ROMA – In Italia i cittadini “attivi economicamente” e con un lavoro sono nel 67% dei casi italiani e nel 72% stranieri extra-europei. A dirlo è l’Eurostat, l’istituto statistico europeo.
Come scrive Claudio Cartaldo su Il Giornale,
la popolazione economicamente attiva in Italia che ha cittadinanza nostrana, in percentuale, è del 67,9%. Poco? Sicuramente. Ma quello che colpisce maggiormente è che la percentuale degli stranieri è invece del 74,3%. Insomma: lavorano di più gli immigrati. E se è vero che in questo dato rientrano anche chi viene da altri Paesi europei, se disaggregiamo il dato vedremo che la musica non cambia. Il tasso di attività degli extra-comunitari è del 72,6%. Comunque più degli italiani.
Chi cerca manodopera a basso costo, fa notare Libero, fa festa quando vede centinaia di migliaia di immigrati arrivare coi barconi, essere accolti, ottenere il permesso di soggiorno e poter così cominciare a lavorare.
L’Italia tra i peggiori paesi d’Europa.
Ovviamente, il dato sulla popolazione attiva accomuna anche in questo i Paesi “sfigati” dell’Europa. Italia, Grecia, Slovenia, Cipro, Portogallo e Spagna, per citarne alcuni, sono quelli che hanno la percentuale di popolazione attiva economicamente “invertita”, cioè con più occupati stranieri che autoctoni. La media europea è del 77,3% per i cittadini del Paese e del 68,9% dei cittadini non Ue. In Spagna, per fare solo un esempio, siamo al 82% contro 78,7%.