Il Giornale: “Tasse rendite al 26%, ecco cosa succederà”

Il Giornale: "Tasse rendite al 26%, ecco cosa succederà"
Il Giornale: “Tasse rendite al 26%, ecco cosa succederà”

ROMA – C’è un rischio trappola per i risparmiatori italiani. Ed è lega­to al ventilato aumento della tassazione sulle rendite finan­ziarie. Una novità che per certi versi sarà retroattiva, per altri, se non gestita con attenzione, rischia di far perdere quattrini a chi ha investito con un regi­me, e se ne trova un altro.

Il te­ma riguarda un po’ tutto, esclu­si solo i buoni postali, i titoli di Stato e i prodotti a questi equi­parati, per i quali l’aliquota re­sta al 12,5%. Il resto verrà tassa­to, sembra, dall’attuale 20, al 26%. Parliamo di capital gain su azioni, obbligazioni e fondi comuni; le cedole e i dividendi azionari. Fondi pensione e ri­sparmio previdenziale dovreb­bero godere di un’aliquota se­parata e pari all’11%. Mentre i dubbi (tra i tanti) riguardano anche la tassazione degli inte­ressi dei conti correnti e dei conti deposito, attualmente tassati al 20.

Scrive Cinzia Meoni sul Giornale:

Da ieri si sa che la tassa au­menterà. Ma per ora regna la to­tale incertezza sulle modalità che saranno adottate. Nel frat­tempo, chi può tira i remi in bar­ca e, forte anche dei recenti rial­zi delle Borse, porta a casa i gua­dagni accumulati godendo di un regime fiscale migliore ri­spetto a quello che, presumibil­mente, entrerà in vigore dal pri­mo luglio. A due mesi e mezzo dall’ipotetico nuovo salasso, le fonti ufficiali tacciono.

Gli unici attivi sono i consu­lenti finanziari, che mettono i propri clienti di fronte, da un la­to, allo spettro della «retroatti­vità »della tassazione,e dall’al­tro all’esperienza pregressa: l’ultimo aumento dell’aliquo­ta dal 12,5 al 20% avvenuto con il governo Monti tra il 31 dicem­bre 2011 e il primo gennaio 2012. E consigliano un check dei «portafoglio», prima che sia troppo tardi. Quindi: come difendersi? Risposte risolutive non ce ne sono, nonostante i tempi stretti. Ma ecco, su cin­que punti critici, quello che po­trebbe avvenire, sulla base del­l’ultimo aumento del 2012.

Si tratta dei capital gain matu­rati, ma non ancora realizzati con la vendita del titolo. Vin­cenzo Longo, market strate­gist di Ig: «L’aliquota salirà al 26% a prescindere dal periodo di maturazione degli interessi e delle plusvalenze inerenti al titolo previsto. Potrebbe quin­di rivelarsi una soluzione vin­cente considerare un’uscita strategica a ridosso delle date di passaggio, per poi eventual­mente considerare un rientro selettivo». Sempre che le com­missioni e la tobin tax rendano l’operazione conveniente. In altri termini: chi sta guada­gnando 1000 euro in valuta 30 giugno, tassati al 20%, se ven­de dalla valuta 1 luglio in poi se li trova tassati al 26%: 60 euro di salasso retroattivo ogni 1000. Questa è la trappola. Per evitarla il risparmiatore deve o vendere prima del 30 giu­gno; oppure stare attento e chiedere alla propria banca di «affrancarsi»: due anni fa il le­gislatore aveva previsto un pe­riodo di tre mesi per attuare il cosiddetto affrancamento, ov­vero una sorta di congelamen­to del portafoglio ai prezzi del­l’ultimo giorno del vecchio re­gime, sul quale calcolare le eventuali plusvalenze latenti da tassare alla vecchia aliquo­ta fiscale. Ma attenzione: l’af­francamento vale sull’intero portafoglio (non era data la possibilità di scelta sui singoli asset a cui applicarlo). Qualo­ra anche questa volta dovesse essere previsto un simile pro­cedimento è meglio organiz­zarsi per tempo, sia perché non è conveniente affrancare titoli in perdita, sia perché af­francare plusvalenze latenti potrebbe non essere conve­niente (infatti si assoggetta ad una tassa un guadagno non an­cora realizzato).

In genere le cedole sono sem­pre state tassate alla data dello «stacco» e con la legislazione vigente all’incasso, a prescin­dere dalla data di maturazio­ne e dalla data di delibera da parte dell’emittente.

Il problema, come spiega an­cora Longo, è questo. «Se il 30 giugno ho già realizzato minu­svalenze per 10mila euro, pos­so­compensarle con plusvalen­ze fino a quell’importo. Ma dal primo luglio l’innalzamento dell’aliquota abbasserà la mia minusvalenza compensabile. La nuova minus sarà pari alla percentuale data dal rapporto delle due aliquote». Dunque: 20/26, pari al 76,92%. In altri termini la minus di 10mila ver­rà svalutata a 7.692 euro. Per questo Longo conclude: «Se un investitore ha minusvalen­ze da compensare e ha attual­mente operazioni in profitto, a maggior ragione gli convie­ne chiudere le posizioni entro il 30 giugno».

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