Italia Oggi: “Cancellieri? Vi spieghiamo il reato relativo al codice penale”

Anna Maria Cancellieri
Anna Maria Cancellieri

ROMA – “Il reato commesso dalla Cancellieri è preciso ed è relativo all’art. 323 del codice penale (abuso d’ufficio)” scrive Domenico Cacopardo per Italia Oggi:

La difesa della ministra è peggiore di ciò che chiama errore e che, invece, è un reato: quello previsto dall’art. 323 c.p. (abuso d’ufficio), che ha posto in essere ‘omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto’ (il figlio Piergiorgio Peluso).

Che ci sia tuttora –e ci sarà finché ci saranno in ballo le questioni processuali Fonsai- un permanente interesse della signora verso il clan siciliano è evidente. La conferma si deduce dalla non necessaria affermazione della ministra sull’antichissima(?) conoscenza con la Fragni, mentre il giornalista Federico Bianchessi testimonia la sua dimestichezza con i Ligresti sin dagli anni ’80, quand’era in Prefettura a Milano. E anche dalla sciagurata intervista (Corriere 3.11) del ben-liquidato figlio: «I Ligresti non hanno capito quanto è stato fatto per loro». Ci piacerebbe conoscere cosa sia questo ‘quanto’.

Sbaglia il Pd (Matteo Orfini) quando vuol sapere se la Cancellieri «faceva così per tutti»: sbaglia perché il codice penale prescrive che nel caso di specie, dati i rapporti familiari e d’affari, la stessa avrebbe dovuto astenersi da ogni iniziativa.

E nulla rileva il soccorso rosa di Giancarlo Caselli (che dice di non avere ricevuto pressioni per Giulia Ligresti), dato che il reato di abuso d’ufficio è un reato istantaneo che si è consumato nel momento della telefonata alla Fragni. Il link illecito consiste nel tentativo di acquisire gratitudine e benevolenza dal clan in relazione alla posizione del proprio figlio dentro il procedimento Fonsai.

La cosa più paradossale, però, è il ricorso della signora a sacri principi (libertà e umanità) qui non pertinenti visto che non c’entrano con il 323.

E sbaglia anche la squadra di giuristi di palazzo Chigi, capitanata da Filippo Patroni Griffi, quando assicura che la ministra chiarirà. Nulla, infatti, c’è da chiarire: tutto è sotto gli occhi di tutti e ogni parola in più dà l’impressione di voler sfuggire alla realtà dei fatti stendendo una cortina di opacità non solo sull’interessata ma su tutto il governo.

Ora la palla è nelle mani di Napolitano e Letta. Il caso Cancellieri è più grave di quello Josepha Idem. Tocca a loro invitare subito la gentile signora a togliere il disturbo. Il pasticcio Cancellieri può tornare in cucina.

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