“Il governo litiga sul falso in bilancio”, Franco Bechis su Libero

"Il governo litiga sul falso in bilancio", Franco Bechis su Libero
Federica Guidi (LaPresse)

ROMA – “E il governo litiga sul falso in bilancio” è il titolo dell’articolo a firma di Franco Bechis sulle pagine di Libero Quotidiano. Bechis aggiunge: “Da una parte Renzi e Orlando vorrebbero estendere il reato, aumentando le pene in caso di grave danno per i soci. Dall’altra la Guidi vorrebbe l’indagine solo oltre una certa soglia rispetto al fatturato di un’azienda”.

Proprio alla vigilia del più volte rinviato testo sulla corruzione il governo si spacca su uno dei temi più delicati: il falso in bilancio (e parzialmente anche sull’autoriciclaggio). A mettersi di traverso alle prime bozze circolate, che puntavano sul ritorno di una pena carceraria piuttosto alta per le false comunicazioni sociali sia per le società quotate che per quelle non quotate, è stato il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. L’esecutivo aveva immaginato infatti in un primo tempo di appoggiare e modificare con alcuni emendamenti il testo di legge originariamente presentato dall’allora non ancora presidente del Senato, Piero Grasso sulle «disposizioni in materia di corruzione, riciclaggio e falso in bilancio». Quel testo è stato profondamente riscritto dopo pareri tecnici unanimemente negativi dal relatore nominato in sede referente dalla commissione giustizia di palazzo Madama, Nico D’Ascola (Ncd).

Lo scorso 5 giugno però il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri (magistrato, ex segretario di Magistratura Indipendente) ha chiesto una pausa ai lavori della commissione, annunciando «il fatto che il Governo sta predisponendo un complesso di disposizioni in materia di false comunicazioni sociali, sul quale sarà acquisito anche l’orientamento del Ministero per lo sviluppo economico. Più in generale il Governo è orientato a presentare un disegno di legge riguardante i tre ambiti normativi sui quali insiste il testo unificato adottato dalla Commissione».

In realtà la bozza di quel disegno di legge (che riunisce gli emendamenti preparati per la discussione in commissione) era già pronta e in parte assorbiva alcuni punti del testo unificato D’Ascola. Non è stato però il ministero della Giustizia a chiedere un parere su quelle norme al ministero della Guidi. É stata lei a chiedere di vedere quel testo e a rivendicare il proprio concerto istituzionale. É probabile che anche Confindustria fosse interessata a quel testo, che modificherebbe radicalmente la vita delle aziende, e non è escluso che abbia fatto pressing sulla Guidi che per lunghi anni è stata esponente di vertice dell’associazione degli industriali italiani.

Le osservazioni dello Sviluppo Economico a ieri non risultavano ancora trasmesse a quello della Giustizia, ma il braccio di ferro sostanzialmente si sta combattendo all’interno del governo su un solo punto: da una parte c’è chi (la Giustizia, su spinta molto forte del premier Matteo Renzi) pensa di fissare il reato di false comunicazioni sociali come tipico per tutti gli amministratori, e genericamente riferito alla «rilevanza » del falso, aumentando le pene in caso di grave danno per soci. Dall’altra (la Guidi) si vorrebbe invece una definizione più puntuale di quel falso, in modo che l’indagine scatti solo oltre una rilevanza rispetto al fatturato di un’azienda o percentualmente rispetto al risultato societario che si sarebbe avuto. In parole povere: un falso da 10 mila euro ha un peso su una piccola società, ne ha molto meno per una medio-grande. Non solo, ma secondo la Guidi le pene andrebbero in qualche modo collegate alla provata coscienza del falso da parte degli amministratori e all’intenzione dolosa (…)

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