Inps. Buco Inpdap, credito o finanziamento? Nascosto per l’Euro, oggi bomba

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Novembre 2013 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA
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ROMA – Pensioni e Inps, l’allarme sembra rientrato: “Lo Stato ci dà questi 9 mi­liardi quindi non c’è nessun problema, e li darà per sempre però non possiamo registrarlo contabilmente. Il problema fi­nanziario non esiste” parola del presi­dente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua.

L’allarme lanciato gio­vedì scorso durante un’audizio­ne in Parlamento, riporta Gian Maria De Francesco sul Giornale, 

“non era da considerarsi tale, ma piuttosto un ballon d’essai. «Non c’è nes­sun buco. Le pensioni sono pa­gate oggi e verranno pagate sempre perché è un contratto tra lo Stato ed i lavoratori». In­somma, è solo «un problema di rappresentazione nel bilancio di questa partita dell’Inpdap» perché «lo Stato già si accolla i debiti dell’Inpdap ma non lo fa dal punto di vista contabile», mentre Mastrapasqua avrebbe già chiesto di «poter rappresen­tare in bilancio i soldi che già ci vengono dati».

La partita, spiega Gian Maria De Francesco,

“si gioca su tre piani: quel­lo del conto economico, quello del flusso di cassa e quello del patrimonio. Nessuno è partico­larmente tranquillizzante a pri­ma vista, ma non è detto che il trend non si possa invertire.

Cominciamo dalla cassa. Co­me si vede dal grafico, il cash flow dell’Inps è praticamente nullo. Ci sarebbe uno sbilancio sostanziale di 106 miliardi a fi­ne 2012 che lo Stato ha coperto attraverso trasferimenti per ol­tre 100 miliardi, mentre poco più di 5 miliardi li ha messi la stessa Inps prelevandoli dalla propria liquidità. Quindi Ma­strapasqua non ha torto quan­do afferma che, dal punto di vi­sta dei pagamenti, non ci sono problemi.

Le «grane», infatti, comincia­no a spu­ntare quando si analiz­za il conto economico che già di per sé non è brillantissimo. Nel 2012, secondo il bilancio appro­vato dal comitato di vigilanza, l’Inps ha perso 12,216 miliardi di euro. Il «rosso» ha eroso il pa­trimonio dell’ente che dai 42 miliardi di fine 2011 è sceso a 21,8 miliardi per il combinato disposto del risultato negativo e dell’accorpamento del­l’Inpdap che è stata fusa portan­do in dote un «buco» da 10,3 mi­liardi. E che l’anno scorso ha perso altri 7 miliardi «mangian­dosi » quasi tutto il saldo attivo delle gestioni dei parasubordi­nati, cioè gli oltre 8 miliardi di contributi versati dai lavoratori flessibili.

Certo, l’Inps ha altri proble­mi come quelli connessi all’ero­gazione delle prestazioni di agricoltori e artigiani (entram­be in perdita per oltre 5 miliar­di). E progressivamente andrà analizzato anche lo stato del­l’ex Ipost (l’ente pensionistico delle Poste) che nel 2012 ha per­so 300 milioni. Ma la mina pron­ta­a esplodere è quella degli sta­tali. Da un punto di vista mate­matico, come rilevato dalla Cor­te dei Conti, il blocco del turno­ver e degli stipendi a fronte di un sempre maggior numero di pensionati fanno sì che le entra­te Inpdap coprano meno del 90% delle uscite. E la situazione non potrà che peggiorare.

Ma è l’analisi politico-finan­ziaria l’aspetto più preoccupan­te. La genesi del rosso patrimo­niale Inpdap, denunciata dal­l’Inps in sede di fusione, è l’in­certezza sui contributi versati nel periodo 1996-1998 (in pie­na corsa all’euro). La toppa è stata peggiore del buco: le anti­cipazioni di cassa dello Stato ­stabilisce la Finanziaria 2008 di Prodi – sono computate come crediti del Tesoro verso l’ente e non come debito pubblico, ov­viamente per non irritare Bru­xelles. Ma, a forza di disavanzi, il patrimonio dell’Inps è desti­nato a ridursi (le stime 2013 in­dicano una flessione a 15 miliar­di). Ecco perché Mastrapasqua ha chiesto a Saccomanni di «at­tivarsi »: non tanto per le esigen­ze di cassa quanto per rafforza­re la solidità patrimoniale del­l’Inps. Ma con l’aria che tira (la Commissione Ue ha bocciato la legge di Stabilità) la strada è in salita.L’Inps è un ente pubbli­co e il puzzle si può sempre ri­comporre. Sarebbe un buon viatico per il presidente Mastra­pasqua (organo monocratico dell’ente dopo la soppressione del cda nel 2011) e per il dg Mau­ro Nori, entrambi in scadenza l’anno prossimo”.