha «gioito per la sua nomina»e si è«indignato per gli attacchi razzisti di cui è stata oggetto»(le battute da osteria sull’orango…), chiede: «Porterà a casa qualche risultato? ». Come dire: finora nulla (…)
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