ROMA – Si chiama bonus Poletti, ma è un male garantito per pensionati e – novità – anche una trappola per i pensionandi. Il Senato ha convertito il decreto sui rimborsi per la mancata rivalutazione delle rendite decisa dal governo Monti, che era stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale.
La toppa messa dal governo Renzi è notoriamente una mezza fregatura, scrive Antonio Signorini sul Giornale.
La rivalutazione taglia fuori un bel po’ di pensionati che non vedranno mai più il recupero dell’inflazione per gli anni 2012 e 2013. Sono quelli sopra i tremila euro lordi: 724.250 persone in carne e ossa che percepiscono più o meno 1.800 euro netti. Per loro, la Costituzione è sospesa per eccesso di benessere. Perdono tutta la rivalutazione. Va poco meglio per gli altri, quelli che prendono pensioni da 1.500, sempre lordi, fino a tremila. Per loro i diritti costituzionali sono riconosciuti in via di principio, ma decimati in termini di soldi. Per le pensioni da 1.500 euro il recupero non restituito è di 1.430 euro: 658 euro invece di 2.088. Con 2.500 euro lordi, si incasseranno 274 euro invece di 2.712. Sono 2.438 euro regalati.
Sacrificio necessario, spiega Giuliano Poletti, per non «scassare i conti pubblici». Una misura di equità generazionale, sostiene l’esecutivo, visto che il sacrificio lo fanno gli attuali pensionati, retributivi e spendaccioni. Peccato che, come succede spesso in Italia, ci sia un’altra fregatura in arrivo anche a danno delle «vittime». Il ministro del Lavoro ha annunciato l’avvio di un tavolo con i sindacati per discutere di come cambiare la rivalutazione. Tradotto: siamo ancora in un regime speciale che prevede un taglio (più leggero di quello Monti) all’adeguamento all’inflazione (…)