ROMA – I conti dei Comuni sono a rischio con l‘abolizione della prima rata dell’Imu, scrive Gianni Trovati sul Sole 24 Ore. E se i conti sono a rischio, una domanda sorge spontanea: chi pagherà? La speranza dei Comuni, spiega Trovati, e che a pagare sia lo Stato. Il timore dei contribuenti invece è che spetti a loro cacciar di propria tasca i soldi per la compensazione, perché l’unica certezza è che i Comuni dovranno in qualche modo recuperare nel proprio bilancio quanto perso con l’abolizione dell’Imu per il 2013.
Trovati sul Sole 24 Ore spiega:
“Il timore è fondato, perché il Governo finora non ha affrontato il problema, e ufficialmente il saldo Imu sull’abitazione principale è in vigore e attende i contribuenti alla cassa entro il 16 dicembre. Nelle dichiarazioni pubbliche, ministri e sottosegretari hanno assicurato che la seconda rata sarà cancellata, ma il tema delle compensazioni resta lontanissimo da una soluzione, per una ragione chiara: trovare i 2,4 miliardi per compensare l’acconto bloccato su abitazioni principali e agricoltura, ed è concreto il rischio che nelle prossime settimane una parte delle coperture previste venga a mancare (i concessionari di slot machines avrebbero tempo di aderire alla «definizione agevolata» del contenzioso che li riguarda entro il 15 novembre), e che quindi scattino gli aumenti di acconti e accise previsti dalla clausola di salvaguardia. Se il contesto è così avaro, trovare altri 2,4 miliardi per coprire il saldo ad aliquote 2012 è assai difficile, trovare i 3-500 milioni che servono a finanziare anche le scelte locali di quest’anno rischia di rivelarsi impossibile. Al punto che si torna addirittura a parlare di stop «selettivo» alla seconda rata (si veda il servizio a pagina 5), con tutte le conseguenze politiche e contabili che questo comporta”.
L’Imu è una delle grandi incognite dei bilanci comunali, ma non la sola, spiega ancora Trovati:
“Il rimedio è stato individuato nelle proroghe, che hanno spostato il termine per i “preventivi” al 30 novembre, cioè praticamente alla fine dell’esercizio che dovrebbero prevedere. Ma le proroghe rischiano di costare parecchio, e per di più di rivelare i propri costi quando è troppo tardi per rimediare, e le richieste aggiuntive ai contribuenti diventano l’unica strada. La situazione è «ai limiti dell’irragionevolezza», ha scritto qualche settimana fa la Corte dei conti (si veda anche «Il Sole 24 Ore» del 19 ottobre) abbandonando la propria consueta prosa anodina, l’incertezza sui conti «è diventata endemica con il ripetuto avvicendarsi di innovazioni e ripensamenti da parte del legislatore» e questa nebbia fitta «può produrre generalizzati disavanzi di gestione e impedire l’emersione (tempestiva, ndr) dei debiti fuori bilancio». Ovvio che un quadro come questo finisce per «collidere con il principio di coordinamento della finanza pubblica», che sarebbe previsto dalla Costituzione, e per «confliggere con i diritti del contribuente», che dovrebbe conoscere le richieste del fisco all’inizio e non alla fine dell’anno”.
Il Comune di Roma è solo uno degli esempi tra le realtà italiane che vede le risorse per il 2013 “drasticamente diminuite”, spiega il Sole 24 Ore:
“Ma nel 2013 le risorse sono drasticamente diminuite (solo la spending review chiede 2,25 miliardi ai Comuni), e una regola così “flessibile” non basta certo a salvare gli equilibri di bilancio. Risultato: a Roma è cresciuto un buco stimato in 864 milioni di euro, e il Governo è appena intervenuto per garantire nuove risorse e soprattutto per permettere al Campidoglio di alzare dall’anno prossimo l’addizionale Irpef all’12 per mille: una soglia del 50% più alta rispetto al limite ordinario”.
Problema che, conclude Trovati, non è certo solo romano:
“a un mese dalla scadenza dei termini per i bilanci sono più di 800 Comuni che hanno deciso di alzare l’addizionale Irpef, e in qualche caso anche questa misura rischia di non bastare: se le compensazioni Imu saranno misurate sui livelli 2012, per esempio, dove troverà Milano gli oltre 100 milioni di euro già iscritti a bilancio per l’aumento delle aliquote?”.
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