In tre anni scappate oltre 10mila aziende, Claudio Antonelli su Libero

In tre anni scappate oltre 10mila aziende, Claudio Antonelli su Libero
In tre anni scappate oltre 10mila aziende, Claudio Antonelli su Libero

ROMA – E per sopravvivere le aziende fuggono: 10 mila in tre anni. Scrive Claudio Antonelli su Libero: “In poco più di 3 anni oltre 10 mila aziende hanno deciso di lasciare l’Italia. Per sopravvivere o per non fallire”.

L’articolo di Claudio Antonelli su Libero:

Meno tasse, meno burocrazia, trasparenza e niente continue sorprese (fregature) fiscali retroattive. Sicuramente non tutto quel che luccica è oro, ma il problema sta in ciò che si lascia. Certamente metallo cattivo. Lo si capisce anche dal numero di giovani che ha abbandonato la Penisola in tre anni: circa 90mila diretti verso il resto del mondo. Per le aziende, soprattutto le piccole, è invece più difficile spostare tutto dall’altra parte del globo. Ecco perché se fino a poco tempo fa in prima linea per la delocalizzazione si trovava la Romania (nel 2010 erano presenti oltre 3mila aziende italiane) negli ultimi due anni è tornata di moda la Svizzera. Nel 2012 (e il trend 2013 è rimasto identico) nel Canton Ticino (in controtendenza rispetto allo Stato Federale dove il calo è stato dello 0,75 per cento) si è registrato un aumento del 18,7 per cento delle aziende iscritte al registro di commercio, per un totale di 2.797 unità. La stragrande maggioranza italiane. Non si può imporre all’ac – qua di arrampicarsi e allo stesso tempo non si riuscirà a evitare la fuga delle imprese verso i nostri vicini di casa. Da noi crescono le tasse, scende il gettito e peggiorano i servizi. I nostri vicini di casa fanno l’inverso. Giusto oltre Chiasso, il carico fiscale per un imprenditore è del 17%, l’Iva quasi un terzo rispetto alla nostra, bastano 15 giorni per l’iscrizione al Registro del commercio e 24 ore per immatricolare un veicolo. Esiste il rimborso degli oneri sociali per chi assume personale del luogo e se il Cantone ve- rifica che la nuova azienda va a colmare un vuoto di know how può arrivare a concedere l’esonero delle tasse fino a 10 anni. Senza dimenticare che una Sa (equivalente di una Spa) anche senza agevolazioni non paga mai oltre il 20% di imposte. Comprese quelle federali e comunali sugli utili e quelle fisse sul capitale. Il computo viene fatto sull’utile già pulito di tutte le possibili detrazioni, che nel primo anno di attività comprendono pure l’acquisto dei macchinari. Stesso discorso per le Srl. Mentre per le ditte individuali il calcolo è più complesso, ma il prelievo non supera mai il 24%. In generale in Svizzera, Austria, Albania, Macedonia, Slovenia e Serbia il termine fisco viene affiancato a cordialità. Perché non si tratta di reprimere, ma di attrarre. E stando ai numeri l’obiettivo è raggiunto. In Carinzia (uno dei lander austriaci) servono sette giorni per una concessione edilizia e 80 per un impianto industriale, l’Irap non esiste mentre ci sono finanziamenti fino al 25% dei costi a chi decide di investire in ricerca e sviluppo. L’Albania ha fatto passi da gigante e offre una tassa fissa al 10%. In Macedonia sono già presenti oltre 100 imprese italiane proprio perché gli investimenti esteri sono incentivati come forse in nessun altra nazione. Tassazione zero per dieci anni nelle zone franche, esenzione totale del pagamento dell’Iva e dei diritti doganali in caso di produzione destinata all’export. Concessione di terreni fino a 99 anni a tassi molto favorevoli. Connessione gratuita ai sistemi di erogazione di servizi: acqua, luce e gas. Dati del 2012 forniti dall’Ice dimostrano che le aziende estere partecipate da imprese italiane producono un fatturato di oltre 300 miliardi e danno lavoro a un milione abbondante di persone. Nello stesso periodo le imprese estere in Italia hanno dato lavoro a circa 860mila persone. Un saldo negativo di circa 260 mila lavoratori. Nulla di che meravigliarsi se nell’ulti – mo periodo grandi aziende come Omsa, Dainese, Calzedonia, Indesit, Electrolux e Rossignol hanno scelto la delocalizzazione. A cui si aggiungono tanti volti di piccoli imprenditori. Laura Costato, una piccola imprenditrice di Cinisello Balsamo, è uno di questi. Il suo nome per alcuni anni è stato legato all’associazione “Imprese che resistono”, poi la scelta opposta. Per taluni il cedimento, per altri la liberazione. Ha spostato la produzione di viti speciali per elettrodomestici in Moldavia, paga poche tasse e sopporta un cuneo fiscale ridicolo rispetto al nostro.

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