Legge di stabilità, diffamazione, Berlusconi: la rassegna stampa

ROMA – Muro contro i tagli. Il Corriere della Sera: “Legge di Stabilità, nuovi veti dei partiti che in Parlamento provano a riscrivere le misure del governo: dopo il no all’allungamento dell’orario dei professori, via i tagli alla sanità, alt alla retroattività delle detrazioni fiscali, stop al taglio dei costi della politica negli enti locali.”

Costi della politica, no dei deputati. Il Corriere della Sera: “Governo bocciato sui risparmi dopo gli scandali nelle Regioni Stop anche alla retroattività del tetto per le detrazioni fiscali.” L’articolo a firma di Mario Sensini.

“No alla retroattività del taglio sulle detrazioni e le deduzioni fiscali, no alla riduzione della spesa sanitaria di 600 milioni nel 2013, no all’aumento delle tasse sui ricorsi giudiziari. E no pure al decreto per il taglio dei costi della politica negli enti locali. Dopo lo stop all’allungamento dell’orario degli insegnanti, il governo incassa nuovi veti parlamentari sulla Legge di Stabilità, oltre alla bocciatura secca del decreto sulle Regioni, ma non si scompone più di tanto. Il cammino della Legge di bilancio è ancora lungo, e al di là della disponibilità del governo a considerare i suggerimenti della maggioranza, la partita, soprattutto sulla manovra fiscale, è ancora tutta aperta. Quel che è certo è che i pareri e gli emendamenti delle commissioni parlamentari di merito sulla Legge di Stabilità confermano fin qui le forti critiche espresse dai partiti alla manovra economica. Anzi, stravolgono completamente la Legge di Stabilità che anche qualche ministro, come Andrea Riccardi («sarebbe bello rimodulare le detrazioni tenendo conto dei figli» ha detto ieri) vorrebbe modificare.”

I fondi per gli esodati? Si pensa all’aumento delle sigarette (80 cent). L’articolo a firma di Lorenzo Salvia.

“Più che i ricchi a preoccuparsi dovrebbero essere i fumatori (che di solito non sono ricchi). La tassa salva esodati, approvata due giorni fa in commissione con il parere contrario del governo, prevede due meccanismi per trovare i 3 miliardi necessari a mettere in sicurezza chi rischia di rimanere senza stipendio e senza pensione. Il primo è una mini patrimoniale, un prelievo del 3% su quella parte di reddito che supera i 150 mila euro lordi l’anno. Il secondo è un aumento dell’accisa sui tabacchi come clausola di salvaguardia, cioè come piano B che dovrebbe scattare solo se quello A non dovesse essere sufficiente. Cosa succederà?”

Quel Welfare che costa alle famiglie 22 miliardi. L’articolo a firma di Dario Di Vico.

“Le famiglie italiane spendono ogni anno tra i 20 e i 22 miliardi di euro per aiutare i propri membri in difficoltà. Le tipologie di spesa sono le più diverse, si va dall’aiuto economico a fondo perduto (10,1%) alla compagnia a persone sole o malate (15,9%), dal fare la spesa o portare pasti pronti (9,9%) ai prestiti senza interessi (8,2%), dall’assistenza agli anziani (9,8%) a tenere i bambini (17,3%) fino al trasporto di persone bisognose (7,8%). In molti di questi casi la solidarietà familiare scatta per la natura diseguale del reddito tra le generazioni ma più in generale svolge una funzione di supplenza di un sistema di protezione sociale in profonda crisi. Il dato emerge dal progetto «Welfare, Italia» l’indagine annuale promossa dal Censis e dall’Unipol, che punta ad analizzare strumenti e strategie che le famiglie italiane adottano per fronteggiare il presente e attrezzarsi per il futuro. Altrettanto interessante è quanto accade nella spesa sanitaria: cresce la tendenza a pagare direttamente — in gergo si dice out of pocket, prendendo i soldi dalla tasca — una serie di prestazioni. In sostanza gli italiani risparmiano sui beni durevoli facendo slittare la decisione di acquisto ma sulla salute non transigono e infatti la spesa out of pocket cresce del 2,8% l’anno (un’eccezione nel campo dei consumi). Il 78,2% del campione di famiglie indagato da Censis e Unipol ha pagato nel corso dell’ultimo anno per ticket sui farmaci o acquistati a prezzo intero mentre più del 60% ha sostenuto costi per prestazioni di specialistica ambulatoriale. A questi va aggiunto il 38,6% di famiglie che ha sostenuto nell’ultimo anno costi per visite o prestazioni odontoiatriche private.”

Costi della politica, no ai tagli. La Stampa: “Governo bocciato in Commissione. Confindustria contro il contributo di solidarietà.” L’articolo a firma di Roberto Giovannini.

