Il Giornale: “Prolissi, provinciali, fumosi. Italiani bocciati in curriculum”

Il Giornale: "Prolissi, provinciali, fumosi. Italiani bocciati in curriculum"
Il Giornale: “Prolissi, provinciali, fumosi. Italiani bocciati in curriculum”

ROMA – I ragazzi non sanno presentare all’estero in maniera efficace i loro corsi di studio. E così vanno subito in fumo i posti di lavoro. Ecco gli errori che li “condannano”.

Scrive Enza Cusmai sul Giornale:

Siamo un popolo di poeti, creativi, amanti della fan­tasia ma non metteteci da­vanti a un computer per scrive­re un curriculum. Qui diventia­mo un vero disastro. Sicuramen­te ci saranno delle eccezioni, ma è quello che pensano di noi alcuni «recrui­ter » (i selezio­na­tori del per­sonale) stra­nieri che si so­no confidati sul sito Linkie­sta. it. A loro piovono sulla scrivania fogli con descrizio­ni sterminate, incomprensi­bili e le u­niver­sità in cui han­no studiato i nostri conna­zionali, per quanto vali­de, risultano sconosciute o poco note. Le votazioni, inoltre, non corrispondono a quelle utilizzate nel Paese desti­natario. E anche il nostro ambi­to termine «doctor»è infelice:ol­tre confine il significato del ter­mine è molto diverso. Morale: chi esamina le candidature di italiani spesso non riesce a capi­re chi si trova davanti e se il­profi­lo corrisponde alle necessità in­dicate dall’azienda. Così diven­tano diffidenti e per evitare lun­gaggini, cestinano.Fine dell’av­ventura.

In particolare, in Inghilterra, Olanda e Germania, quando un selezionatore riceve un cv da parte di italiani, arriccia il naso. Carlo Boldet­ti, meccanico in Formula 1 ha visionato moltissime candidature di connazio­nali alla ricer­ca di un impie­go a Londra e critica i nostri giovani per­ché «sembra che non faccia­no­alcuno sfor­zo per metter­si nei panni di un inglese che non conosce il sistema del nostro Pae­se ». Per esem­pio, il 110 si de­ve tradurre con un «first» e nes­suno lo sa. Poi gli italiani inseri­scono dati come sesso, data di nascita, che per gli inglesi sono addirittura elementi da censu­rare, perché discriminatori (…)

C’è di peggio.Ci sono cv scritti solo in italiano. «Non sempre si rivela una scelta utile perché, per usi interni, abbiamo biso­gno che siano in inglese », osser­va il capo del dipartimento in to­no decisamente ironico. Ma non bisogna scoraggiarsi e d’ora in poi è meglio seguire qualche dritta per suscitare at­tenzione a distanza e ottenere al­meno un colloquio oltralpe. Su Internet i suggerimenti non mancano.L’Universitàdi Pavia offre addirittura la tipologia giu­sta per ogni paese europeo con tanto di esempio da seguire. A prova di deficiente.

In Studenti.it altre raccoman­dazioni sensate come scrivere il cv nella lingua degli eventuali fu­turi datori di lavoro e tradurre anche tutti i titoli di studio e le vo­tazioni. Bisogna evitare errori, sviste e refusi e una rilettura di madrelingua non guasta. Fon­damentale inoltre è la lettera motivazionale scritta in manie­ra concisa. Bastano tre frasi ma efficaci e questo aumenta l’at­tenzione del selezionatore del 10%. In tutto curriculum vitae non deve superare due pagine, bandita anche una riga di più. Diversamente si rischia di esse­re cestinati all’istante. Se non è richiesto, va pure evitato il for­mato europeo (…)

 

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