ROMA – Per il Guardasigilli Andrea Orlando la competitività richiede risposte rapide contro la corruzione. L’intervista del Sole 24 ore a cura di Alessandro Galimberti:
Tema intercettazioni. C’è un versante investigativo e un altro (la pubblicazione degli atti sui mass–media) sul quale due suoi illustri precedessori (Mastella e Alfano) hanno dato forfait. Non c’è il rischio concreto che si traduca in un vincolo per le indagini e in un bavaglio per l’informazione?
Come mezzo di ricerca della prova non cambieremo nulla, anzi, ne amplieremo l’utilizzo ai fatti di corruzione.
Sulla pubblicazione invece?
Sappiamo benissimo del delicato equilibrio tra diritto all’informazione e tutela della privacy e stiamo cercando una soluzione condivisa.
Con chi?
Con gli editori, i direttori di giornali, i giornalisti. Io credo davvero che si possano fare passi avanti, tutti insieme, agendo in modo convinto sulla deontologia. Anche qui vogliamo applicare il metodo della condivisione degli obiettivi e sopratttutto del modo per arrivarci.
Il premier Renzi nella conferenza stampa di fine giugno, che ha dato avvio alla consultazione pubblica online per la riforma della giustizia, ha annunciato anche l’esordio del nuovo reato di autoriciclaggio.
Esatto.
Ma il problema è che quella norma, dopo almeno dieci anni di gestazione, è già presente nel Ddl sul rientro dei capitali al vaglio della Camera. Non le pare strano?
È importante che il reato sia stato formulato, anche se è lì per una necessità contingente (combattere l’evasione fiscale internazionale, ndr). La commissione Finanze della Camera ha messo un paletto fondamentale, ora non è un problema “dove” l’autoriciclaggio finirà, ma “come” finirà. Perché comunque su quella ipotesi bisognerà lavorare, in una prospettiva di un nuovo reato svincolato da necessità contingenti e destinato a stare in pianta stabile nell’ordinamento. Nel Cdm del 29 faremo una proposta in questo senso.
Appellabilità delle sentenze. I penalisti temono un taglio netto, con buona pace dei diritti…
Faremo un passaggio anche con le Camere penali per trovare un equilibrio corretto. Ma l’impianto da cui partiamo è quella della commissione Canzio sia di concerto con il ministro Cancellieri e con la presenza degli avvocati. Ci confronteremo sull’articolato; di certo le garanzie processuali dovranno andare di pari passo con i tempi “certi” della sentenza.
Torniamo un momento al processo civile. Lei è davvero convinto di farcela a eliminare l’arretrato di 5,3 milioni di cause?
Il tema è un altro: dobbiamo farlo, de-giurisdizionalizzando le procedure, responsabilizzando gli avvocati e specializzando l’offerta con i tribunali “per materia”. Oggi abbiamo un contenzioso pari a 3,5 volte la Germania, non è più ragionevolmente sostenibile.
Però sui tribunali specializzati l’esperienza dell’ultimo decennio non può certo dirsi felice: più contenziosi e confusione applicativa che risultati. Eppure non solo riproponete il tribunale per l’impresa, ma anche quello della famiglia.
No, vede, la specializzazione non solo è un trend europeo, ma è figlia della complessità attuale. Il giudice “tuttologo” poteva andar bene in una società e in un economia più semplice, oggi non più. E comunque il bilancio dei nuovi tribunali delle imprese (legge Severino, ndr) hanno dato risultati numericamente piccoli e di nicchia ma qualitativamente importanti, tanto da farci risalire nella classifica dell’efficienza della giustizia civile.
Ha menzionato gli avvocati. Lei dopo anni di incomprensioni ha condotto un’operazione–recupero che non è passata inosservata. Vuol dire che troverà anche il tempo di completare la riforma professionale del 2012 e per risolvere anche il tema della società “speciale” tra avvocati?
Lo stiamo già facendo, solo che è “oscurato” al dibattito pubblico dalle altre iniziative che il governo sta portando avanti. Il sistema giustizia non può non contare sull’apporto convinto e condiviso di un’avvocatura moderna.