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Iuc e prima casa: “l’ombra del caro tasse” dal Sole 24 Ore

di Warsamé Dini Casali |27 Novembre 2013 13:33

Iuc e prima casa: “l’ombra del caro tasse” dal Sole 24 Ore

ROMA – Iuc e prima casa: “l’ombra del caro tasse”, dal Sole 24 Ore. L’assetto del prelievo immobiliare dovrebbe aver trovato la sua sistemazione definitiva con la Legge di Stabilità: il rincorrersi di acronimi si è arrestato a Iuc, imposta unica comunale, unica in realtà solo nominalmente perché trattasi della composizione di tre tasse con finalità diverse (patrimoniale, rifiuti e servizi indivisi). Diviso tra le ragioni della politica (la cancellazione dell’Imu prima casa) e le ragioni dei numeri (risorse limitate) il Governo ha licenziato una norma sulla cui insegna c’è scritto che il tributo patrimoniale sulla prima casa è stato abrogato. Vero, come è vero che potenzialmente la Tasi affidata ai sindaci potrebbe crescere al punto da rimangiarsi il risparmio. Salvatore Padula sul Sole 24 Ore, a questo proposito, le “ombre” di aumenti fiscali che si allungano sull’abitazione principale, solo formalmente salva.

Sappiamo, purtroppo, come da mesi e mesi la questione “Imu sì-Imu no” (sulla prima casa) abbia di fatto distolto l’attenzione da problemi ben più rilevanti. A dire il vero, non si tratta dell’unico problema, perché questo stucchevole dibattito non ha solo distolto attenzione ma anche (e soprattutto) risorse, visto che la soppressione di prima e seconda rata dell’imposta municipale sulla prima casa richiederà nel 2013 uno sforzo di circa 5 miliardi di euro, in gran parte ancora da trovare (anche con l’aumento di altre forme di prelievo). (Salvatore Padula, Sole 24 Ore)

Questo il contesto dei conti pubblici. E se non sarebbe uno scandalo un prelievo patrimoniale sulla prima casa come nel resto d’Europa, il rischio è che anche la nuova Iuc imponga un tributo troppo esoso sulle abitazioni utilizzate direttamente dai proprietari. Il cavallo di Troia essendo rappresentato dalla suddetta Tasi, appannaggio discrezionale dei sindaci, che invece, sulle seconde case non hanno margini di manovra.

Sulla prima casa, al contrario, si prospetta un’incognita. Anzi, un rischio: e cioè, che le esigenze di entrate dei sindaci possano trovare proprio nell’abitazione principale l’unico bersaglio possibile. La legge di stabilità offre ai Comuni strumenti per introdurre detrazioni e sconti sulla prima casa (e attribuisce ai municipi un fondo di 500 milioni), ma quello che accadrà lo si dovrà misurare alla prova dei fatti. Se serviranno risorse aggiuntive, e visto che i margini di manovra fiscale sugli altri immobili sono già ora azzerati, l’eventualità che a pagare siano ancora i proprietari di prime case non è così irrealistica. Il che, però, riproporrebbe paradossalmente il principale difetto dell’Imu: vale a dire, un conto eccessivamente salato, al quale è stato solo cambiato di nome. (Salvatore Padula, Sole 24 Ore)

 

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