Legge tortura “lega le mani alle forze dell’ordine., infamia del Pd, rischio di denunce strumentali”

Legge tortura "lega le mani alle forze dell'ordine., infamia del Pd, rischio di denunce strumentali"
Legge tortura “lega le mani alle forze dell’ordine., infamia del Pd, rischio di denunce strumentali” (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Legge tortura, le critiche:

1 Serve solo a legare le mani alle forze dell’ordine.
2 Davanti al rischio di denunce strumentali, le forze dell’ordine, per non rischiare di essere indagate per un reato talmente grave, potrebbero risparmiarsi sul lavoro.
3. La istigazione non raccolta, che il codice enale non punisce, in questa legge non si prescrive mai: “Da premio Pulitzer in negativo”.
Sara Menafra sul Messaggero di Roma riporta
La tortura in Italia ora è reato, ma la legge che lo stabilisce
non piace praticamente a nessuno e scontenta sia i sindacati di polizia sia le associazioni per i diritti umani.
 Il centrodestra vede invece nelle norme approvate a Montecitorio un intento punitivo nei confronti delle forze dell’ordine cui, sostiene Alessandro Pagano della Lega, «legherà le mani». Giorgia Meloni, di Fdi rincara la dose: «È un’infamia voluta dal Pd per criminalizzare le forze dell’ordine». Contrari i sindacati di polizia più duri, mentre il Cocer dei Carabinieri parla di un «giusto contributo possibile».
Per ragioni opposte, la legge non soddisfa Si e Mdp che si astengono dal voto finale considerano il testo approvato «debole», «poco incisivo» e «inefficace». E il M5S, che pure considera la legge «giusta», alla fine si astiene, prendendo l’impegno «di migliorare le norme non appena possibile». Nonostante tutto, il governo si dice soddisfatto. La ministra Anna Finocchiaro parla di «un passaggio importante, per il quale il Parlamento lavora da quasi vent’anni».
Michela Allegri ha intervistato il parlamentare di Forza Italia Francesco Paolo Sisto: la legge approvata ieri sera sul reato di tortura rappresenta
“un omicidio dei principi costituzionali e codicistici”. La norma è “vaga” e elevata la possibilità di «denunce strumentali» in danno delle forze dell’ordine”.
Perché?
“Siamo di fronte a un paradosso: invece di tutelare le indagini, vengono sollecitati accertamenti su coloro che dovrebbero farle. Questa norma doveva essere più leggibile e meno vaga, questa è quasi una ripetizione di un reato che esiste già ed è quello di lesioni. Si cambiano le carte in tavola e vengono previste pene gravissime per le forze dell’ordine. Oltretutto nel nostro paese conta la pendenza del processo, anche un semplice fascicolo aperto come atto dovuto rovina le carriere»”
Quanto concreto il rischio di denunce strumentali?
“Potrebbe limitare il lavoro delle forze di polizia, che per non rischiare di essere indagate per un reato talmente grave potrebbero risparmiarsi sul lavoro. Proprio questo timore potrebbe intralciare le indagini e la lotta al crimine”.
In che senso la legge sarebbe dovuta essere meno vaga?
“Al momento riguarda una fattispecie troppo ampia, non viene punita la tortura vera e propria. Vengono invece punite le lesioni in danno di soggetti che si trovano in custodia e questo tipo di reato è già sanzionato penalmente. Ci sarebbero dovute essere maggiori differenziazioni. Ovviamente noi siamo favorevoli all’introduzione del reato di tortura, ma così come è stato formulato presenta troppe problematiche. Basti pensare all’imprescrittibilità e alla sanzione dell’istigazione non accolta. Questo è un reato che non si prescrive. E quindi dove finisce la ragionevole durata del processo? L’istigazione non accolta, invece, nel codice non è punita. Qui invece viene sanzionata. Questa legge rappresenta una novità assoluta, da premio Pulitzer in negativo”.

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