Laura Boldrini: “Non prenderò voli di Stato”. Il Giornale: “Gran balla”

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Laura Boldrini (foto Ansa)

ROMA – Attacco da destra al presidente della Camera Laura Boldrini. Attacco che ha come oggetto, ancora una volta, la questione “voli di Stato”.  Nel pezzo, firmato da Paolo Bracalini sul Giornale, finisce nel mirino anche l’ufficio stampa del presidente della Camera. Attacco anche alla governatrice del Friuli, la renziana Debora Serracchiani, accusata di aver usato un volo di Stato per presenziare alla trasmissione televisiva Ballarò. 

Scrive Paolo Bracalini:

«Sì, ho usato l’aereo di Stato per andare a Ballarò , ma è una cosa normale» risponde la neo renziana Debora Serracchiani, presidente del Friuli-Venezia Giulia, all’interrogazione del M5S in consiglio regionale. I gril­lin­i si erano insospettiti per l’ubi­quità della Serracchiani, alle 17 a Trieste per il vertice Italia-Rus­sia con Putin, e alle 21 sulla pol­trona di Ballarò negli studi di Ro­ma. Siccome a quell’ora non ci sono voli di linea Trieste-Roma, non è che la presidente Pd ha pre­so un volo di Stato, come la Bol­drini? Proprio così, ma è «una prassi», risponde la Serracchia­ni: «Seguendo una prassi con­sueta gestita dal Cerimoniale della presidenza del Consiglio, all’andata sono stata ospite del presidente Letta. Del mio ritor­no in Regione si è occupata inve­ce la redazione di Ballarò ».

Anche lei dunque «ospite» di un volo di Stato, approfittando del passaggio di Enrico Letta, che già ha ospitato la Boldrini (che alla scorsa cerimonia del Ventaglio, rivela il programma Virus , disse: «Rinuncerò total­mente ai voli di Stato »).Con la dif­ferenza che la Serracchiani sa­rebbe comunque dovuta anda­re a Ballarò , e dunque il biglietto aereo di andata lo avrebbe paga­to la Rai, cioè sempre lo Stato, se non ci fosse stato il passaggio sul volo blu di Letta. Nessun accom­pagnatore poi per la governatri­ce, diversamente dalla Boldrini, partita per Johannesburg con sei persone, compreso il fidanza­to. Anche se i social network non hanno risparmiato critiche alla Serracchiani: «Ottimo esordio per la nuova segreteria di Renzi: la Madia confonde i ministri, la Serracchiani su volo di stato per andare a Ballarò » scrive un uten­te Twitter .

E pensare che non è ancora fi­nito lo strascito di polemiche sul viaggio sudafricano della Boldri­ni. Nonostante la lettera del pre­mier Letta al Giornale ( «Pregiudi­zio sessista e doppiopesismo pa­lese »), e quella della presidente Boldrini («dintinguere tra la par­tecipazi­one alla cerimonia fune­bre per un Grande della storia, e quella ad un Gran Premio di For­mula Uno») in seguito alle per­plessità di Repubblica sull’op­portunità di quel volo di Stato, la difesa non ha convinto tutti. So­prattutto non ha convinto Ma­stella, l’ex ministro del governo Prodi, finito nel 2008 al centro di una violenta polemica per aver viaggiato,insieme al figlio,a bor­do di un volo di Stato destinato al­l’allora ministro Rutelli, per rag­giungere Milano. Mastella, do­po le distinzioni della Boldrini, torna all’attacco.«Con un mora­lismo sfacciatamente barocco e senza alcuna logica la presiden­te della Camera continua a far finta di con capire allora glielo ri­peto: sono io che non ho fatto spendere un euro allo Stato, fa­cendo anche risparmiare un se­condo volo allo Stato. Lei, inve­ce, di certo ha fatto consumare più cherosene e soldi allo Stato, perché‚con una delegazione al­largata è stato necessario utiliz­zare un aereo ben più grande e costoso. Tra l’altro, ha utilizzato un volo di Stato su una tratta al­meno dieci volte superiore ri­spetto alla tratta Roma-Milano. Basta! La smetta di fare inutili proclami e strumentali compa­razioni. La verità è che lei non rie­sce a digerire il fatto di essere sta­ta colta con le mani nella mar­mellata ». Una marmellata mol­to più imbarazzante di quella del­la Serracchiani.

In futuro, forse, la Boldrini non cadrà più in errore, perché sarà ben consigliata dal nuovo capo ufficio stampa della Came­ra. Da 700 curricula arrivati do­po l’offerta di lavoro pubblicata sul sito della Camera – non un bando di concorso, ma una sem­plice manifestazione di interessi – il Comitato per la comunicazio­ne ( composto da cinque deputa­ti) ha scremato fino ad arrivare a sette nomi per il ruolo di capo uf­ficio stampa da Montecitorio (6.500 euro netti al mese, un uffi­cio dove lavorano già una trenti­na di persone). La scelta finale è caduta su Anna Masera, social media editor della Stampa , no­me che era già uscito nei giorni scorsi. «Il nostro sogno si è avve­rato » scrive la Velina rossa , nota parlamentare di Pasquale Lauri­to, che nei giorni scorsi aveva scritto chi avrebbe vinto la sele­zione («La Boldrini poteva ri­sparmiare tempo facendo diret­tamente lei la nomina »). Di «irri­tuale procedura di istruttoria e selezione» parla Simone Baldel­li, deputato di Fi componente dell’Ufficio di presidenza, aste­nuto nel voto finale. Molto per­plesso anche il leghista Capari­ni, che chiede: «È questa la spen­ding review della Boldrini?».

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