Legge elettorale, Ruby-ter, Tares e Mini-Imu, Equitalia: rassegna del 24 gennaio

Legge elettorale, Ruby-ter, Tares e Mini-Imu, Equitalia: rassegna del 24 gennaioROMA – La sfida di Letta all’asse Renzi-Berlusconi “Ora facciamo pure il conflitto di interessi”. La Repubblica: “Il capo del governo: nella legge elettorale servono le preferenze.”

L’articolo a firma di Sebastiano Messina:

Io vado avanti, dice Enrico Letta, perché l’ipotesi di un governo Renzi «è stata smentita dall’interessato» e soprattutto perché «io sono assolutamente determinato a continuare l’opera di risanamento». Adesso è importante che la legge elettorale venga varata «presto e bene», ma sarebbe bene correggere quel contestatissimo punto sulle liste bloccate, «in modo che i cittadini siano più partecipi nella scelta dei parlamentari». E già che c’è, dallo studio di “Otto e mezzo” Letta mette sul tavolo con nonchalance un dossier scomodo, nelle ore del patto Renzi-Berlusconi: la legge sul conflitto d’interessi, «che gli italiani attendono da molto tempo».

Era un Letta tranquillo ma grintoso, quello che ieri sera si è fatto intervistare da Lilli Gruber per rispondere alle voci sul suo governo che vacillerebbe, dopo l’accordo a sorpresa tra il segretario del Pd e il Cavaliere, e sui boatos che si inseguono sul rimpasto che si fa, anzi non si fa, forse si fa un altro governo. «Adesso parlo io», era il titolo dell’intervista. Intendiamoci, ha voluto subito precisare il presidente del Consiglio, «non è che io abbia sempre taciuto: io parlo, agisco, faccio quello che è necessario per il Paese. Devo fare le cose, devo interpretare il mio ruolo al meglio». Ma certo, ha ammesso, con Renzi qualcosa è successo: «Ognuno c’ha il suo carattere. Tutti hanno capito che abbiamo due caratteri molto diversi. Lui ha una grande forza nell’interpretare il suo ruolo, io lavorerò perché questa forza sia indirizzata in positivo. Il Paese non ha bisogno di diatribe». Due caratteri diversi, una forza che va indirizzata bene ma il governo non corre pericoli, per tutto il 2014. Almeno così dice Letta, affidandosi alle parole di Renzi: «Io mi fido dei suoi impegni pubblici a lavorare insieme in questo anno che abbiamo davanti». Ma ci parla, con lui? «Ci ho parlato anche oggi. Il nostro Paese non può permettersi litigi tra chi ha responsabilità di primo piano».

Non ha detto, il presidente del Consiglio, se con il suo interlocutore dal carattere così distante dal suo ha trovato un accordo sul rimpasto del governo, anche se non ha aggirato la domanda della conduttrice e ha lasciato capire che sì, qualche poltrona cambierà occupante. L’ha presa alla lontana, spiegando che «il governo ha una squadra che iodifendo, a partire dal ministro Saccomanni, e che ha ottenuto risultati importanti». Poi però ha ammesso che certo, quando il suo governo è nato «il segretario del Pd era Bersani, Scelta Civica era unita sotto Monti e il Pdl era guidato da Berlusconi: ora le cose sono cambiate, direi che è naturale discutere degli equlibri che si devono cambiare». Dunque è naturale che con i quattro partiti che sostengono l’esecutivo si discuterà «di come ottenere migliori risultati e anche di nuovi ingressi». Ma il programma, gli ha chiesto maliziosamente la Gruber, lo scriverà lei o lo scriverà Renzi? Letta non si è scomposto: «In Germania il programma non l’ha deciso la Merkel ma i tre partiti che sostengono il governo: sarà così anche in Italia». E comunque, ha annunciato, «alla direzione del Pd che discuterà di questo tema io parteciperò ».

Ruby-ter, indagato Berlusconi i suoi avvocati, Karima e altri 40 “Hanno corrotto i testimoni”. L’articolo a firma di Piero Colaprico:

E’ il primo magistrato che nell’estate del 2010 l’aveva ascoltata, e persino aiutata paternamente a non trattenere più dolore e vergogna (ci sono le registrazioni). «M’ha interrogato ventotto volte, quello vuole il nome di Berlusconi», mentiva invece Ruby. E di menzogna in menzogna si è arrivati in tre anni a due processi strapersi per i berlusconiani e all’incipiente Ruby-ter.

