Roma: lascia i figli in auto per giocare alle slot machine, indagata

L'articolo del Messaggero
L’articolo del Messaggero

ROMA – “Quando vedo le macchinette videopoker ormai mi sento male. Ho un tracollo” racconta, intervistata dal Messaggero, Giuliana T., quarantene romana indagata insieme al compagno con l’accusa di abbandono di minori per aver lasciato per due volte i suoi gemellini di 10 mesi in auto parcheggiata in doppia fila per andare a giocare con le slot machine.

L’articolo di Adelaide Pierucci: Imprudenze imperdonabili che le sono già costate la condanna più dura per una madre: il tribunale dei minori subito dopo le segnalazioni ha assegnato i gemelli ad una casa famiglia, portando via da casa anche la figlioletta di due anni, che la donna portava con se’ al bar, e ne ha dichiarato poi l’adottabilità. «Ho perso i miei bambini. Non vivono più con me» dice con un filo di voce. «All’epoca deimiei sbagli la più grande aveva due anni, i piccoli dieci mesi. Ora ne hanno sei e cinque. E non li vedo da un anno. Ci sono state interrotte anche le visite in casa famiglia. Genitori non adeguati ci hanno detto, forse perché per un periodo abbiamo pure litigato. Io e il papà ci stiamo disperando tutti e due». «Ho sbagliato» racconta la donna, «Dovevo chiedere aiuto e non l’ho fatto. Non so come ho potuto lasciare i miei piccoli per andare a giocare con le slot. Anche se li ho lasciati per poco, all’ombra, e li controllavo. Ora quando mi capita di vedere un videopoker mi sento di svenire. Non ero una giocatrice incallita. Ogni tanto giocava il mio compagno e quindi ho provato anche io. Prima in un bar non ero mai entrata neanche per fare colazione. E poi lavorava solo lui, avevamo tre bambini e l’affitto da pagare». GLI SBAGLI «Ma è vero: li avevo lasciati in auto e per andare alle slot» chiarisce. «Altre volte li avevo portati con me. Ho sbagliato e l’ho capito dopo. Ho capito anche che la giustizia è intervenuta per aiutare i bambini. Ma non riesco a perdonarmi di non aver chiesto aiuto. In due anni ho avuto tre figli. La famiglia del mio compagno, che è egiziano è lontana. Avevo tanti problemi. Solo mio padre mi confortava. Eppure su suggerimento degli assistenti sociali abbiamo preso in affitto una casa più grande, a due piani. Me li ridaranno?» (…)

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