Italia Oggi: “Il peso fiscale stronca anche con parole diverse”

Italia Oggi: "Il peso fiscale stronca anche con parole diverse"ROMA – Il governo Letta opera, sulla gestione del bilancio pubblico, come operava il governo Monti e, prima ancora, il governo Berlusconi e, prima ancora, tutti gli altri governi comunque denominati, se è vero, come è vero, che, in un trentennio, hanno portato il rapporto debito/pil dal 60 al 132%.

Scrive Pierluigi Magnaschi:

Cambiano i politici al potere, cambiano anche le miscele partitiche al governo, ma il trend è sempre lo stesso. Non riuscendo a ridurre le spese pubbliche, né le evasioni scandalose e non più accettabili nel tempo del controllo in tempo reale persino di tutti i conti correnti bancari, il governo continua a infierire contro i contribuenti emersi e li salassa senza pietà e senza nemmeno tener conto delle devastanti conseguenze economiche di queste scelte.

Il salasso non avviene solo aumentando le aliquote delle imposte tradizionali ma anche inventandone continuamente delle nuove, nella speranza, con dei giochi di destrezza lessicali, che il gioco riesca e continui a durare. L’obiettivo del governo infatti è pelare sempre di più l’oca senza farla starnazzare dal dolore dovuto alla quasi definitiva sottrazione del piumaggio.

Ma siccome ogni prelievo costituisce, per le imprese e per i cittadini, una sottrazione di ricchezza, le imprese e i cittadini, al di là degli esercizi lessicali, si rendono sempre più concretamente conto, non solo che sono stati impoveriti ma anche che si è tentato di prenderli per i fondelli. Il che è sicuramente un’aggravante.

L’altro giorno a Radio anch’io (Rai uno) un ascoltatore ha detto che la sua cartella della tassa sui rifiuti, che due anni fa era di 131 euro, l’anno scorso era diventata di 149 e quest’anno di 179. Sono cifre che parlano da sole. E che dire del contributo di solidarietà applicato sulle pensioni alte? Questo, comunque lo si denomini, è una vera e propria imposta che si aggiunge alle imposte che già pagano questi contribuenti. E perché non discriminare fra chi ha un pensione che è frutto dei contributi versati e chi invece gode di generosi rabbocchi pubblici? E come si possono ritassare le pensioni alte ed esentare le pensioni dei parlamentari? Basta cambiare il nome di queste ultime. Chissà quanto credano possa durare. Questo è l’interrogativo. Quello vero.

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