“In realtà il «niet» della Commissione non riguarda l’intero provvedimento, ma soltanto la parte che prevede i controlli preventivi delle sezioni regionali della Corte dei Conti sugli atti normativi e programmatici di Regioni e Comuni. Via libera invece alle nuove regole sui vitalizi e sui fondi per i gruppi consiliari. Punti sui quali la commissione si limita a ravvisare «l’opportunità di un rafforzamento della leale collaborazione tra Stato e autonomie territoriali in merito al contenimento delle spese». Detto che il voto contrario ha valore solo consultivo, e che riguarda solo una parte del decreto, non tira per niente aria serena per l’Esecutivo. Più ci si avvicina alle elezioni e più cresce il mal di pancia dei partiti e del Parlamento nei confronti delle riforme varate dal governo dei professori. E non è detto che non possa subire cambiamenti anche pesanti nei prossimi passaggi parlamentari anche il decreto sui costi della politica: i rilievi della Bicamerale sono emersi nel dibattito anche nelle Commissioni di merito, i cui presidenti, non a caso, hanno scritto una lettera di «richiamo» al premier Mario Monti. Ad esempio, una delle contestazioni riguarda il metodo perentorio con cui il governo, nel decreto, chiede alle Regioni di procedere ai tagli: entro il 30 ottobre tutte le devono adeguarsi agli standard della Regione più virtuosa. Come hanno sottolineato i presidenti delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, Giancarlo Giorgetti e Donato Bruno, in una lettera a Monti, questo termine è pure incompatibile con l’esame del decreto da parte del Parlamento, che ha la doppia lettura di Camera e Senato.”

Berlusconi in video per l’addio. L’articolo a firma di Francesco Grignetti.

“Così come ha cominciato, 19 anni fa, e ci ha tenuto a rimarcarlo, è con un videomessaggio che Silvio Berlusconi si congeda dalla politica. Il Cavaliere, si sa, non lascia nulla al caso quanto alla sua immagine. E quindi anche questa volta, molto più delle parole, peraltro le stesse diffuse due giorni fa, ma su carta, questa volta parlano le immagini. Innanzitutto un look presidenziale come si attiene a un ex presidente del Consiglio: scrivania immensa in mogano, carta geografica del mondo sotto gli occhi, una cartellina di lato a indicare chissà quali dossier fondamentali in attesa. E poi la bandiera dell’Unione europea e il tricolore sulla destra, una pesante tenda in broccato d’oro alle spalle (già, l’oro…), una tenda leggera che scherma la luce in entrata dalla finestra sulla sinistra. Infine lui in abito scuro, cravatta da cerimonia, camicia chiara. Niente da dire: la location era presidenziale, il lusso istituzionale e da far invidia al Quirinale.”

Fini è all’angolo. Il Giornale: “Da Santoro traballa e scarica sulla famiglia: «Non posso pagare colpe non mie». Nuove carte compromettenti. L’ombra del ricatto sul leader Fli.”

«Rifondiamoci senza egoismi» Alfano semina pace nel partito. L’articolo a firma di Roberto Scafuri.

“Al fin della fiera, giunse il momento del quid . Cambia dav­vero tutto, per Angelino Alfano, battistrada dei candidati alle pri­marie del Pdl. Mutamento d’oriz­zonte e di passo, di tattica e di sche­mi, per il segretario che ieri in Sici­li­a pareva coglierne l’intera porta­ta, anche personale, allorché tor­nava sulla scelta di Berlusconi, «che ha cambiato il domani». In questa consapevolezza pro­fonda si nasconde l’idea che d’ora in poi si giocherà un’altra partita, nella quale non è tanto la ricerca di quel «qualcosa in più» che in­combe, quanto il peso di una re­sponsabilità grande e di insidie che lo sono ancora di più. Insidie che possono prendere corpo quando e da chi meno te lo aspet­ti. Retaggi di sfiducia,come trape­la dalle parole di Dell’Utri ( «il pas­so indietro di Silvio non guarirà il Pdl») e cui Alfano non intende la­sciar spazio: «Questo lo stabilirà il tempo futuro e siamo convinti che il tempo futuro ci darà ragio­ne ». Ma sono anche abbracci calo­rosi che rischiano di soffocare, co­me quello dell’ultrà democristia­no Rotondi, che gli appiccica una similitudine non del tutto inno­cua: «Anche Alfano è un dc,un For­lani con l’iPad ». Immagine che co­glie senz’altro il segno della mo­dernità di un segretario che vanta oltre 35mila seguaci su Twitter , ma che si trasforma in un peccami­noso ossimoro nel paragone con l’immobilismo doroteo dell’ex se­gretario dc, non per nulla diventa­to Coniglio mannaro nelle crona­che di Giampaolo Pansa.”

Caso Mediaset, arriva il verdetto. E Ruby gela ancora i pm. L’articolo a firma di Luca Fazzo.

“Quale che sia il suo futuro in politi­ca, di sicuro il suo futuro da imputato lo ac­compagnerà per un pezzo. Per Silvio Ber­lusconi­pomeriggio di oggi si annuncia co­me una tappa cruciale del suo duello con i magistrati: se il tribunale che lo giudica per la vicenda dei diritti tv dovesse assol­verlo, sancirebbe la continuazione di una inviolabilità giudiziaria che dura dal seco­lo scorso (l’ultima condanna, poi estinta, risale al 1998) e rafforzerebbe le sue tesi sulla persecuzione di cui lo farebbe ogget­to la Procura milanese, rilanciate anche di recente; se invece per Berlusconi arri­vasse la condanna chiesta dal pm Fabio De Pasquale – tre anni e otto mesi per fro­de fiscale – l’impatto mediatico e politico non sarebbe da poco. Ma in ogni caso la vi­cenda non si chiuderebbe, perché l’accu­sa o la difesa ricorrerebbero comunque in appello. Dove il tutto, verosimilmente, si chiuderebbe con la prescrizione.”

 

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