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L’altro Napolitano, il Giulio che sussurra ai suoi ministri. Carlo Tecce, Fatto Quotidiano

di Gianluca Pace |20 Giugno 2014 10:49

L’articolo di Carlo Tecce

ROMA – “L’altro Giulio (Napolitano) – scrive Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano – ha superato la condizione di illustre figlio di illustre padre, ormai è una presenza costante, quasi romanzata, a volte trascurata per riflesso (dai corazzieri), di quella Roma che mescola politica, potere, relazioni e cancella le differenze”.

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E non occorre menzionare le frequenti apparizioni nei salotti romani per le tipiche serate conviviali, dove capita – eccome se capita – di incrociare Marco Carrai, l’indefinito e indefinibile oracolo di Matteo Renzi. L’altro Giulio, cattedra all’Università di Roma Tre, allievo di Sabino Cassese, è rientrato in poche righe di pochi quotidiani per la faticosa composizione di un decreto, firmato Marianna Madia, per la Pubblica amministrazione in agenda renziana dai giorni d’insediamento. Esperto e docente in materia, il giovane Napolitano avrà contribuito? S’annotano avvistamenti con il ministro (molti anni fa, fidanzata), conciliaboli con l’amico Franco Bassanini, l’ex indipendente comunista che presiede la Cassa depositi e prestiti, che senz’altro un suggerimento non l’ha risparmiato. Proprio Bassanini, la settimana scorsa, era al ministero a far quadrare articoli e cavilli accanto a Madia, i magistrati contabili e aggiornava al telefono Renzi in missione asiatica. I retroscena su Giulio Napolitano e l’attivismo fra dicasteri e Quirinale sono zeppi di indiscrezioni e rivisitazioni, la scena accoglie un particolare: una nomina, non casuale, non marginale. Dario Franceschini ha arruolato il professor Lorenzo Casini, referenziato, un curriculum da 19 pagine, decine di seminari, convegni e una lunga conoscenza e un’ampia pubblicistica assieme a Giulio Napolitano: Le prospettive della globalizzazione – Uscire dalla crisi (il Mulino). L’incarico è in attesa di essere vidimato dai controllori in Corte dei conti, ma Casini è operativo.

È consigliere giuridico di Franceschini da qualche mese, l’accompagna al Consiglio dei ministri, a pregiate tavole rotonde, l’ha seguito e assistito per la stesura del decreto appena licenziato ai Beni culturali e ha mediato – raccontano – con il Quirinale. In pratica: Casini ha commissariato il capo dell’ufficio legislativo al Mibac, Paolo Carpentieri, e scalato le gerarchie molto rigide di Franceschini. Ilaria Borletti Buitoni e Francesca Barracciu, i due sottosegretari, non toccano palla. L’ex montiana Borletti Bui-toni gira l’Italia con l’intenzione e l’ambizione di salvaguardare il patrimonio culturale; la democratica Barracciu è molto concentrata sui temi ministeriali declinati al territorio, sardo soprattutto. Non hanno deleghe ufficiali. Oltre a Franceschini, comanda Casini. Anche il rampante professore, classe 1976, è passato per lo studio di Sabino Cassese, tiene un corso a Roma Tre (e insegna alla Sapienza) e ha siglato elaborati e proposte di Franco Bassanini. Il ministero di Franceschini gode di ottimi rapporti istituzionali e corsie preferenziali a Palazzo Chigi. Non ha sbagliato. E se sbaglia, nessuno se ne accorge. Ricordate i 500 giovani che dovevano lavorare per la Cultura? Un anno fa, esatto, Enrico Letta trasformò l’annuncio in una campagna mediatica. Poi i 500 giovani scoprirono che in palio, al concorsone, non c’era un lavoro, ma un tirocinio per creare l’archivio informatico da 1. 400 ore a 5. 000 euro lordi l’anno. Dopo una dolorosa gestazione, le ore sono diminuite e il compenso non è cambiato. Adesso la coppia Franceschini-Casini ha rimescolato gli ingredienti e mostrato l’opera (non d’arte): i giovani sono 150 e il rimborso di 1. 000 euro al mese. Non sembra più bello?

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