Imu, Berlusconi, Ilva e trattativa Stato-mafia: la rassegna stampa e le prime pagine

Pubblicato il 6 Dicembre 2012 - 08:47 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Berlusconi pronto a tornare”.

Berlusconi: “Costretto a ricandidarmi”. La Repubblica: “Il paese è sul baratro. Bersani: leali a Monti fino in fondo”. I fumi dell’Ilva, i gabbiani sul porto le due facce della lotta di Taranto. Editoriale di Adriano Sofri:

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“Ieri la magistratura ha ratificato il dissequestro degli impianti, ma non quello dei prodotti fermi sulle banchine, e in grado di riempire una dozzina di navi. Frutto di un reato, cioè prodotti in violazione al divieto, non rientrano nella sanatoria di fatto sancita dal decreto, di cui peraltro i magistrati eccepiranno l’incostituzionalità. Per riprendersi il malfabbricato, l’azienda può essere tentata di decidere di nuovo la messa in qualche cosiddetta libertà dei 5mila dell’area a freddo, giocando così ancora il lavoro contro il giudice.
Sul garbuglio istituzionale e politico (ci sarà fra due mesi un parlamento a tramutare in legge
il decreto?) prevale ora quello sociale. Le scorte dell’Ilva sono vicine a esaurirsi, ma gli operai del carico e scarico a mare non sono risaliti sulle gru, come avevamo raccontato (e racconteremo ancora) e non hanno intenzione di farlo nelle condizioni di prima. Ieri per giunta nello stabilimento c’è stato un nuovo incidente per la collisione fra una gru mobile e un altro mezzo: l’operaio sbalzato fuori è rimasto ferito, per fortuna in modo non grave”.

Statali, 260mila precari senza futuro. Articolo di Elena Polidori:

Nelle pieghe della pubblica amministrazione ci sono 260 mila precari e 7.300 impiegati in «eccedenza», calcola il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi in base ai tagli previsti dalla spending review. E aggiunge due postille. La prima riguarda gli esuberi: chi avrà maturato entro il 2014 i requisiti per andare in pensione potrà farlo con le regole vigenti prima della riforma Fornero. La seconda postilla è una suddivisione per settore del numero dei precari: 130.000 nella scuola, 115.000 nella sanità e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali. Per loro «non è ipotizzabile una stabilizzazione di massa». Si può invece pensare «ad una proroga». Il ministro parla alla Camera, durante una audizione. Le sue parole e, soprattutto, le sue stime suscitano un vespaio di polemiche. I sindacati insorgono. La Cgil contesta le previsioni del ministro che, per questo, è accusato di essere «in stato confusionale». «Fino al 28 novembre, data del penultimo incontro di palazzo Vidoni, i precari erano 235 mila», si legge in una nota. La Cisl caldeggia anche altri concorsi e giudica «grave un taglio con l’accetta» di un numero così consistente di persone: «Sui precari, il governo non può fare come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia» raccomanda il segretario generale, Raffaele Bonanni. «Spero sia ragionevole e ci venga incontro». La Uil, pure assai critica, parla di «pubblica amministrazione allo sbando». «Si continuano a dare i numeri su tagli, eccedenze, dimensione del precariato, ritorno ai prepensionamenti, senza dire nulla sulle prospettive di efficienza e di rilancio della pubblica amministrazione», rimarca il segretario confederale, Paolo Pirani”.

