Bersani-Berlusconi, Folli: “Dalla propaganda alla responsabilità”

ROMA – “Dalla propaganda alla responsabilità“, scrive Stefano Folli sul Sole 24 Ore, che fa il punto sullincontro tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi. Il Pd e il Pdl ora devono trovare un accordo per l’elezione del presidente della Repubblica e per attuare la riforma della legge elettorale e il “rinnovamento costituzionale” necessario all’Italia. Un colloquio però che “non ha dato risultati definitivi”, spiega Folli.

Bersani sembrava “chiuso in un angolo”, ma il dialogo avviato col Pdl è per Folli una “parvenza d’iniziativa”. Ad un mese e mezzo dalle elezioni lo Stato italiano non ha un governo, né un successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. L’incontro Pd-Pdl è un punto di partenza, ma “la cui lettura politica dipende dall’interesse di ciascuna parte”, scrive Folli:

“A Bersani serviva soprattutto rompere il ghiaccio, mostrarsi come colui che tesse il filo del negoziato (vero o apparente) in qualità di leader di maggioranza e naturalmente escludere il nesso diretto fra elezione del capo dello Stato e successiva formazione di una maggioranza parlamentare. E infatti dopo aver visto Berlusconi si è affrettato a precisare: «No al governissimo». Che nessuno coltivi strane idee nel centrosinistra: incontrare l’avversario storico non vuol dire prepararsi a condividere una piattaforma di governo”.

Se a Bersani l’incontro è servito per “rompere il ghiaccio”, per Berlusconi è stato un modo di “dimostrarsi razionale e conciliante”, ma il problema per un governo di larghe intese Pd-Pdl è “cosa ottiene Berlusconi” dal patto, spiega Folli:

“In primo luogo l’ex premier può ottenere di eleggere in condominio un presidente della Repubblica «garantista» nei suoi confronti come lo è stato Napolitano. Non è poco. Da questi non potrebbe attendersi, come è ovvio, alcuna forzatura costituzionale, ma si sentirebbe tutelato da una figura di equilibrio.

Inoltre Berlusconi sarebbe così “coinvolto nel processo di rinnovamento costituzionale che tutti si augurano possibile”:

“Il «cambiamento» più volte citato da Bersani non può consistere in un gioco di parole. O magari in un governo malfermo sulle gambe, benché guidato dal leader del Pd. La garanzia sarebbe data invece da un vero patto sulle riforme. Con il Pdl e con tutte le forze parlamentari che vi si riconoscono. E il cambiamento deve comportare una riforma della legge elettorale, certo, accompagnata però da una revisione della Costituzione tale da rinforzare i poteri del capo dello Stato, fino a consentirne l’elezione popolare diretta. I tempi sono maturi, anche perché sarebbe questa la strada più lineare per avere il doppio turno elettorale come in Francia”.

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