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La “ruota” di Torino s’incaglia: troppa burocrazia

di Gianluca Pace |15 Ottobre 2015 14:07

L’articolo di Emanuela Minucci della Stampa

ROMA – “All’inizio – scrive Emanuela Minucci della Stampa – doveva essere una grande ruota panoramica, degna di una vera capitale turistica, pronta per il 2011, per festeggiare a Torino, prima capitale, i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ma il progetto s’incagliò subito nei suoi raggi”.

L’articolo di Emanuela Minucci della Stampa: (…) C’era una scadenza troppo golosa in arrivo, l’Expo del 2015. E uno scivolo di oltre tre anni pareva sufficiente per trovare un’altra location e far digerire al rigidissimo soprintendente dell’epoca, Luca Rinaldi, l’idea di sistemare una ruota panoramica tutta acciaio e vetro a pochi metri dall’Istituto Galileo Ferraris (che fornisce l’ora giusta a tutta Italia) e Torino Esposizioni, gioiello architettonico firmato Pier Luigi Nervi ed Ettore Sottsass.
Nel frattempo in città mutarono dettagli come il passaggio della fascia tricolore dal sindaco Sergio Chiamparino a Piero Fassino, vennero abolite le Province, Torino scese per la prima volta sotto i 900 mila abitanti e vennero avvistate le prime consistenti truppe di turisti. Solo un progetto restava inchiodato – uguale a se stesso – sulla scrivania degli assessori al Turismo. Quello della ruota panoramica tenacemente voluta da Fulvio Pelucchi, l’amministratore unico dell’azienda produttrice «Wonder Wheel» e da Massimo Piccaluga, attuale presidente dell’Associazione nazionale spettacoli viaggianti e numero due dell’Agis Piemonte. Entrambi, in questi anni di eterni giri a vuoto della ruota – nel mare magnum della burocrazia – non hanno oscillato nemmeno un po’. Continuando a bussare alle Soprintendenze e alle porte di tutti gli assessorati interessati allo sbarco dell’astronave girevole in uno dei punti più panoramici della città: collina più fiume Po.

All’inizio di quest’anno – ancora in tempo per l’Expo, il meccanismo sembra sbloccarsi. Il Soprintendente Luca Rinaldi pronuncia il suo sospirato «sì» alla ruota. Ma approva un modello ristretto in lavatrice sino a un diametro di 45 metri. E «dopo un anno e mezzo dovrà spostarsi a Italia ’61», uno degli ingressi nobili della città. Restrizioni non da poco, ma la ruota non vuole fermarsi. Da un giorno all’altro la città si aspetta di veder sbocciare il «Turin Eyes» lungo il Po. Ma sull’asfalto non spunterà mai neppure una transenna. Arriva giugno e, a mezz’ora di Freccia Rossa da Torino, inaugura l’Expo. Ora la grande festa è in chiusura. E la ruota panoramica? Non si è mai costruita perché il Genio civile, attraverso una bella ingiunzione, ha imposto alla «Wonder Wheel» un basamento antisismico.
Lavoro lungo e inaspettato, anche perché una ruota panoramica di solito non viene sistemata sulla carta velina. Ma tant’è. «Ci hanno chiesto un sistema di ancoraggio straordinario – spiegò a suo tempo Pelucchi – dal costo non indifferente che ha ritardato notevolmente i lavori». Si parla di 100 mila euro in più. Ora, finalmente, sembra che il basamento sia finito. Peccato che la nuova soprintendente Luisa Papotti non abbia ancora avuto il piacere di approvare alcun progetto. E che nel frattempo il Comune voglia proporre alla ditta costruttrice di installare la ruota a pochi passi dal laghetto di Italia ’61 su cui 54 anni fa sfilava la monorotaia del futuro. Ma quelli erano tempi in cui in sei mesi Pier Luigi Nervi costruiva un gigante come il Palazzo del Lavoro (…).

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