A otto anni dal terremoto che distrusse L’Aquila il 6 aprile del 2009 ancora 11 mila persone vivono nei container e nessuna scuola è stata costruita o rimessa in sicurezza. Eppure i soldi, anche se dopo troppo tempo (4 anni) sono stati stanziati, ma non sono stati spesi. Carlo Valentini su Italia Oggi racconta il dramma aquilano, quello di un capoluogo che non si è mai ripreso dalle macerie del sisma.
“Il terremoto ha fatto crollare o reso pericolanti quasi tutte le scuole. In otto anni non ne è stata costruita, o rimessa in sicurezza, nessuna. Così seimila ragazzi continuano ad andare in classe nei container, strutture provvisorie montate per durare quattro anni e quindi ora al limite dell’abitabilità. Dopo il gelo invernale si attende l’afa estiva. Si può fare lezione e studiare, per anni, in simili condizioni?
C’è poi la beffa dello stanziamento di 44 milioni che nel 2013 il governo ha finalmente reso disponibile (nonostante le promesse, sono occorsi quattro anni perché lo stanziamento diventasse spendibile) e finalizzati all’edilizia scolastica aquilana terremotata. Quei soldi sono lì dal 2013 ma non una lira è stata spesa e il tempo passa e va. Quello tra Stato centrale, amministrazioni locali, burocrazia, normative inadeguate è un cocktail micidiale, una sorta di secondo terremoto. Dice Silvia Frezza, maestra alla scuola Rodari: «Non si sta muovendo nulla. Per esempio il masterplan della scuola dove insegno è stato regolarmente depositato ma i lavori non sono cominciati».
Per il Comune parla l’assessore Maurizio Capri: «Il ritardo dipende dal fatto che i 44 milioni sono arrivati quattro, cinque anni dopo il sisma e non bastano. Per ricostruire tutte le scuole ne servono il doppio, li stiamo cercando attraverso il Cipe. Compatibilmente con il personale stiamo facendo il massimo».
Ma intanto non potrebbero essere spesi questi 44 milioni? Almeno un gruppo di ragazzi si ritroverebbe finalmente dentro a una scuola.
Non solo. In tutti questi anni non si è fatta chiarezza sulle verifiche di vulnerabilità sismica delle scuole, cioè di quelle solo lesionate o a rischio, non tutti i sopralluoghi sono stati eseguiti e i risultati di quei pochi riscontri realizzati sulle scuole non sono stati resi noti (chissà perché) finché lo scorso gennaio vi è stata un’«azione di forza» di un gruppo di genitori del liceo Cotugno, preoccupati per lo stato dell’edificio, che ha preteso la pubblicazione degli atti. È risultato che il liceo ha seri problemi strutturali e statici. Ma non è stato effettuato nessun intervento e all’interno si tengono ugualmente le lezioni. […]
Intanto però gli studenti si ritrovano o nei container o in scuole insicure perché non adeguate sismicamente in una zona definita ad alto rischio sismico.
Anche Legambiente Abruzzo ha partecipato alla corsa di solidarietà tra le rovine. A capo dell’associazione vi è Francesca Aloisio: «L’Aquila 2017 è ancora una città ‘in frammenti’ con strade chiuse, edifici e abitazioni transennati e pericolanti, un centro storico che in molte sue parti è rimasto zona rossa. Se otto anni vi sembran pochi».[…]
In questo scenario apocalittico si svolgerà tra poco la campagna elettorale poiché L’Aquila è tra le città interessate alla tornata amministrativa di giugno e il sindaco Massimo Cialente, al secondo mandato, deve passare la mano. Dice: «Lascio in eredità un progetto di città esaltante. Anche se provo un dolore estremo nel non veder realizzate le scuole, o il masterplan di piazza d’Armi, o a non vedere ancora i binari della mai realizzata metropolitana di superficie. Come si fa ad affrontare gli ultimi terremoti senza fare tesoro dei precedenti? Se fossero venuti a vedere all’Aquila come sono state fatte le cose».
Il malessere in città è palpabile. Che neanche una scuola, in otto anni, sia stata ricostruita è davvero un infausto record negativo. Poi ci sono le 11 mila persone che non hanno rimesso piede nelle loro abitazioni: 8.876 sono ancora ospitate nel mega insediamento abitativo prefabbricato disseminato in 19 new town, costato circa un miliardo di euro, e 2.272 sono quelle che invece si trovano nei box prefabbricati. Quindi per molti ragazzi la vita si svolge tra un alloggio di fortuna e le lezioni in un container”.