ROMA – “Il Senato deve chiudere ma crea nuove poltrone”. Questa è l’apertura del 20 marzo di Libero Quotidiano a firma di Franco Bechis: “Il presidente Grasso dà il via a una girandola di nomine e promozioni, con conseguenti aumenti di stipendi. Che diverranno poi liquidazioni più pesanti.”
La bozza di delibera ha già spaccato l’ufficio di presidenza del Senato. Proprio nella settimana in cui verrà incardinato da Matteo Renzi e dal suo ministro Maria Elena Boschi il disegno di legge Costituzionale sull’abolizione dei senatori, l’uomo che guida palazzo Madama, Piero Grasso, ha deciso di moltiplicare improvvisamente le poltrone. Nella bozza di delibera siprevede infatti lanomina di tre nuovi vicesegretari generali del Senato, di nove direttori e l’avanzamentodi altre categorie di personale per un totale di una ventina di promozioni. Una scelta decisamente in controtendenza sia rispetto ai piani del governo che rispetto alla scelta di non fare lievitare ulteriormente i costi della politica e della macchina amministrativa.
Pronti dunque a dare battaglia contro Grasso sia Forza Italia che il Movimento 5 stelle, e qualche dubbio sembra avercelo pure il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, che avrebbe chiesto di congelare ogni decisione, scegliendo almeno un timing meno infelicedi quello proposto. IlSenato infatti è destinato se non a scomparire a ridurre notevolmente le proprie funzioni. E visto che si dimezzeranno e più i suoi componenti nella nuova camera delle autonomie, e si ridurranno notevolmente impegni e funzioni, è probabile che anche il personale attuale risulti fra qualche anno in esubero. Non serviranno gli attuali 829 dipendenti a tempo indeterminato (a cui vanno aggiunti quelli esterni), che sono attualmente divisi quasi perfettamente per genere: 419 uomini e 410 donne. Saranno certamente in esubero gli attuali 109 consiglieri parlamentari, come i 145 segretari parlamentari e riduzioni dovranno essere previste anche nelle categorie dei coadiutori, degli assistenti e degli stenografi.
Invece di prepararsi a quei tempi arriva il piano promozioni. Che sorprende soprattutto nei vertici apicali: tre vicesegretari non ce li ha nemmeno la Camera di Laura Boldrini,chesi limita a due pur avendo da dirigere una amministrazione che si occupa del doppio dei parlamentari (630 contro gli attuali 315 che diventeranno peròmeno di 150) e del doppio dei dipendenti. Ci sarà comunque battaglia all’inter – no dell’ufficio di presidenza, perché non mancano i sostenitori delle ragioni del personale. Qualche dubbio sui tre vicesegretari ce l’hanno in molti, e solo Grasso si è fatto in pieno alfiere della richiesta dell’attuale segretario generale Elisabetta Serafin. Ma sulle altre promozioni non tutti fanno muro. C’è chi sostiene siano in qualche modo dovute, e semplicemente non avvenute fin qui per inerzia di chi ha guidato il palazzo nella scorsa legislatura (Renato Schifani con il suo ufficio di presidenza). Molti posti si sono resi vacanti con pensionamenti e altri salti di carriera (qualcuno si è impegnato nei governi passati, altri sono diventati consiglieri di Stato) e le funzioni sono state attribuite temporaneamente dipendenti di rango inferiore. La tesi dei difensori della raffica di promozioni è dunque che queste siano dovute, perché altrimenti verrebbero ottenute attraverso cause all’amministrazione.
Che questo sia vero però è tutto da dimostrare. Nelle condizioni attuali il Senato èdi fatto un’azienda in crisi, dove non possono valere gli stessi diritti dei tempi spendi e spandi. Bisognerebbe cercare ammortizzatori sociali più che promozioni. Così secondo fonti ufficiali dell’ufficio di presidenza si sta cercando una soluzione di mediazione: galloni concessi dall’ufficio di presidenza, ma stipendi immutati per non fare lievitare i costi del Palazzo. Secondo quello che risulta a Libero però chi è proposto per la promozione ha ricevuto già un aumento di stipendio negli ultimi mesi per la funzione ricoperta, e la promozione ufficializzata lo renderebbe stabile, quindi con maggiori costi. Per altro le promozioni avrebbero un effetto moltiplicatore anche in futuro, perché incideranno sia sulle liquidazioni che sul trattamento pensionistico dei premiati. L’esatto opposto di quel che dovrebbe avvenire in questo momento a palazzo Madama (…)
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