INTERCETTAZIONI E TESTIMONIANZE Lo scorso luglio l’ex premier Berlusconi, 77 anni, è stato condannato a sette anni per concussione e prostituzione, come cliente di una minore. Nelle 446 pagine del ricorso in appello, i suoi avvocati (ora sotto inchiesta) impiegano moltissime pagine nel tentativo di far dichiarare inutilizzabili le intercettazioni telefoniche, ma – è un dato oggettivo – non ne affrontano il peso: fanno cioè come se non esistessero. Nella realtà oggettiva e processuale, erano, sono e saranno però quelle parole captate – con sesso, soldi, spogliarelli, valutazioni, invidie, gelosie – a sbriciolare la trincea difensiva. Infatti, ad Arcore vigeva, e lo affermano due sentenze, «un sistema prostitutivo», bollato così dal pm Antonio Sangermano.

Con le parti civili, da Imane Fadil a Chiara Danese e Ambra Battilana, che l’hanno descritto efficacemente; e altrettanto hanno fatto varie testimoni non pagate. È questo il binomio – intercettazioni più dichiarazioni affidabili – che manda a rotoli le versioni platealmente fasulle e il ritornello «erano solo cene eleganti ». E, secondo l’accusa dei magistrati, è stato Berlusconi -per farsi assecondare, e illudendosi così di evitare guai – ad aver corrotto i testi, volendo «aggiustare » il processo: questo è il senso vero del Ruby-ter.

FORNO E BOCCASSINI Nel processo che ha già condannato per prostituzione l’ottantatreenne Emilio Fede e Lele Mora (a sette anni) e Nicole Minetti (a cinque), c’era spesso inaula Forno. Ha sottolineato più volte le contraddizioni delle varie testimoni, e di Ruby Rubacuori in particolare. Ora se le ritroverà tutte davanti, e sa esattamente di che cosa si sta parlando. Ma se tocca a lui, ex custode delle liste emerse nell’inchiesta contro la P2, fondatore del pool contro i reati sessuali, è anche perché, una ventina di giorni prima di Natale (dato certo), ilprocuratore aggiunto Ilda Boccassini aveva dichiarato ai colleghi che non avrebbe potuto seguire gli sviluppi del processo Ruby. Sono in effetti ripartite basta leggere le cronache – alcune pesanti inchieste antimafia e antindrangheta.

Nel mirino case, Milan e Olgettine la spending review del Cavaliere. L’articolo a firma di Ettore Livini:

Carlo Cottarelli dovrà farsene una ragione. Il titolo di “Mister Spending Review 2014” – dati alla mano – è già ipotecato dal più inatteso dei concorrenti: Silvio Berlusconi. L’era in cui i milioni erano noccioline e il Cavaliere si poteva concedere sfizi come il vulcano artificiale a Villa Certosa e il mausoleo fulloptional di Arcore è preistoria. L’addio a Veronica Lario gli costa 3.835 euro al giorno. Fininvest e Mediaset hanno chiuso i rubinetti dei dividendi. I guai giudiziari l’hanno costretto a comprare per 500mila euro le case di Mariano Apicella e del pianista del Bunga Bunga (testimoni al processo Ruby). E la furia rottamatrice di Barbara – piove sempre sul bagnato – lo obbligherà a pagare 30 milioni di buonuscita ad Adriano Galliani. Il piatto piange. E così l’ex-premier si è lasciato alle spalle il suo passato da cicala per trasformarsi – con una clamorosa inversione a “U” – in parsimoniosissima formichina.

L’austerity del Biscione non ha risparmiato alcun capitolo di bilancio. La prima a dare il buonesempio – con decisionismo da Erinni – è stata Francesca Pascale, intervenuta in cucina (ipse dixit) su eccessi come «i fagiolini a 80 euro al chilo» e le casse di pesce «che arrivavano ogni giorno malgrado non piacesse al Presidente ». Il lavoro grosso però è toccato a Silvio. La Villa di Macherio, 120mila metri quadri, 70 stanze e un costo di gestione – dicono i documenti della separazione da Veronica – «pari a 1,8 milioni l’anno», è stata chiusa. Stessa sorte potrebbe toccare a breve a Villa Gernetto, la “Versailles” di Lesmo comprata dal Cav. per 75 milioni restauri compresi. Il suo sogno, farne l’Università del pensiero liberale, si è trasformato in un incubo. La “reggia” (copyright de “Il Giornale”) è vuota, brucia diversi milioni l’anno ed è stata valutata dai periti la miseria di 51 milioni.

