La mazzetta unisce l’Italia da Biella a Bagheria, 3 mila euro numero magico

La mazzetta unisce l'Italia da Biella a Bagheria, 3 mila euro numero magico
Euro e dollari pari sono per la tangente

L’Italia della mazzetta continua,  dovunque, di tutte le taglie e per tutte le occasioni è entrata nel’obiettivo quasi fotografico di Piero Colaprico, che ha disegnato per Repubblica un amaro ritratto dell’Italia della mazzetta. L’ultimo è stato un un mese record di inchieste giudiziarie, da nord a sud, quasi che la mazzetta sia il vero collante che ci tiene assieme.

La fonte di Piero Colaprico, specialista di cronaca giudiziaria, sono i magistrati, che è andato a interpellare dal 47.mo al 35.mo parallelo, i quali sostengono che,

“finiti i grandi appalti nazionali, ridimensionata la spesa pubblica, il «pizzo» sta diventando sempre più creativo, e sfuggente, perché attraversa ogni categoria. Compresi gli insospettabili sindacalisti che sono stati acciuffati, un mese fa a Salerno, dietro un distributore di benzina, con 3 mila euro in tasca. Li avevano appena ritirati da un imprenditore. Non certo per difendere i posti di lavoro: «O ci paghi, o ti organizziamo uno sciopero», gli dicevano..”.

“A  Biella, un funzionario di polizia è accusato di corruzione per aver gestito un meccanismo semplice e redditizio: alcune agenzie di investigazione dovevano fare indagini difficili? Non c’è problema, le faceva lui, ma usando i mezzi della polizia. Così lo Stato paga e i detective privati pagavano lui, dipendente statale”.

C’è una cifra — 3mila euro — che

“ricorre troppo spesso per essere solo una coincidenza. A Bagheria è stato beccato un dirigente del Comune che, per sbloccare i finanziamenti ad una cooperativa aveva preteso i soliti 3 mila. Analogo mercato nelle cancellerie del tribunale di Napoli. C’era stata una clamorosa retata a inizio 2013, la seconda retata qualche settimana fa rivela che poco o nulla cambia: avvocati, cancellieri e dipendenti pubblici erano tutti uniti appassionatamente per far sparire fascicoli di processi in cambio di soldi e regali. Anche se un cancelliere a un commerciante ha detto: «Guarda che il tuo processo torna a galla se non mi dai un televisore». Valore, pare, 3 mila euro”.

“Non si deve dimenticare che in cima alla catena alimentare della corruzione restano i politici. Al di là di Silvio Berlusconi condannato a Roma per frode fiscale, sotto inchiesta a Napoli per compravendita di senatori, a rischio di nuova indagine a Milano per — guarda caso — lo stipendio di 3 mila euro al mese che versa a circa 40 ragazze, molte di queste testimoni nei due processi Ruby, è un periodaccio per i rappresentanti della cosa pubblica. Persino nell’educata Emilia Romagna è scoppiato lo scandalo per l’uso dei fondi pubblici in cene costose. Da maggio 2010 a dicembre 2011 la spesa tra bottiglie e pietanze ha raggiunto il mezzo milione, con 220 mila euro mangiati dai dodici consiglieri pdl e 145 mila dai 24 del Pd, e anche con i grillini ben disposti a spendere. E in questi giorni nelle aule giudiziarie si riparla dei viaggi caraibici e della vita cinquestelle extralusso (e a scrocco) di Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, giunta caduta per eccesso di scandali, compreso quello dell’assessore Mimmo Zambetti che aveva comprato i voti della ’ndrangheta”.

“C’è come la sensazione che antiche inchieste non insegnino nulla ai nuovi affamati: in questi giorni si contano tredici ordinanze di custodia all’ospedale Sant’Anna e SanSebastiano di Caserta per gli appalti delle pulizie. È esattamente lo stesso settore che costò l’arresto del socialista Mario Chiesa e l’inizio dello tsunami di Tangentopoli (17 febbraio 1992). Arrestati non solo i dipendenti della Asl, ma anche il consigliere regionale Angelo Polverino, Pdl: favoriva, questa l’accusa, ditte «amiche» di due clan, nientemeno che Casalesi eBelforte. E se Roma è tornata «ladrona » per il fiorire di inchieste nate durante la stagione indimenticabile di Gianni Alemanno — e riguardano l’azienda trasporto pubblico, i Punti verde qualità, l’Ara Pacis (risultavano okay lavori mai fatti) — anche la Lega, che grazie a quello slogan sgomitava in Parlamento, si ritrova nel mirino, con l’arresto ieri di Oscar Lancini, il sindaco di Adro”.

“I settori a maggior densità di mazzetta sono la spesa sanitaria regionale, le consulenze, le forniture al Parastato e le verifiche fiscali. Cioè, dove è rimasto denaro liquido qualcuno, come un Ghino di Tacco in sedicesimo, impone il «pedaggio ». Esempio da manuale a Pesaro, con l’arresto del capo ufficio controlli dell’Agenzia delle entrate: per ammorbidire i controlli su un’evasione superiore ai 50 milioni, che diventano 5 (basta togliere uno zero), ha accettato — questo sostengono le indagini — regali e sconti. Un po’ come succedeva a Padova: il denaro lascia tracce pericolose per la fedina penale? Nessun problema. Gli appalti di ristrutturazione di scuole e caserme finivano a chi, a sua volta, provvedeva a sistemare le case di impiegati e dipendenti pubblici”.

“Gli esempi potrebbero continuare, ma chi lavora sul fronte dell’anticorruzione suggerisce di badare a un fatto. Proprio in questo periodo, l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sta sostenendo l’importanza, durante la verifica dei conti delle società, di non lasciarsi sfuggire i reati di riciclaggio e di corruzione a volte connessi alle evasioni e alle frodi fiscali. Lo sforzo europeo su questo tema viene ascoltato in Italia? Pare di no”.

“Trezzano sul Naviglio e Detroit sono luoghi lontanissimi e molto diversi. Ma in entrambi ci sono stati episodi di corruzione. Come sono stati risolti? Nel Comune poco lontano da Milano, gli amministratori pubblici e gli imprenditori coinvolti in un giro di tangenti hanno patteggiato tutti condanne a pochi anni di carcere. «Invece a Detroit — sottolinea un magistrato della procura — l’ex sindaco per corruzione s’è preso 28 anni di carcere. Secondo il giudice, “ha scelto di usare i suoi poteri per il piacere e l’arricchimento personale, quando aveva le potenzialità di fare molto per la città”.

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