Imu, giungla di aliquote e detrazioni e il saldo supera l’acconto del 50%. Articolo di Valentina Conte e Rosa Serrano:
“Non solo sgradita e salata, ma anche complicata. L’Imu si conferma l’imposta meno amata dagli italiani. E ora che il saldo si avvicina – 17 dicembre, nessuna proroga – emergono dubbi e confusioni. La buona notizia è che si potrà pagare non solo con l’F24, ma anche tramite bollettino postale ad hoc. La cattiva è che il conguaglio in media supera di almeno il 50% l’acconto. In pratica, se a giugno ho versato 100 euro, ora 150”.
La Stampa: “Berlusconi non cede: Italia sul baratro, pronto a ritornare”. Il paese della destra impossibile. Editoriale di Luigi La Spina:
“Dalla nascita della Repubblica italiana non l’abbiamo mai avuta. Prima, e per quasi 50 anni, la democrazia cristiana ha occupato il suo spazio, ma rifiutando, quasi con sdegno, il suo nome. Poi, quello spazio l’ha usurpato Berlusconi, ma rifiutando, anche lui, di interpretare quella politica. Ora, ci sarebbe la grande occasione per assistere, finalmente, alla nascita della destra italiana. Purtroppo, è molto probabile che, anche questa volta, il nostro Paese non riesca a diventare una normale democrazia moderna e occidentale”.
La grande sfida per il controllo di Internet. Il dossier di Anna Masera:
“Internet è patrimonio di tutti. Ma chi ne detta le regole di funzionamento? Man mano che diventa sempre più fondamentale nella vita di tutti, i governi vogliono controllare questo meccanismo di interconnessione globale: ma il rischio è di rovinarlo. Si vuole decidere sul futuro di Internet nei prossimi giorni alla «World Conference on International Telecommunications» (Wcit), che si è aperta lunedì scorso a Dubai e proseguirà fino al 14 dicembre. E’ una mega-conferenza dei «regolatori» delle telecomunicazioni dei governi di 193 Paesi, riuniti nell’emirato arabo per rivedere il trattato sulle comunicazioni mondiali alla luce della rivoluzione portata da Internet. E’ organizzata dall’Itu («International Telecommunication Union»), l’agenzia Onu con sede a Ginevra”.
Il Fatto Quotidiano: “Trattativa, un solo colpevole: la Procura di Palermo”. Stato di rovescio. Editoriale di Marco Travaglio:
“Gli storici e i giuristi del futuro che dovranno raccontare la decisione della Consulta sul caso Napolitano-Procura di Palermo potranno farsi un’idea, dai commenti dei politici e degli opinionisti al seguito, di come fosse ridotta l’Italia del 2012. Un paese dove un potere politico screditato e marcio dalle fondamenta aveva sequestrato e asservito tutti i residui spazi di libertà e tutti gli organi di controllo “terzo”, dalla televisione alla stampa agli intellettuali su su fino alla Corte costituzionale. Naturalmente ciascuno, sulla sentenza che accoglie il conflitto di attribuzioni del Quirinale, è libero di pensarla come vuole. Ma il trasporto mistico e l’afflato estatico con cui tutta la grande stampa corre in soccorso del vincitore senza neppure accorgersi dell’effetto grottesco di certe espressioni, oltreché di certe palesi menzogne e violenze alla logica, costituiscono un imperdibile reperto d’epoca. La ragione del più forte”.

Credito di imposta, ulteriori tagli. Il Sole 24 Ore: “Varrà solo per le nuove opere – Rischio maximulta Ue sulle spiagge – Boom delle entrate”.

Una paralisi inspiegabile. Editoriale di Guido Gentili:

“L’approvazione al Senato del secondo decreto-sviluppo del Governo non cambia la prospettiva, e non solo perché il testo, per l’approvazione definitiva, dovrà passare di nuovo alla Camera. Se è vero che la crescita non si fa per decreto, dal provvedimento licenziato ieri da Palazzo Madama è infatti altrettanto ragionevole attendersi un impatto limitatissimo. Tendente allo zero. A un anno dal decreto “Salva-Italia” (quello sì a forte impatto positivo) e nel pieno di una crisi recessiva che al di là dei numeri affonda i suoi denti affilati nel tessuto connettivo della fiducia di cittadini e imprese, questo passaggio parlamentare mette a nudo due punti. La fragilità, alla lunga, di uno schema (di fatto a due tempi, prima il rigore poi la crescita) fondato sul risanamento delle finanze pubbliche a quasi esclusiva trazione fiscale e non sostenuto da un’altrettanta aggressiva azione sulla spesa pubblica. E il progressivo sfilacciamento di un quadro politico che, a fronte della caduta dello spread (ieri peraltro risalito a 310 punti), si traduce in Parlamento in uno “stop and go” senza bussola. Tipico della stagione pre-elettorale, dove ci si sente più liberi di fare o disfare con l’occhio rivolto solo alla conquista dei consensi”.