“Il rimpatrio dei capitali ormai è un condono”, il Fatto

"Il rimpatrio dei capitali ormai è un condono", il Fatto
Rimpatrio dei capitali

ROMA – Ormai sembra un condono mascherato. O un cedimento del governo sul trattamento riservato agli evasori. O l’ennesimo fallimento della lotta all’evasione. Eppure la Voluntary disclosure, la dichiarazione volontaria di redditi finanziari prodotti all’estero, era stata annunciata come la svolta per il rientro dei capitali e la lotta all’evasione fiscale.

Come scrive Virginia Della Sala sul Fatto Quotidiano,

varata a marzo, secondo le stime degli esperti avrebbe dovuto far rientrare almeno 6,5 miliardi di euro,uno in più rispetto a quelli portati nel 2010 con lo scudo fiscale del ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti (5,6 miliardi).

Inoltre,sulla spinta delle direttive dell’Ocse (51 paesi del global forum sulle questioni fiscali hanno siglato a ottobre un accordo che prevede la fine del segreto bancario a partire dal 2017), il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva precisato che non sarebbe stato un condono:“L’imposta dovuta si paga per intero – aveva detto –. Chi aderirà avrà solo una riduzione delle sanzioni”. Con Tremonti, infatti, gli evasori si erano messi in regola con la garanzia dell’anonimatoeversandoalloStato solo il 5 per cento del dovuto. Stavolta no.   A favorire le autodenunce, il fatto che i paradisi fiscali avevano e hanno iniziato ad applicare politiche più rigide. Come le banche svizzere che, per evitare accuse di riciclaggio o auto riciclaggio, ormai reato penale, tendono a bloccare i conti dei clienti che non dichiarano la provenienza dei soldi e rendono sempre più difficile spostarli. Agli evasori sarebbe convenuto . Eppure, finora, è stato un flop.

A giugno, il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti aveva detto, durante un question time alla commissione Finanze della Camera, che erano arrivate solo 1800 auto dichiarazioni per un ammontare di circa 300 milioni di euro.Troppopochi.Chesifa?Si cambia la legge. Ieri, un articolo del Messaggero parlava di una “corsa al rimpatrio dei capitali” che porterebbe nelle casse dello Stato circa 3 miliardi di gettito grazie alle domandechearriverannoentro il 30 settembre, data di scadenza per la loro presentazione. Una speranza.   Il governo sta provando a recuperare il tempo perduto e a stimolare il rientro dei capitali, fino ad ora fallito. E per farlo ha concesso a tutti una sorta di sconto sulle tasse da pagare. Non sulle percentuali, quindi, ma sul tempo. Il 17 luglio, in un decreto attutativo della delega fiscale, è stata introdotta una nuova disciplina sul cosiddetto “raddoppio dei termini” per l’accertamento fiscale. Fino a luglio, con le vecchie norme, le tasse dapagarepotevanoarrivarea coprire un periodo di 10 anni. Con la modifica introdotta , invece, il Fisco potrà chiedere le tasse arretrate solo degli ultimi 4 o 5 anni. Quindi, per beneficiare del raddoppio dei termini il Fisco dovrà presentare la notizia di reato alla Procura entro la cosiddetta decadenza ordinaria, cioè il quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione (entro quinto nel caso in cui la dichiarazione sia stata omessa). Quindi, tutti i casi compresi tra il 2006 e il 2009 di cui non siagià stata comunicata la notizia di reato non potranno più essere accertati. Basterà regolarizzare i periodi di imposta dal 2010 in poi (…)

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