La spending review immobiliare non ha risparmiato nemmeno la residenza ufficiale a Roma. L’affitto di Palazzo Grazioli – 2.128.288 euro l’anno, calcola l’ultimo bilancio di Forza Italia – è ormai troppo anche per il Cav. Che turandosi il naso è sceso a patti con i comunisti (leggi Unipol) per valutare il trasloco della famiglia, Dudù compreso, in un appartamento più sobrio ed economico: un attico e superattico da 1.400 metri quadri con 57 posti auto di proprietà dell’assicurazione delle cooperative invia Arcione 98.

Multe e bollo, ecco la sanatoria Equitalia. L’articolo de Il Messaggero a firma di Barbara Corrao:

Poco più di una manciata. Sono infatti appena 200 i contribuenti che hanno deciso, finora, di sfruttare la sanatoria offerta dalla legge di Stabilità sul pagamento di imposte arretrate (come Irpef e Iva) ma anche di multe e bollo auto di cui ci si era dimenticati (più o meno consapevolmente). E così Equitalia ha deciso di suonare la campana e ricordare a tutti che c’è tempo fino al 28 febbraio per cancellare i debiti con il passato e per pagare il conto con Stato, Comuni ed enti vari senza doversi caricare anche il costo degli interessi di mora. Un colpo di spugna, o un gesto di clemenza verso contribuenti e automobilisti tartassati a seconda di come lo si vede, che comunque intende rendere meno doloroso il pagamento dell’arretrato e consentire il recupero di somme che a volte risalgono anche a dieci anni fa.

OPPORTUNITÀ O NO? Se lo chiedono in molti sul web dove non pochi protestano contro l’ennesima sanatoria che premia i meno virtuosi. E’ chiaro che ognuno dovrà fare il conto sul proprio caso personale. Per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno, intanto, è bene sapere che Equitalia emette ogni anno circa 15 milioni di cartelle, quindi la platea dei possibili interessati all’operazione “pagamento agevolato” è molto ampia. In secondo luogo bisogna tenere presente che lo sconto concesso ai ritardatari riguarda cartelle e avvisi di accertamento esecutivi che siano stati affidati entro il 31 ottobre 2013 a Equitalia per la riscossione. Tutto ciò che viene dopo è escluso. Sono esclusi anche i contributi Inps e Inail che rappresentano una fetta abbastanza consistente dell’arretrato se si considera che sui 7,1 miliardi riscossi lo scorso anno da Equitalia 3,8 miliardi interessavano l’Agenzia delle Entrate, 1,6 gli altri Enti e 1,7 proprio l’Inps.

Tares e mini Imu, ultimo giorno. Per i ritardatari sanzioni ridotte. L’articolo de Il Messaggero a firma di Luca Cifoni:

«C’è stata la necessità di un conguaglio di fine anno, complicazione che avremmo volentieri evitato se avessimo avuto tempo di pianificarlo, ma purtroppo i tempi della politica non sono i migliori per il fisco. Mi dispiace per le difficoltà che ci sono state». Così dalla Svizzera il ministro dell’Economia ha commentato quanto sta succedendo in questi giorni per la scadenza della mini-Imu, a cui si aggiunge in città come Roma anche quella relativa alla Tares. Oggi è l’ultimo giorno per pagare senza incorrere in sanzioni e interessi. Ma prevedibilmente non pochi italiani – per caso o per scelta – si metteranno in regola solo successivamente: farlo può risultare molto conveniente se si sceglie la strada del ravvedimento operoso, ossia se si provvede da soli senza attendere di essere richiamati a farlo. Intanto però proprio la fretta e la confusione con cui si è arrivati a questo inedito tax day possono dare paradossalmente qualche garanzia al contribuente, soprattutto per quel che riguarda la Tares. Per quest’ultimo tributo ed in particolare per la maggiorazione di 30 centesimi a metro quadrato riservata allo Stato era infatti previsto a carico dei Comuni o delle rispettive società di gestione l’obbligo di inviare il modulo precompilato: se non è arrivato nessun onere aggiuntivo sarà richiesto dai cittadini.

Se invece il ritardo nel versamento non dipende dall’amministrazione allora la strada da scegliere è quella del ravvedimento operoso che come confermato dal ministero dell’Economia è percorribile per entrambi i tributi. Si tratta in sostanza di fare il proprio dovere prima di ricevere una contestazione in merito dall’amministrazione.

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